Ieri sera tornando a casa ho ascoltato in radio parte dell'intervista rilasciata da Raffaele Lombardo a Gian Antonio Stella, durante il programma Il Terzo Anello - Faccia a faccia in onda su Radio 3.
Parlando della sua esperienza come vice sindaco ed assessore della prima giunta Scapagnini, il presidente della Regione Siciliana ha dichiarato che:
"Ai tempi in cui ero vicesindaco non ho gravato su Catania neppure per un caffè. Sono stato io a chiedere a Stancanelli un'inchiesta sull'indebitamento, ora per evitare il dissesto è necessario vendere immobili e terreni"
Ha aggiunto poi:
"L'ex sindaco è un farmacologo, bravissimo ricercatore, ma non era pratico di numeri e amministrazione"
Quindi bravo a fare pozioni magiche ed elisir di lunga vita per il presidente del consiglio ma non adeguato a governare una città come Catania ...
Siamo alla farsa davvero, da un lato io ridevo di gusto, dall'altro mia moglie (catanese come me) aveva le lacrime agli occhi pensando alla nostra terra "amministrata" da questi illuminati politici ...
Ridere e piangere ... ecco come si reagisce davanti al dissesto creato da questi signori ....
Scusate la divagazione ma mi chiedo, dato che Raffaele Lombardo era consapevole "dell'inadeguatezza" di Scapagnini nell'amministrare Catania, perché ha sostenuto con la sua forza politica la sua giunta per 8 anni?
Non mi attendo alcuna risposta ovviamente ...
Il blog di Filippo Monastra ... liberi pensieri su tutto quello che mi passa per la testa ...
martedì 30 settembre 2008
lunedì 29 settembre 2008
Forza Chievo !!
Ho saputo che ieri sera un pulmino con dentro sei tifosi del Chievo venuti a Catania a sostenere la loro squadra, è stato assaltato da una sessantina di delinquenti travestiti da tifosi rossazzurri ...
I tifosi clivensi dopo essere stati malmenati sono stati derubati ...
Non vuole essere un'attenuante quello che sto per dire, ma quello successo ieri ai tifosi clivensi conferma che questo sia uno dei periodi più bui della storia della città.
Lo so che qualcuno dirà che questo succede altrove, so benissimo che queste persone non rappresentano altro che se stessi e non la nostra città, ma invece di sminuire l'episodio, mi piacerebbe vedere una reazione da parte delle persone per bene che rappresentano la stragrande maggioranza dei tifosi etnei, visitando il sito dei tifosi del Chievo per esprimere almeno a parole la propria solidarietà.
Cosa aggiungere, da catanese mi vergogno profondamente per quello accaduto, con gli amici old elephants ci stiamo attivando per organizzare una colletta per riacquistare il navigatore satellitare rubato dai criminali di cui sopra.
Cari amici veronesi, vi prego di accettare le nostre scuse e gli attestati di sincera solidarietà espressi.
I tifosi clivensi dopo essere stati malmenati sono stati derubati ...
Non vuole essere un'attenuante quello che sto per dire, ma quello successo ieri ai tifosi clivensi conferma che questo sia uno dei periodi più bui della storia della città.
Lo so che qualcuno dirà che questo succede altrove, so benissimo che queste persone non rappresentano altro che se stessi e non la nostra città, ma invece di sminuire l'episodio, mi piacerebbe vedere una reazione da parte delle persone per bene che rappresentano la stragrande maggioranza dei tifosi etnei, visitando il sito dei tifosi del Chievo per esprimere almeno a parole la propria solidarietà.
Cosa aggiungere, da catanese mi vergogno profondamente per quello accaduto, con gli amici old elephants ci stiamo attivando per organizzare una colletta per riacquistare il navigatore satellitare rubato dai criminali di cui sopra.
Cari amici veronesi, vi prego di accettare le nostre scuse e gli attestati di sincera solidarietà espressi.
venerdì 26 settembre 2008
24 titolari !!
Gianvito Plasmati (lo scorso anno in C1) festeggia dopo il goal del pareggio a Torino contro la Juventus (fonte: lasicilia.it)
Da amante del calcio, non posso che constatare la nullità assoluta delle trasmissioni sportive di approfondimento. I dialoghi tra il catanese (solo di nascita grazie a Dio) Giampiero Mughini e gli ospiti della trasmissione controcampo, hanno meno contenuti del vuoto cosmico.
Alle domande (sempre le stesse e banali) del giornalista di turno, i protagonisti dello sport più popolare del mondo, rispondono sempre con una formula pre-confezionata di risposte, ecco alcuni esempi:
"sono a disposizione del mister" ... e ci mancherebbe con quello che guadagni !!
"non mi interessa segnare l'importante è che la squadra vinca" ... occhio al naso !!
"per me tutti i giocatori in rosa sono titolari" ... siamo sicuri?
In merito all'ultima affermazione va dato atto a Walter Zenga di essere coerente. Walter One è uno dei pochi allenatori che non dice mai banalità usando e questo nell'ambiente sa di miracoloso, "quasi" perfettamente i congiuntivi.
Scherzi a parte l'allenatore del Catania, sta dimostrando con i fatti quale sia il suo valore come tecnico. Ad esempio l'allenatore dell'inter Mourinho pur avendo un ingaggio comparabile al monte salari dell'intera rosa del Catania, per un tempo abbondante non ha capito come contrastare le scelte tattiche del "mister" etneo. Mi chiedo chi sia davvero lo special one .. addirittura la squadra catanese era passata in vantaggio con l'esordiente attaccante lucano Gianvito Plasmati e poi è capitolata suicidandosi con due (dico due) autogoals !!
Ma il tecnico milanese non è solo bravo, ma carismatico e coraggioso. Per carità non indenne da errori, ma quando necessario, non ha esitato un attimo a cambiare umilmente le decisioni prese.
Così mercoledì contro la Juventus, una volta raggiunto il pareggio ha sostituito il forte attaccante Jorge Martinez che era subentrato solo 20 minuti prima e sposando davvero la filosofia del turn over, non c'ha pensato due volte a mandare in tribuna giocatori come Mascara e Paolucci che erano stati protagonisti della vittoria conseguita pochi giorni prima al Massimino contro l'Atalanta.
Per le statistiche, mercoledì a Torino, Zenga ha schierato la sesta formazione diversa in sei partite ufficiali disputate ! Se non è un record poco ci manca ...
Facendo bene i conti, tutti i 24 giocatori a disposizione in rosa, tranne il giovane secondo portiere Tomas Kosicky (che ha però giocato interamente la partita di Coppa Italia contro il Padova) e Gionatha Spinesi (infortunato), hanno avuto la possibilità di mettersi in mostra.
Qualcuno ha esternato le proprie perplessità .. ma questo non rischia di rompere le "gerarchie" e spaccare lo spogliatoio?
Zenga è stato chiaro fin dal principio della sua esperienza etnea, non ci sono gerarchie c'é solo il bene del Catania (altra frase fatta ma che nella sua bocca non risulta affatto banale). Con la sua capacità di fare gruppo, ha ottenuto una salvezza che i più davano ormai per persa e la sua politica non ha fatto altro che accrescere l'impegno dei suoi ragazzi, durante gli allenamenti settimanali.
Piedi per terra per carità, la squadra aveva ed ha un solo obiettivo: salvarsi, ma in un momento così difficile per la città lasciate che un pò di luce illumini le buie notti catanesi.
Da amante del calcio, non posso che constatare la nullità assoluta delle trasmissioni sportive di approfondimento. I dialoghi tra il catanese (solo di nascita grazie a Dio) Giampiero Mughini e gli ospiti della trasmissione controcampo, hanno meno contenuti del vuoto cosmico.
Alle domande (sempre le stesse e banali) del giornalista di turno, i protagonisti dello sport più popolare del mondo, rispondono sempre con una formula pre-confezionata di risposte, ecco alcuni esempi:
"sono a disposizione del mister" ... e ci mancherebbe con quello che guadagni !!
"non mi interessa segnare l'importante è che la squadra vinca" ... occhio al naso !!
"per me tutti i giocatori in rosa sono titolari" ... siamo sicuri?
In merito all'ultima affermazione va dato atto a Walter Zenga di essere coerente. Walter One è uno dei pochi allenatori che non dice mai banalità usando e questo nell'ambiente sa di miracoloso, "quasi" perfettamente i congiuntivi.
Scherzi a parte l'allenatore del Catania, sta dimostrando con i fatti quale sia il suo valore come tecnico. Ad esempio l'allenatore dell'inter Mourinho pur avendo un ingaggio comparabile al monte salari dell'intera rosa del Catania, per un tempo abbondante non ha capito come contrastare le scelte tattiche del "mister" etneo. Mi chiedo chi sia davvero lo special one .. addirittura la squadra catanese era passata in vantaggio con l'esordiente attaccante lucano Gianvito Plasmati e poi è capitolata suicidandosi con due (dico due) autogoals !!
Ma il tecnico milanese non è solo bravo, ma carismatico e coraggioso. Per carità non indenne da errori, ma quando necessario, non ha esitato un attimo a cambiare umilmente le decisioni prese.
Così mercoledì contro la Juventus, una volta raggiunto il pareggio ha sostituito il forte attaccante Jorge Martinez che era subentrato solo 20 minuti prima e sposando davvero la filosofia del turn over, non c'ha pensato due volte a mandare in tribuna giocatori come Mascara e Paolucci che erano stati protagonisti della vittoria conseguita pochi giorni prima al Massimino contro l'Atalanta.
Per le statistiche, mercoledì a Torino, Zenga ha schierato la sesta formazione diversa in sei partite ufficiali disputate ! Se non è un record poco ci manca ...
Facendo bene i conti, tutti i 24 giocatori a disposizione in rosa, tranne il giovane secondo portiere Tomas Kosicky (che ha però giocato interamente la partita di Coppa Italia contro il Padova) e Gionatha Spinesi (infortunato), hanno avuto la possibilità di mettersi in mostra.
Qualcuno ha esternato le proprie perplessità .. ma questo non rischia di rompere le "gerarchie" e spaccare lo spogliatoio?
Zenga è stato chiaro fin dal principio della sua esperienza etnea, non ci sono gerarchie c'é solo il bene del Catania (altra frase fatta ma che nella sua bocca non risulta affatto banale). Con la sua capacità di fare gruppo, ha ottenuto una salvezza che i più davano ormai per persa e la sua politica non ha fatto altro che accrescere l'impegno dei suoi ragazzi, durante gli allenamenti settimanali.
Piedi per terra per carità, la squadra aveva ed ha un solo obiettivo: salvarsi, ma in un momento così difficile per la città lasciate che un pò di luce illumini le buie notti catanesi.
giovedì 25 settembre 2008
Cu nesci arrinesci ...
Quando decisi di andare via da Catania mio padre mi ricordò un vecchio proverbio siciliano: Cu nesci arrinesci ... (Chi si allontana dal suo ambiente viene a trovarsi in una condizione migliore).
Qualche tempo fa confrontavo i due fenomeni migratori d'inizio e fine secolo scorso.
L'immigrazione, nel primo caso, portava valore sul territorio.
Chi lasciava la propria terra erano soprattutto "braccia" ed operai in cerca di fortuna.
Chi trovava lavoro all'estero, non faceva mancare il proprio supporto a chi restava. Molti progettavano di tornare, una volta in grado di sostenere la propria famiglia, con il frutto dei propri sacrifici.
Oggi il fenomeno è tuttaltro che positivo perché impoverisce il territorio in maniera duplice: 1)Privandolo dei figli migliori e della potenziale classe dirigente. 2) Assorbendo ulteriormente risorse necessarie nelle fasi iniziali (pensate all'aiuto fornito dai genitori per affittare la prima casa oppure ai costi elevati di chi decide di andare a studiare fuori).
Le competenze e le esperienze sviluppate, lavorando e studiando lontano dalla propria terra, potrebbero fornire delle potenzialità inimagginabili per la crescita prosperosa e sostenibile del territorio.
Il problema è che solo pochi hanno voglia di tornare in un contesto professionale che definire arretrato è eufemistico e le due settimane di vacanza canoniche fanno passare ai più, anche la minima tentazione di rimettersi in gioco.
La classe dirigente politica siciliana, del resto, non ha assolutamente incentivato il ritorno dei talenti. Ad onor del vero, questo non è solo un fenomeno locale ma nazionale.
Recentemente, qualche esponente della lega, ha proposto di limitare i flussi migratori a livello nazionale (ad esempio i professori) per garantire la conservazione della cultura padana ...
Non voglio fare polemiche su quest'ultimo concetto, porterebbe troppo lontano dico solo che non ricordo di aver imparato né il dialetto né la canzone "ciuri ciuri" a scuola.
Le domande da porsi sono altre. Come mai nei nostri atenei ci sono pochissimi docenti e studenti stranieri? Perché le nostre aziende, tranne rare eccellenze, hanno difficoltà ad attrarre talenti a livello internazionale?
La risposta purtroppo la si intuisce analizzando i profili dei maggiori esponenti della casta che ho più volte definito in questo blog, la quinta essenza della mediocrità.
Perché mai dovrebbero permetterlo questi signori? Più ignorante è il popolo, più semplice è governarlo.
Senza un profondo rinnovamento della classe dirigente di questo paese, rischiamo di tornare economicamente agli anni del primo flusso migratorio e aspettarne altri cento per vedere un nuovo boom economico. Questo però è un lusso che non possiamo permetterci.
Immagine tratta da Nuovomondo di Emanuele Crialese
Qualche tempo fa confrontavo i due fenomeni migratori d'inizio e fine secolo scorso.
L'immigrazione, nel primo caso, portava valore sul territorio.
Chi lasciava la propria terra erano soprattutto "braccia" ed operai in cerca di fortuna.
Chi trovava lavoro all'estero, non faceva mancare il proprio supporto a chi restava. Molti progettavano di tornare, una volta in grado di sostenere la propria famiglia, con il frutto dei propri sacrifici.
Oggi il fenomeno è tuttaltro che positivo perché impoverisce il territorio in maniera duplice: 1)Privandolo dei figli migliori e della potenziale classe dirigente. 2) Assorbendo ulteriormente risorse necessarie nelle fasi iniziali (pensate all'aiuto fornito dai genitori per affittare la prima casa oppure ai costi elevati di chi decide di andare a studiare fuori).
Le competenze e le esperienze sviluppate, lavorando e studiando lontano dalla propria terra, potrebbero fornire delle potenzialità inimagginabili per la crescita prosperosa e sostenibile del territorio.
Il problema è che solo pochi hanno voglia di tornare in un contesto professionale che definire arretrato è eufemistico e le due settimane di vacanza canoniche fanno passare ai più, anche la minima tentazione di rimettersi in gioco.
La classe dirigente politica siciliana, del resto, non ha assolutamente incentivato il ritorno dei talenti. Ad onor del vero, questo non è solo un fenomeno locale ma nazionale.
Recentemente, qualche esponente della lega, ha proposto di limitare i flussi migratori a livello nazionale (ad esempio i professori) per garantire la conservazione della cultura padana ...
Non voglio fare polemiche su quest'ultimo concetto, porterebbe troppo lontano dico solo che non ricordo di aver imparato né il dialetto né la canzone "ciuri ciuri" a scuola.
Le domande da porsi sono altre. Come mai nei nostri atenei ci sono pochissimi docenti e studenti stranieri? Perché le nostre aziende, tranne rare eccellenze, hanno difficoltà ad attrarre talenti a livello internazionale?
La risposta purtroppo la si intuisce analizzando i profili dei maggiori esponenti della casta che ho più volte definito in questo blog, la quinta essenza della mediocrità.
Perché mai dovrebbero permetterlo questi signori? Più ignorante è il popolo, più semplice è governarlo.
Senza un profondo rinnovamento della classe dirigente di questo paese, rischiamo di tornare economicamente agli anni del primo flusso migratorio e aspettarne altri cento per vedere un nuovo boom economico. Questo però è un lusso che non possiamo permetterci.
Immagine tratta da Nuovomondo di Emanuele Crialese
mercoledì 24 settembre 2008
Debole con i forti e forte con i deboli ....
Qualcuno si ricorderà il presunto caso di calcio scommesse che coinvolgeva i calciatori del Calcio Catania: Pantanelli e Falsini.
I protagonisti, guarda caso, in quei giorni avevano denunciato per Mobbing la società di via Ferrante Aporti.
Immediatamente si era scatenata sul quotidiano La Sicilia, la caccia alle streghe. Ecco perché il portierone beccava quei goal così facili da parare (indimenticabile la papera in Catania Reggina su tiro improbabile di Foggia da centrocampo).
I fatti hanno dimostrato che, come scrivevo allora, quell'attacco ai calciatori era delazione pura.
Fatta per compiacere i dirigenti etnei? Questo è difficile da provare, quello che so è che oggi la procura di Siracusa ha deciso di archiviare definitivamente l'indagine perché il fatto non sussiste.
Ovviamente lo stesso quotidiano se ne guarda bene di dare egual enfasi agli scandalosi atti perpetuati dalla neo giunta sicula, di don Raffaele Lombardo ed i più importanti TG locali (immaginate chi è l'editore) neanche menzionano lo scandalo denunciato dai media nazionali come "Parentopoli" ... evidentemente essere forti con i deboli e deboli con i forti non è solo una peculiarità dei cattivi giornali sportivi del nord ...
Non mi fraintendete, non rimpiango affatto le qualità tecniche dei due calciatori e rinnovo i miei complimenti al Calcio Catania per quanto fatto fino ad ora, ma spero si restituisca dignità a due uomini che non avevano fatto altro che cercare di far valere i diritti previsti dal contratto stipulato con la società etnea.
Armando Pantanelli ex Portiere e Capitano del Calcio Catania
I protagonisti, guarda caso, in quei giorni avevano denunciato per Mobbing la società di via Ferrante Aporti.
Immediatamente si era scatenata sul quotidiano La Sicilia, la caccia alle streghe. Ecco perché il portierone beccava quei goal così facili da parare (indimenticabile la papera in Catania Reggina su tiro improbabile di Foggia da centrocampo).
I fatti hanno dimostrato che, come scrivevo allora, quell'attacco ai calciatori era delazione pura.
Fatta per compiacere i dirigenti etnei? Questo è difficile da provare, quello che so è che oggi la procura di Siracusa ha deciso di archiviare definitivamente l'indagine perché il fatto non sussiste.
Ovviamente lo stesso quotidiano se ne guarda bene di dare egual enfasi agli scandalosi atti perpetuati dalla neo giunta sicula, di don Raffaele Lombardo ed i più importanti TG locali (immaginate chi è l'editore) neanche menzionano lo scandalo denunciato dai media nazionali come "Parentopoli" ... evidentemente essere forti con i deboli e deboli con i forti non è solo una peculiarità dei cattivi giornali sportivi del nord ...
Non mi fraintendete, non rimpiango affatto le qualità tecniche dei due calciatori e rinnovo i miei complimenti al Calcio Catania per quanto fatto fino ad ora, ma spero si restituisca dignità a due uomini che non avevano fatto altro che cercare di far valere i diritti previsti dal contratto stipulato con la società etnea.
Armando Pantanelli ex Portiere e Capitano del Calcio Catania
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Veltroni fa la letterina ... Berlusconi se la fa !
Per capire il prezzo politico (dei lavoratori e dell'economia poco importa ...) in gioco nella vertenza Alitalia, basta dare un'occhiata all'offensiva senza precedenti, dei media controllati dal premier.
Ti aspetti un Fede che delira e che meriterebbe una serie infinite di querele per le fesserie che spara ogni sera sul video (ed io pago ... la multa) ma tutti sanno che è uomo di cabaret e nessuno gli crede.
Mario Giordano, è più pericoloso però, perché intelligente. Non capisco (o meglio lo intuisco) perché nell'editoriale del Giornale che dà parzialmente il titolo a questo post, non siano citati minimamente i grossolani errori commessi da questo governo nel gestire la vendita della compagnia di bandiera, a partire dalla promessa in campagna elettorale di individuare una "cordata italiana" che diede il colpo di grazia alla trattativa con Air France - Klm.
La volgarità con cui questi "uomini" stanno gestendo questa drammatica vicenda, ne dimostra ancora una volta la loro piccolezza. Essendo anche io tutt'altro che un gigante ... non riesco a resistere a questa provocazione ...
E' vero Veltroni fa la letterina, nel frattempo il premier dopo averle "testate" le nomina ministri ...
Ti aspetti un Fede che delira e che meriterebbe una serie infinite di querele per le fesserie che spara ogni sera sul video (ed io pago ... la multa) ma tutti sanno che è uomo di cabaret e nessuno gli crede.
Mario Giordano, è più pericoloso però, perché intelligente. Non capisco (o meglio lo intuisco) perché nell'editoriale del Giornale che dà parzialmente il titolo a questo post, non siano citati minimamente i grossolani errori commessi da questo governo nel gestire la vendita della compagnia di bandiera, a partire dalla promessa in campagna elettorale di individuare una "cordata italiana" che diede il colpo di grazia alla trattativa con Air France - Klm.
La volgarità con cui questi "uomini" stanno gestendo questa drammatica vicenda, ne dimostra ancora una volta la loro piccolezza. Essendo anche io tutt'altro che un gigante ... non riesco a resistere a questa provocazione ...
E' vero Veltroni fa la letterina, nel frattempo il premier dopo averle "testate" le nomina ministri ...
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Cos'é il genio ...
E' fantasia, intuizione, decisione e velocità di esecuzione ...
Per i catanesi che oggi stanno affrontando il periodo più buio della storia recente del capoluogo etneo, è anche l'ironia con cui sono riusciti a sopravvivere alle inettitudini dei propri amministratori.
La palma di genio in questi giorni, va senza dubbio a chi ha pensato di vendere su e-bay il simbolo della città, il nostro amato Liotru.
Essendo stata rimossa "l'offerta" dal sito, la incollo integralmente nel seguito:
Causa dissesto finanziario, vendesi statua raffigurante un elefante, conosciuta come “U Liotru”.
Il basamento è formato da un piedistallo di marmo bianco situato al centro di una vasca, anch’essa in marmo, in cui cadono dei getti d’acqua che fuoriescono dal basamento. Sul basamento due sculture riproducono i due fiumi di Catania, il Simeto e l’Amenano. Al di sopra si trova la statua dell’elefante, rivolto con la proboscide verso la Cattedrale di Sant’Agata. Questa statua è di epoca romana ed è stata realizzata con più blocchi assemblati di pietra lavica. Ai lati dell’elefante cade una gualdrappa marmorea sulla quale sono incisi gli stemmi di Sant’Agata, patrona di Catania.
Sulla schiena del mammifero è stato collocato un obelisco egittizzante. Alto 3,61 metri, è stato realizzato in granito e ha una forma ottagonale. Vi sono incise delle figure decorative di stile egizio, ma non geroglifici. Sulla parte sommitale dell’obelisco sono stati montati un globo, circondato da una corona di foglie di palma e ulivo (alcune fonti riportano palma e gigli), più sopra una tavoletta metallica su cui vi è l’iscrizione dedicata a Sant’Agata MSSHDPL («Mente sana e sincera, per l’onore di Dio e per la liberazione della sua patria»), e infine una croce.
Questa splendida opera d’arte, realizzata da Vaccarini nell’ambito della ricostruzione della città etnea dopo il terremoto dell’11 gennaio 1693, sarà motivo di vanto e invidia per il vostro vicinato.
Che sia il Vostro giardino, cortile interno o salotto: il Liotru, con la sua eleganza senza tempo, potrà essere integrato in qualsiasi contesto architettonico.
Il vincitore dell’offerta, per un prezzo superiore ai 100.000.000 di Euro, verrà proclamato co-patrono della città di Catania e portato in trionfo durante i festeggiamenti di Sant’Agata.
La somma va versata alla tesoreria del Comune di Catania. Le coordinate bancarie verranno inviate al vincitore dell’asta entro 24 ore dalla conclusione della stessa.
martedì 23 settembre 2008
Mission Impossible ...
Giusto Catania, europarlamentare di Rifondazione Comunista, chiede l'intervento della Corte dei Conti per "verificare l'intollerabile natura clientelare delle assunzioni per chiamata diretta di figli, sorelle, mogli e amici di esponenti del governo Lombardo negli uffici di gabinetto degli assessori e nelle società controllate o partecipate".
Io sono un'ottimista di natura ma dico con sincera stima a Giusto Catania, come fai ad aspettarti un cambiamento nel comportamento e nella qualità della classe politica italiana/siciliana da un'inchiesta della corte dei conti ... per carità iniziativa da lodare e promuovere ma ... senza speranza , mission impossible !
Questi personaggi del resto, sono:
- Passati indenni alle condanne definitive post tangentopoli - compreso l'attuale presidente della regione siciliana;
- Hanno ignorato e deriso in modo spudorato, lo sdegno popolare suscitato dalla pubblicazione di libri come la casta e la deriva di Stella e Rizzo - in paesi "normali" questi signori sarebbero o al gabbio o in esilio in un'isoletta sperduta al largo delle coste sud africane;
- Hanno fatto di tutto per occultare e censurare inchieste giornalistiche come quelle di Lirio Abbate e Petro Gomez (vi consiglio di leggere i complici) - ma questa non è una novità dato che lo stesso giornalista Tony Zermo della Sicilia, ha in passato sostenuto che un GIORNALISTA (questa volta in maiuscolo) come Giuseppe Fava, fosse stato ucciso da un marito geloso piuttosto che dalla mafia.
- Hanno continuato a "rappresentare" (grazie al fatto che a livello nazionale non sia più possibile esprimere una preferenza) in parlamento i propri corregionali, nonostante le accertate collusioni con la mafia - Totò Cuffaro e Marcello Dell'Utri docet;
- Continuano a sprecare risorse preziose e sempre più rare - penso ai finanziamenti dati alla recente fiction "impossibile" girata dalla RAI in Sicilia e citata come fiore all'occhiello da parte del governatore Lombardo;
- Hanno in sintesi affossato definitivamente una regione che da duecento anni è governata, ad essere buoni, dalla quinta essenza della mediocrità espressa dal territorio ... invitando, de-facto ... i suoi figli migliori (escludendo i presenti) a lasciare la propria terra.
Scardinare questo sistema è pressoché impossibile con la corrente legislazione, o meglio ... con gli attuali dirigenti politici. Perché questi ultimi hanno creato una rete di clientele vastissima sul territorio, dimostrata dai recenti "plebisciti" a favore dei personaggi di cui sopra, autori del resto anche del dissesto del comune di Catania.
Io sono un'ottimista di natura ma dico con sincera stima a Giusto Catania, come fai ad aspettarti un cambiamento nel comportamento e nella qualità della classe politica italiana/siciliana da un'inchiesta della corte dei conti ... per carità iniziativa da lodare e promuovere ma ... senza speranza , mission impossible !
Questi personaggi del resto, sono:
- Passati indenni alle condanne definitive post tangentopoli - compreso l'attuale presidente della regione siciliana;
- Hanno ignorato e deriso in modo spudorato, lo sdegno popolare suscitato dalla pubblicazione di libri come la casta e la deriva di Stella e Rizzo - in paesi "normali" questi signori sarebbero o al gabbio o in esilio in un'isoletta sperduta al largo delle coste sud africane;
- Hanno fatto di tutto per occultare e censurare inchieste giornalistiche come quelle di Lirio Abbate e Petro Gomez (vi consiglio di leggere i complici) - ma questa non è una novità dato che lo stesso giornalista Tony Zermo della Sicilia, ha in passato sostenuto che un GIORNALISTA (questa volta in maiuscolo) come Giuseppe Fava, fosse stato ucciso da un marito geloso piuttosto che dalla mafia.
- Hanno continuato a "rappresentare" (grazie al fatto che a livello nazionale non sia più possibile esprimere una preferenza) in parlamento i propri corregionali, nonostante le accertate collusioni con la mafia - Totò Cuffaro e Marcello Dell'Utri docet;
- Continuano a sprecare risorse preziose e sempre più rare - penso ai finanziamenti dati alla recente fiction "impossibile" girata dalla RAI in Sicilia e citata come fiore all'occhiello da parte del governatore Lombardo;
- Hanno in sintesi affossato definitivamente una regione che da duecento anni è governata, ad essere buoni, dalla quinta essenza della mediocrità espressa dal territorio ... invitando, de-facto ... i suoi figli migliori (escludendo i presenti) a lasciare la propria terra.
Scardinare questo sistema è pressoché impossibile con la corrente legislazione, o meglio ... con gli attuali dirigenti politici. Perché questi ultimi hanno creato una rete di clientele vastissima sul territorio, dimostrata dai recenti "plebisciti" a favore dei personaggi di cui sopra, autori del resto anche del dissesto del comune di Catania.
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venerdì 19 settembre 2008
L'Italia è in recessione. Ma non ditelo in giro ...
L'Italia è in recessione, inutile chiamarla con altri nomi tipo rallentamento dell'economia e men che mai stagnazione. A voler essere pignoli si dovrebbe parlare di stagflazione ma evitiamo inutili "catastrofismi" e limitiamoci a chiamarla recessione.
Questa è la terza volta dal dopoguerra, dopo le gravi crisi del 1975 e del 1993 che il Pil italiano risulta negativo per due trimestri consecutivi. Secondo il Centro studi di Confindustria il PIL si attesterà a fine anno intorno al -0,1% una possibile ripresa intorno allo 0,4% è indicata solo a fine 2009. C'é davvero che stare allegri.
Il minitro Tremonti però invita a tacere, non si sappia in giro che siamo con le pezze nel sedere, potremmo svegliare gli italiani che continuano a premiare nei sondaggi il nostro presidente del consiglio.
Come scrivono ironicamente Abbate e Gomez nei Complici, il popolo è il miglior giudice. In certe cose ci vede giusto: provate a chiedere a Barabba e Gesù Cristo.
Questa è la terza volta dal dopoguerra, dopo le gravi crisi del 1975 e del 1993 che il Pil italiano risulta negativo per due trimestri consecutivi. Secondo il Centro studi di Confindustria il PIL si attesterà a fine anno intorno al -0,1% una possibile ripresa intorno allo 0,4% è indicata solo a fine 2009. C'é davvero che stare allegri.
Il minitro Tremonti però invita a tacere, non si sappia in giro che siamo con le pezze nel sedere, potremmo svegliare gli italiani che continuano a premiare nei sondaggi il nostro presidente del consiglio.
Come scrivono ironicamente Abbate e Gomez nei Complici, il popolo è il miglior giudice. In certe cose ci vede giusto: provate a chiedere a Barabba e Gesù Cristo.
giovedì 18 settembre 2008
La cordata italiana ...
Un collega inglese ieri mi ha chiesto, ma perché Alitalia non è ancora fallita? Swiss Air, in condizioni debitorie migliori, non ha avuto altre alternative che dichiarare bancarotta. Del resto in un libero mercato, una compagnia con una simile esposizione finanziaria ed una tale inefficienza operativa, non può continuare ad andare avanti con gli aiuti di stato.
Come non essere d'accordo con lui, comunque gli ho fatto notare che la crisi dei mutui "prime" ed il conseguente crack finanziario che oggi fa tremare i polsi a tutti i governi mondiali, ha costretto la stessa FED americana, con la benedizione del governo Bush, ad intervenire direttamente per evitare peggiori disastri (too big to fail). Forse il tanto ammirato sistema capitalistico anglosassone così perfetto non era.
Tornando a casa nostra, Silvio Berlusconi, per una volta, non ha bluffato e la fantomatica "cordata italiana" dei capitani coraggiosi, alla fine si è rivelata reale. Onestamente ad Aprile, alla vigilia delle elezioni, quella proposta che nei fatti affondò la trattativa in corso tra Alitalia ed il gruppo Air France - KLM, mi sembrava la solita boutade elettorale dell'attuale premier.
Purtroppo la cordata italiana, più che tale si è rivelata un cappio. Il collo su cui esso si sarebbe dovuto stringere, è noto a tutti: i contribuenti, a cui sarebbe toccato pagare i debiti creati dalla mala gestione della società ed i dipendenti. Chissà chi ha nominato quei manager (politici?) ed ha approvato quei favorevolissimi accordi contrattuali (sindacati?). Ancora una volta grazie mille alla Casta !
Come è noto, piuttosto che il cappio al collo della CAI, i lavoratori hanno deciso de-facto, di far portare i libri in tribunale. Così, formalmente, i capitani coraggiosi (non facevano fatica ad essere tali a quelle condizioni) hanno deciso oggi pomeriggio, di ritirare la loro offerta.
Sugli imprenditori che stavano dietro a quella delirante cordata, andrebbe dedicata un'intera pagina di questo blog. Secondo l'esponente dei comunisti italiani, Pagliarini, piuttosto che per le loro competenze nel settore del trasporto aereo, questi signori sono stati scelti per l'unica peculiarità che davvero conta nel mondo dell'imprenditoria italiana: essere amici degli amici. Come dargli torto ...
Con il senno di poi (fonte sole 24 ore), il piano industriale della compagnia franco-olandese, si è rivelato migliore in ogni punto, per entrambe le parti in causa: il governo ed i lavoratori. I sindacati che si sono opposti all'accordo con la CAI, più che stracciarsi le vesti per questa scelta, devono oggi recitare un mea culpa per aver contribuito a mandare a monte l'unica proposta degna di questo nome, quella del gruppo Air France KLM.
Come non essere d'accordo con lui, comunque gli ho fatto notare che la crisi dei mutui "prime" ed il conseguente crack finanziario che oggi fa tremare i polsi a tutti i governi mondiali, ha costretto la stessa FED americana, con la benedizione del governo Bush, ad intervenire direttamente per evitare peggiori disastri (too big to fail). Forse il tanto ammirato sistema capitalistico anglosassone così perfetto non era.
Tornando a casa nostra, Silvio Berlusconi, per una volta, non ha bluffato e la fantomatica "cordata italiana" dei capitani coraggiosi, alla fine si è rivelata reale. Onestamente ad Aprile, alla vigilia delle elezioni, quella proposta che nei fatti affondò la trattativa in corso tra Alitalia ed il gruppo Air France - KLM, mi sembrava la solita boutade elettorale dell'attuale premier.
Purtroppo la cordata italiana, più che tale si è rivelata un cappio. Il collo su cui esso si sarebbe dovuto stringere, è noto a tutti: i contribuenti, a cui sarebbe toccato pagare i debiti creati dalla mala gestione della società ed i dipendenti. Chissà chi ha nominato quei manager (politici?) ed ha approvato quei favorevolissimi accordi contrattuali (sindacati?). Ancora una volta grazie mille alla Casta !
Come è noto, piuttosto che il cappio al collo della CAI, i lavoratori hanno deciso de-facto, di far portare i libri in tribunale. Così, formalmente, i capitani coraggiosi (non facevano fatica ad essere tali a quelle condizioni) hanno deciso oggi pomeriggio, di ritirare la loro offerta.
Sugli imprenditori che stavano dietro a quella delirante cordata, andrebbe dedicata un'intera pagina di questo blog. Secondo l'esponente dei comunisti italiani, Pagliarini, piuttosto che per le loro competenze nel settore del trasporto aereo, questi signori sono stati scelti per l'unica peculiarità che davvero conta nel mondo dell'imprenditoria italiana: essere amici degli amici. Come dargli torto ...
Con il senno di poi (fonte sole 24 ore), il piano industriale della compagnia franco-olandese, si è rivelato migliore in ogni punto, per entrambe le parti in causa: il governo ed i lavoratori. I sindacati che si sono opposti all'accordo con la CAI, più che stracciarsi le vesti per questa scelta, devono oggi recitare un mea culpa per aver contribuito a mandare a monte l'unica proposta degna di questo nome, quella del gruppo Air France KLM.
mercoledì 17 settembre 2008
La pagliuzza e la trave ...
O come potrai dire al tuo fratello: permetti che tolga la pagliuzza dal tuo occhio, mentre nell`occhio tuo c`è la trave? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e poi ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall`occhio del tuo fratello. Matteo(7,4-5)
Che tra i pregi di Pietro Lo Monaco non vi sia la capacità di comunizione è palese, ma bene farebbe il pregiudicato ministro degli interni Roberto Maroni a guardare la trave nell'occhio del suo partito ... dato che gente come Borghezio e lo stesso Bossi, hanno usato ben altri linguaggi che definire istigazione alla violenza, sarebbe eufemistico.
Prendiamola a ridere che è meglio ...
Che tra i pregi di Pietro Lo Monaco non vi sia la capacità di comunizione è palese, ma bene farebbe il pregiudicato ministro degli interni Roberto Maroni a guardare la trave nell'occhio del suo partito ... dato che gente come Borghezio e lo stesso Bossi, hanno usato ben altri linguaggi che definire istigazione alla violenza, sarebbe eufemistico.
Prendiamola a ridere che è meglio ...
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martedì 16 settembre 2008
Lapsus "fediano" ...
“Ti voglio raccontare una storia,” disse Zedka. “Un potente stregone, con l’intento di distruggere un regno, versò una pozione magica nel pozzo dove bevevano tutti i sudditi. Chiunque avesse toccato quell’acqua, sarebbe diventato matto.
Il mattino seguente, l’intera popolazione andò al pozzo per bere. Tutti impazzirono, tranne il re, che possedeva un pozzo privato per se e per la famiglia, al quale lo stregone non era riuscito ad arrivare. Preoccupato, il sovrano tentò di esercitare la propria autorità sulla popolazione, promulgando una serie di leggi per la sicurezza e la salute pubblica. I poliziotti e gli ispettori, che avevano bevuto l’acqua avvelenata, trovarono assurde le decisioni reali e decisero di non rispettarle.
Quando gli abitanti del regno appresero il testo dei decreti si convinsero del fatto che il sovrano fosse impazzito, e che pertanto ordinasse cose prive di senso. Urlando, si recarono al castello, chiedendo l’abdicazione.
Disperato, il re si dichiarò pronto a lasciare il trono, ma la regina glielo impedì suggerendogli: ‘Andiamo alla fonte, e beviamo quell’acqua. In tal modo saremo uguali a loro’. E così fecero: il re e la regina bevvero l’acqua della follia e presero immediatamente a dire cose prive di senso. Nel frattempo i sudditi si pentirono: adesso che il re dimostrava tanta saggezza , perché non consentirgli di continuare a governare?
La calma regnò nuovamente nel paese, anche se i suoi abitanti si comportavano in maniera del tutto diversa dai loro vicini. E così il re poté governare fino alla fine dei suoi giorni”.
Paulo Coelho, Veronika decide di morire
Immagino che ai più, a pensare bene, suonerà immodesto quello che sto per scrivere. Ma ogni tanto mi capita di sentirmi come il re del romanzo di Coelho. Passando gran parte del mio tempo in un paese "normale" (la Finlandia ndr), ho delle difficoltà a trovare delle fonti d'acqua avvelenate e quindi non riesco a trovarci nulla di sensato in quello che vedo sui media nazionali e mi pare più un lapsus "feudiano" che un principio di rincoglionimento, la gaffe del nostro presidente del consiglio ieri sera nella sede distaccata de-facto di Montecitorio: il salotto di Porta a Porta.
Il crack della Lehman Brothers ha lasciato solo in Europa 6 mila persone senza lavoro e le conseguenze potrebbero essere ancora più disastrose del previsto, coinvolgendo altri colossi finanziari come il gruppo AIG.
A completare gli scenari foschi, dalle nostre parti la crisi Alitalia appare sempre senza sbocchi ed è facile addebitarne le cause oggi ai sindacati invece che alla classe politica che ha utilizzato la compagnia di bandiera per creare clientele e per puri fini elettorali. Inutile ricordare che l'ultimo pilota assunto con contratto a tempo indeterminato, nonostante la crisi dovuta all'attentato alle torri gemelle, è stato, guarda caso, il figlio del ministro Matteoli che oggi si straccia le vesti per far sposare alle parti sociali, la bontà della soluzione della cosiddetta "cordata" (meglio definirla cappio al collo) italiana.
Signor presidente del consiglio, la mia considerazione in merito alla Sua persona non cambierà di una virgola perché non è possibile ignorare le ignobili leggi ad personam e l'ambigua scalata ai vertici politici del nostro paese grazie all'appoggio delle televisioni e, come appare emergere da indagini denunciate nel libro i complici di Lirio Abbate, al non tanto velato appoggio di cosa nostra.
Comunque mi dia la possibilità di ricredermi, cambi davvero questo paese, utilizzi per fini diversi ai suoi puri interessi personali le sue indubbie capacità ed in un momento così drammatico si comporti da persona seria smettendo di raccontarci barzellette e fare avance alla belloccia di turno.
martedì 9 settembre 2008
Trasferta Inter Catania vietata ai tifosi etnei. Perché???
qualcuno me lo spieghi ...
L'osservatorio ha individuato nelle potenziali difficoltà logistiche dovute ai lunghi spostamenti dei tifosi catanesi, le cause del divieto.
Secondo lo stesso principio dovrebbero essere vietate pure le trasferte dei tifosi del Cagliari a Siena o dei tifosi del Chievo a Lecce.
La proposta dell'osservatorio era insensata e lasciatemi scrivere, indecente, perché non teneva conto né dell'ottimo rapporto tra le tifoserie, né del gran numero di sportivi etnei che con largo anticipo avevano acquistato un biglietto aereo per Milano ... chissà cosa potevano architettare a bordo questi facinorosi ... forse un dirottamento !!
Successivamente il Casms (Comitato di analisi per la
sicurezza delle manifestazioni sportive), ha autorizzato la trasferta purché i tifosi garantissero il possesso di un titolo di viaggio valido (certo nessuno pensava di recarsi a Milano con il teletrasporto).
Ma al peggio non c'é mai fine, ed il ministro dell'interno Maroni ha deciso di vietare ancora una volta la trasferta ai catanesi.
Le ragioni? Non è dato di saperlo.
La tifoseria etnea paga ancora una volta il prezzo della tragedia del 2 Febbraio 2007, ma da quel triste giorno come dichiarato dall'amministratore delegato della società catanese Pietro Lo Monaco, molte cose sono cambiate.
In una recente analisi effettuata dallo stesso osservatorio, i supporters etnei sono stati definiti una tifoseria "pericolosa" dormiente ... evitiamo di svegliare le teste di quei balordi che non aspettano altro che una buona scusa per farlo.
Partita a rischio - 13 Settembre 2008 Inter Catania 2-1, "temerari" tifosi etnei, con tanto di sciarpa e bandiera, in mezzo agli sportivi interisti, alla fine della partita sono riusciti a mettersi in salvo ...
I comunisti Australiani ...
Teniamo nell'ignoranza i cittadini per controllarli, questo ha voluto sottolineare Claudio nel suo bel post sulla scuola.
Condivido totalmente il suo punto di vista anche se vorrei capire come premiare davvero i professori bravi, la meritocrazia non può non essere considerata in qualsiasi riforma della pubblica amministrazione.
A proposito d'ignoranza, solo facendo un giro per i giornali stranieri o leggendo il blog di Grillo, si riesce a capire come siamo messi male.
In merito a Grillo, devastato dai media nazionali, in questo scenario fosco la sua voce, rimane ancora una speranza per chi ha bisogno di vedere altre prospettive che quelle propinate dai vari Riotta ed i Fede di turno ...
Voltaire diceva:
«Non condivido quello che dici, ma lotterò fino alla morte perché tu possa esprimerlo».
Forza Beppe, non mollare abbiamo tutti e ripeto tutti, bisogno di te, questo paese può ancora farcela.
Condivido totalmente il suo punto di vista anche se vorrei capire come premiare davvero i professori bravi, la meritocrazia non può non essere considerata in qualsiasi riforma della pubblica amministrazione.
A proposito d'ignoranza, solo facendo un giro per i giornali stranieri o leggendo il blog di Grillo, si riesce a capire come siamo messi male.
In merito a Grillo, devastato dai media nazionali, in questo scenario fosco la sua voce, rimane ancora una speranza per chi ha bisogno di vedere altre prospettive che quelle propinate dai vari Riotta ed i Fede di turno ...
Voltaire diceva:
«Non condivido quello che dici, ma lotterò fino alla morte perché tu possa esprimerlo».
Forza Beppe, non mollare abbiamo tutti e ripeto tutti, bisogno di te, questo paese può ancora farcela.
Prendi i soldi e scappa ...
Non ci occupiamo di cinema oggi, ci piacerebbe parlare di Prendi i soldi e scappa ((Take the money and Run (1969) ) e dedicare due righe al genio di Woody Hallen, in realtà a prendere i soldi e darsi alla fuga, sono stati gli artefici del nuovo sacco di Catania.
Ovviamente oltre ad Umberto Scapagnini, tra i protagonisti di questo "cult movie" non è possibile omettere il vero "puparo" della politica catanese, Raffaele Lombardo che, prima di essere eletto alla presidenza della provincia, ha anche ricoperto la carica di vice sindaco della prima giunta "sciampagnino".
La fuga dei due principali protagonisti è anomala, perché invece di recarsi in un'isoletta incantata nei mari del sud, continuano a fare danni all'interno della pubblica amministrazione italiana. Anomala certo in un paese normale ... non in Italia.
Così il professore partenopeo, ha deciso di godersi il suo "meritato" riposo in parlamento, mentre l'astro della politica siciliana, dopo aver piazzato il suo delfino Stancanelli (bella "sola" questa, adesso capisco l'appellativo dato al neo-sindaco dai suoi detrattori) a palazzo degli Elefanti, regge adesso le sorti della regione Siciliana ... quale miglior garanzia per assicurare la giusta continuità con il suo più celebre predecessore, Totò Vasa Vasa ...
Francesco Bruno 62 anni, da 18 mesi a capo dell'ufficio di Ragioneria Generale del comune di Catania, ha ridimensionato le cifre del buco di bilancio (circa 400 milioni di euro contro il miliardo denunciato dai maggiori media nazionali) ma ha detto chiaramente che senza l'intervento di "pantalone", a fine mese non si potrà che prendere atto del fallimento del comune etneo.
Questa sarà la mazzata finale su una città che a mia memoria, non era mai scesa così in basso.
Facile fare polemiche sulla classe politica etnea oggi, meno facile immaginare il dramma di quelle famiglie che questo dissesto pagheranno sulla loro pelle, partendo dai dipendenti comunali e dai fornitori che vedranno con tutta probabilità, andare in bancarotta le loro aziende e non ultimo dai cittadini catanesi che per godere dei servizi pagati con le loro tasse, saranno costretti ad emigrare in lidi meglio amministrati.
Ovviamente oltre ad Umberto Scapagnini, tra i protagonisti di questo "cult movie" non è possibile omettere il vero "puparo" della politica catanese, Raffaele Lombardo che, prima di essere eletto alla presidenza della provincia, ha anche ricoperto la carica di vice sindaco della prima giunta "sciampagnino".
La fuga dei due principali protagonisti è anomala, perché invece di recarsi in un'isoletta incantata nei mari del sud, continuano a fare danni all'interno della pubblica amministrazione italiana. Anomala certo in un paese normale ... non in Italia.
Così il professore partenopeo, ha deciso di godersi il suo "meritato" riposo in parlamento, mentre l'astro della politica siciliana, dopo aver piazzato il suo delfino Stancanelli (bella "sola" questa, adesso capisco l'appellativo dato al neo-sindaco dai suoi detrattori) a palazzo degli Elefanti, regge adesso le sorti della regione Siciliana ... quale miglior garanzia per assicurare la giusta continuità con il suo più celebre predecessore, Totò Vasa Vasa ...
Francesco Bruno 62 anni, da 18 mesi a capo dell'ufficio di Ragioneria Generale del comune di Catania, ha ridimensionato le cifre del buco di bilancio (circa 400 milioni di euro contro il miliardo denunciato dai maggiori media nazionali) ma ha detto chiaramente che senza l'intervento di "pantalone", a fine mese non si potrà che prendere atto del fallimento del comune etneo.
Questa sarà la mazzata finale su una città che a mia memoria, non era mai scesa così in basso.
Facile fare polemiche sulla classe politica etnea oggi, meno facile immaginare il dramma di quelle famiglie che questo dissesto pagheranno sulla loro pelle, partendo dai dipendenti comunali e dai fornitori che vedranno con tutta probabilità, andare in bancarotta le loro aziende e non ultimo dai cittadini catanesi che per godere dei servizi pagati con le loro tasse, saranno costretti ad emigrare in lidi meglio amministrati.
lunedì 8 settembre 2008
Cosa sta accadendo alla scuola italiana?
Seguo da giorni il dibattito sulla riforma scolastica propugnata dal ministro Gelmini . Più che dai contenuti, sono stato colpito dall'uso che il ministro lombardo fa del congiuntivo, degno del peggior Di Pietro, constatando amaramente, grazie al solito Stella, quali siano i concetti di meritocrazia e coerenza per l'astro nascente del partito delle libertà ...
Scherzi a parte ammetto di non avere gli strumenti per poter esprimere un giudizio sulla riforma scolastica proposta e quindi mi affido alla competenza del professor Claudio Chillemi vice preside della scuola media statale di Valverde (CT), di cui pubblico integralmente un'illuminante disamina sullo stato della scuola italiana.
Fondazione science fiction magazine
Claudio Chillemi secondo da sinistra
Quello che sta accadendo alla scuola italiana ha il sapore del cataclisma.
Da più parti si cerca di usare pietosi eufemismi per nascondere un semplice dato di fatto: lo stato (quindi noi cittadini) non possiamo più permetterci una scuola pubblica di qualità. Sono state le spese folli degli ultimi decenni, la corruzione diffusa e il relativo sperpero di denaro, la tremenda evasione fiscale, l’incapacità dell’imprenditoria italiana pubblica e privata di produrre ricchezza, sono state tante cose; ma, sta di fatto, che oggi non ci sono i soldi per permettere alla scuola pubblica di funzionare bene e di funzionare al meglio. La scuola, ovviamente, non è la sola cosa che gli italiani non si possono più permettere, accanto ad essa c’è la sanità, anche questa toccata da numerosi e circostanziati aggiustamenti di bilancio; ma, è certo, che la scuola con il suo “quasi milione” di dipendenti, rappresenta per le tasche pubbliche una spesa non indifferente. Ecco dunque i tagli.
Vista così, la vicenda potrebbe anche avere un briciolo di logica. Quando in una famiglia c’è un problema economico, la prima cosa che si fa è risparmiare sulle spese. Buon senso che vale per il micro quanto per il macro cosmo, è ovvio. Ma una famiglia risparmierebbe mai sull’educazione dei figli? Risparmierebbe mai sulle cure sanitarie? Ovviamente no. Nessun padre di famiglia degno di questo nome spenderebbe 1000 euro al mese di telefonate e manderebbe il figlio a lavorare a tredici anni. Ebbene, paradosso dei paradossi, il governo italiano sta pensando di fare questo. Uno stato, infatti, che spende oltre un miliardo di euro l’anno per le consulenze nella pubblica amministrazione; che nel 2004 ha versato 250 milioni di euro per il rimborso delle spese elettorali ai partiti che hanno partecipato alle competizioni europee; che negli ultimi 10 anni ha visto spendere oltre 2,2 miliardi di euro per la gestione del Quirinale; che nel 2006 ha speso 1,4 miliardi per le spese del Senato e della camera; uno stato quindi che sperpera senza pietà, pensa di risparmiare sulla salute e l’educazione dei cittadini!
Questa è già una considerazione aberrante di per se, se non fosse che al peggio non c’è mai fine. Infatti, insieme al forzato e insensato risparmio si vuol far passare anche qualcos’altro: un’inquietante “caccia alle streghe”. La serie di falsità condita con dati statistici confezionati all’uopo, che sono state in questo periodo spacciate per “verità rivelata” sulla scuola, altro non sono che l’alibi con cui si vuole compiere il delitto perfetto. Passiamole in rassegna:
La scuola Italiana ha un rapporto alunni insegnanti più alto che in altri paesi europei, se lo abbassiamo risparmiamo.
Vero. Nei paesi Ocse ci sono 7,5 insegnanti ogni 100 alunni, in Italia 9,1 (ovviamente sarebbe anche interessante vedere il rapporto elettore/rappresentanti in Italia, se si pensa che nel nostro paese vi sono ben 180.000 rappresentanti dal vicesindaco del più piccolo comune al presidente della repubblica, in questo caso il confronto con altri paesi è agghiacciante!). Ma perché accade questo?
L’Italia ha una conformazione geografica particolarissima, piena di comunità montane e insulari. Si calcola che in queste zone sono dislocate circa 2000 scuole (che difatti sono le prime che con ogni probabilità saranno ridimensionate, costringendo magari un bambino di 10 anni ad alzarsi ogni mattina alle 5 per prendere un pullman che dopo un’ora lo porta a scuola!!!), tali istituti sono popolati di classe piccole, addirittura piccolissime, perché se a Salina, facciamo un esempio, ci sono 5 ragazzi in età di terza elementare non si può certo accorpare la classe di Salina con quella di Lipari, c’è il mare in mezzo. E’ evidente che l’incidenza di tali scuole nella media nazionale fa innalzare il rapporto insegnanti alunni di cui sopra. Questa è una rilevazione scientifico-matematica. Ma ci sono altre tre considerazioni, di ordine didattico, pedagogico e anche di maturità e civiltà.
In questo rapporto insegnanti/alunni sono contenuti gli insegnanti di sostegno per i portatori di H. Negli altri paesi i diversamente abili (tranne rari casi) hanno scuole speciali tutte per loro (e chi esce da una di queste scuole è segnato per tutta la vita, ricordate Forrest Gump?); da noi si è fatta una scelta di alta civiltà, questi alunni sono stati inseriti nelle classi degli istituti pubblici aperti a tutti, insieme agli alunni cosiddetti normali, nel tentativo (mai vano) di non ghettizzarli. E’ un errore, questo?
Seconda considerazione, nella scuola di base (le elementari) si è impostato un modulo d’insegnamento che prevede tre insegnanti per due classi (con alcune varianti, esso comunque si basa sulla specializzazione d’insegnamento di ciascun insegnante che può espletare le materie in cui si trova più a suo agio ed è più preparato), questo ha fatto aumentare del 33% il numero degli insegnanti della scuola elementare, ma ha dato a questo arco di studi una dignità tale da essere considerata la migliore scuola di base del pianeta (addirittura diversi esperti del mondo anglosassone e del nord Europa, negli anni passati venivano in Italia a studiare come era “fatta” la nostra scuola elementare). Forse è stato troppo, per l’Italia di oggi. Scusate se siamo stati troppo bravi e fateci tornare al maestro unico armato di bacchetta che mette in riga i bambini con il grembiulino.
Terza ed ultima accezione. Il rapporto docenti/alunni è aumentato anche per il fatto che in molti istituti superiori (soprattutto quelli tecnici e professionali) vi sono molte figure di docenti chiamati “assistenti tecnici o di laboratorio”, vale a dire insegnanti che prendono in consegna le classi per insegnar loro attività pratiche o che assistono l’insegnante curriculare nell’insegnamento di attività pratiche. La loro eventuale scomparsa si commenta da sola in un paese che lamenta sempre la lontananza della scuola dal mondo del lavoro e delle attività pratiche.
E’ tutto qui? No, perché per completezza dobbiamo anche fornire un altro dato. Quanto spende l’Italia per l’Istruzione? Con un rapporto così alto docenti alunni, con tutti gli sprechi si impuntano al sistema scolastico, sarà un’eresia, diranno i più. No! L’Italia spende il 4,6% del PIL per l’Istruzione, contro 7,4 della Svezia, il 7,6 della Norvegia e l’8,4 della Danimarca. Tirate voi le somme!
I docenti Italiani sono sottopagati ma lavorano meno degli altri.
Che i docenti italiani sono sottopagati è vero, non stiamo qui a snocciolare cifre, basti pensare che dopo 15 anni di servizio un docente italiano percepisce 30.000 dollari l’anno (circa 20.000 euro), contro i 40.000 di spagnoli e inglesi e i 50.000 dei tedeschi (un docente italiano percepisce uno stipendio medio mensile inferiore agli uscieri della ARS di Palermo, mica chiacchiere). Molti, però, dicono che il docente italiano lavora meno degli altri. Nella scuola media e superiore 18 ore a settimana. Altra bufala colossale, non tanto perché gli stranieri non lavorano più di 18 ore (in alcuni casi l’orario medio settimanale è di 24, 30, 32 ore), ma perché noi lavoriamo ben più di 18 ore.
In primo luogo le 18 ore sono ore d’insegnamento, ma il contratto nazionale prevede tutta un’altra serie di obblighi orari da rispettare. 80 ore annue di collegi, consigli di classe, riunioni con i genitori, programmazione. 80 ore diviso 35 settimane di scuola sono circa 2,2 ore a settimana. Quindi da 18 siamo già a 20 ore. Poi il contratto dice che la preparazione delle lezioni, dei compiti (e la loro correzione), sono da ritenersi obbligatorie per il docenti (attività funzionali all’insegnamento). Bene, un docente con tre classi, che insegna italiano passerà o no almeno mezz’ora al giorno a preparare la lezione di latino, il compito d’Italiano, la spiegazione di storia? Mezz’ora moltiplicata per i cinque giorni alla settimana d’insegnamento, fa ancora 2,5 ore a settimana. Quindi da 20 siamo già passati a 22 ore (lasciamo stare i decimali, perché magari c’è chi fa qualcosa in più chi fa qualcosa in meno). Poi c’è la correzione dei compiti. Avere 3 classi significa correggere almeno 60 compiti al mese (che sia italiano, lingua, matematica, disegno, ricerche di scienze, di tecnica, e chi più ne ha più ne metta). Quanto tempo ci vuole per correggere 60 compiti? 20 minuti a compito? 30 minuti? 15 minuti? Facciamo 15, giusto per tenerci bassi, e per essere in media, perché c’è chi ha 6 classi e non 3, e chi ne ha 1 sola e non 3. Ma 15 minuti a compito per 60 compiti sono ben 15 ore al mese, 4 ore alla settimana. E quindi già da 22 ore si passa a 26. Poi il contratto dice che il docente deve provvedere a instaurare rapporti costanti con le famiglie (non quindi le riunioni collegiali che fanno parte delle 80 ore di cui sopra). Per instaurare un rapporto costante con le 60 famiglie delle sue tre classi, un docente quante ore settimanali deve mettere a disposizione? 1, 2 o 3? Facciamo 2, perché c’è chi magari ne impegna 3, chi ne impegna 1. Quindi da 26 ore a settimana si passa a 28. Quindi vi è la tenuta in ordine del registro personale. Una volta i registri erano semplici, voti assenze e poco altro. Oggi, la burocratizzazione capillare della scuola, ha portato a registrare un numero considerevole di dati: programmazioni personalizzate; percorsi didattici; verifiche alternative; una innumerevole serie di valutazioni (una per ogni sfumatura della propria materia), ecc…Per mantenere in ordine un registro così complesso occorre almeno un’ora alla settimana per classe, mediamente un docente ha 3 classi, ergo 3 ore a settimana e le 28 ore diventano 31 (…e ci volevano far compilare anche il Portfolio!).
Poi c’è l’aggiornamento. Conteggiare le ore di aggiornamento è molto difficile. Per un insegnante di storia dell’arte o di lettere, andare da Catania a Firenze, può anche essere un viaggio di piacere, ma è anche un viaggio di aggiornamento. Per un insegnante di lingua inglese, trascorrere 10 giorni a Londra è un viaggio di piacere o di aggiornamento? Leggere un libro, vedere un film, andare ad una mostra, assistere ad una conferenza scientifica, sono aggiornamento? I più direbbero di si, anche se sono cose che con gli stipendi degli insegnanti è sempre più difficile permettersi. Come è aggiornamento la partecipazione a corsi organizzati all’uopo dalle scuole.
E’ così facile dimostrare come le 18 ore a settimana siano in realtà 31, forse 32 o 33, o anche di più.
Poi c’è la questione dei “tre mesi di vacanze l’anno”. Antico retaggio di una scuola che iniziava ad ottobre. Oggi la scuola per un insegnante termina il 30 giugno ed inizia il 1 settembre. Molti istituti sforano ai primi di luglio, alcuni anticipano alla fine d’agosto il ritorno in servizio dei docenti. E’ vero anche che ci sono le vacanze di Natale e di Pasqua. Ma andiamo con ordine. Ogni dipendente pubblico ha diritto a 32 giorni di ferie e a 4 giorni di festività soppresse, totale 36 giorni. Quando un dipendente prende le ferie non si conteggiano le festività e le domeniche. Quindi in 2 mesi, che sono 60 giorni, ci sono 36 giorni di ferie, più 9 domeniche e ferragosto, totale 46 uguali per tutti. La scuola ha quindi 14 giorni in più, ma chi fa esami di maturità fino a metà luglio? Chi deve fare corsi di recupero fin dalla fine di agosto? Chi ha un Collegio Docenti il 3 Luglio? Chi ha una sessione di esami straordinaria il 25 agosto? Diciamo allora che, per tutte queste eventualità, i 14 giorni li facciamo scendere in media a 7. Poi ci sono Natale e Pasqua. Totale 19. Però, di questi giorni 8/9 sono comunque vacanza per tutti (i rossi più le domeniche), quindi restano 10 giorni che sommati ai 7 estivi fanno 17. La scuola fa poco più di due settimane in più di vacanza rispetto a tutti gli altri dipendenti e non tre mesi come si sente sempre dire. Ma, come abbiamo dimostrato, l’insegnante fa anche 13/14 ore di lavoro in più alla settimana, rispetto alle misere 18 ore di cui si parla in giro. In conclusione, un docente svolge un lavoro “nero” o meglio “sottobanco” per quasi il doppio del suo orario di lezioni per tutto l’anno, per avere qualche giorno in più di vacanza; ma se a questo si confronta il fatto che nella pubblica amministrazione ogni dipendente usufruisce di circa 13 giorni l’anno di malattia contro i poco più di 9 del comparto scuola (dati venuti fuori dopo la sfuriata Brunetta contro i fannulloni…), voilà la differenza è colmata.
Bisogna costruire una carriera per gli insegnanti così i più meritevoli verranno retribuiti adeguatamente.
Come si fa a giudicare un insegnante? In base al successo dei suoi alunni? E cosa vuol dire successo? Essere promosso o essere bocciati? Avere sufficiente partendo da zero o avere buono partendo da ottimo? E poi. Un insegnante bravo può essere giudicato dal suo dirigente? O si verrebbe a creare una forma di sudditanza simile a quella che aleggiava in certi uffici pubblici subito dopo la guerra (per tacere del “ventennio”)?
Un bravo medico è colui che dimette un paziente da un ospedale o colui che lo guarisce pur non dimettendolo, o dimettendolo quando è giunto il momento opportuno?
Per anni la scuola ha subito questa stortura. Essa è stata la scuola del successo formativo, quindi non contava cosa un ragazzo sapeva e cosa non sapeva, contava solo che in qualcosa era migliorato rispetto alla partenza del suo percorso scolastico. Così le scuole sono state per anni giudicate in base a quanta alunni venivano promossi non per quello che gli alunni avevano imparato; insomma è come giudicare un ospedale non da quanta gente guarisce ma da quanta gente dimette, poco importa se poi uno va a morire a casa!
Allora, ripeto: come giudicare gli insegnanti? In base a quello che i loro alunni conoscono. Si può provare, ma è ovvio che un insegnante che lavora in periferia non può avere alunni con le stesse conoscenze di un docente che lavora al centro di una città (magari del Nord…). E così siamo punto e accapo.
L’ideale sarebbe testare la conoscenza di un alunno all’inizio di un ciclo di studi e confrontarla con quella che possiede alla fine del ciclo di studi. Ideale, ma giusto? Anche qui ci sono delle difficoltà: un alunno può avere una famiglia che gli permette di apprendere di più con iniziative che con la scuola hanno poco a che vedere (corsi di lingua in Inghilterra; studi di pianoforte; insegnanti privati di latino; ecc…) o avere una famiglia che se ne infischia dell’educazione e dell’istruzione vanificando il lavoro dell’insegnante; in entrambi i casi i docenti non avrebbero modo di influire sul “sapere” del proprio alunni, e quindi sarebbero in giudicabili.
Ancora una volta un buco nell’acqua. Facciamo i concorsi allora! Se vuoi passere al gradino superiore devi sostenere degli esami, devi far vedere che vali di più, allora diventi “docente esperto”. Può anche andare bene, ma chi giudicherà gli insegnanti? E, soprattutto, su cosa verranno giudicati. La scuola è piena di docenti che hanno acquisito un’esperienza tale da essere una ricchezza, ma tale esperienza è di difficile censimento da parte di una commissione concorsuale: ci sono docenti che sanno gestire la disciplina in una classe senza metodi repressivi e note di demerito, come valutare questa capacità? Ci sono docenti che sanno coordinare in modo straordinario i percorsi didattici di un intero Consiglio di Classe, come valutare questa predisposizione? E potremmo continuare all’infinito, con tante piccole ma grandi predisposizioni acquisiti in anni di lavoro o, più semplicemente, come talento di nascita. Una commissione concorsuale non farebbe altro che registrare vuote conoscenze teoriche (e in parte astratte) che hanno poco a che vedere con la pratica di un “docente esperto” (come vorrebbe fosse chiamato la Gelmini).
Allora chi può giudicare? Il dirigente scolastico? Potrebbe rientrare nei suoi compiti (e in parte già lo rientra), ma sarebbe come ritornare cinquanta o sessanta anni indietro quando il capo ufficio poteva disporre di “vita e di morte”. Anche questa una via poco percorribile.
La verità che sta dietro questa fantomatica “carriera” è un’altra. Il messaggio è stato chiaro (lo ha detto la stessa Gelmini), se vi sono meno insegnanti si possono pagare quelli che restano un po’ di più; e, tra quelli che restano, una piccola casta si può retribuire ancora meglio. Un modo come un altro per turare la bocca alla classe docente tutto a scapito di migliaia di precari che da anni svolgono il loro lavoro e che si troverebbero da un giorno all’altro in mezzo alla strada. E di questi giorni, poi, l’idea di “aumentare” le ore dei docenti. Come? Aumentano le ore e aumenta lo stipendio? Difficile se non impossibile, vista l’dea che si vuole risparmiare. Aumentano le ore e diminuiscono le cattedre? Facile, perché un docente che passa da 18 a 24 ore, deve trovare le sei ore in più nella cattedra di un altro docente. Allora, l’equazione è semplicissima. “Rubo” le sei ore ad un precario, le do ad un docente di ruolo pagandolo “appena di più”. Per semplificare: un docente precario guadagna 1200 euro al mese (nette), se le sue 18 ore le divido per tre docenti di ruolo, a loro do 100 euro in più al mese per le ore in più e così risparmio 900 euro (100x3=300; 1200-300=900)! Oppure, le ore in più potrebbero essere date ai “docenti esperti” di cui sopra che verrebbero retribuiti di più, quindi, non tanto per i loro meriti ma perché lavorano di più, dov’è allora la carriera? Se un appuntato prende più di un carabiniere è perché uno è di grado superiore all’altro, se devo lavorare di più per prendere di più a che pro la “carriera”, è scontato che se lavoro di più prendo di più!
Il Grembiule il Voto e…La Condotta!
Se parlate con la maggior parte degli insegnanti quello che salta subito all’occhio e che tutti chiedono maggior rigore, ordine e semplificazione dei giudizi. Portare avanti queste crociate, quindi, significa far ricorso ad una mera azione di captatio benevolentia di vecchio stampo. Un po’ come si cerca di fare con la “carriera” di cui sopra.
Tutti gli insegnanti degni di nota sanno bene che far ricorso ad un brutto voto per ottenere disciplina ed attenzione è una sconfitta. Non ci sono mezzi termini per definirla. Per gli alunni, poi, che superano i limiti (i caratteriali, i dipolari, ecc…), il brutto voto non è la soluzione adeguata, quella più adeguata sarebbe assegnarli un insegnante di sostegno…Ma, abbiamo già visto che a settembre si aprirà la “caccia” agli insegnanti di sostegno e quindi…Allora? Allora è semplice interpretare il brutto voto come un do ut des tra il governo e gli insegnanti: io ti do classi molto più numerose, meno insegnanti di sostegno; ma, in compenso ti do il voto come deterrente umiliante e il voto in condotta come scusa per la bocciatura…
E il grembiule? Magnifica idea, peccato che a scuola ogni alunno possiede uno o più cellulari, uno o più palmari, che, nonostante circolari e controlli, stanno sempre li. Si pensa davvero di riuscire a convincere milioni di ragazzi e di famiglie a rinunciare al griffato? Certo, è una bella crociata che come le vere crociate e le vere guerre distrae dai problemi reali della scuola.
Certo, lo stillicidio quotidiano sulla scuola che ha per protagonisti i vertici del nostro governo è interminabile. “Via gli insegnanti del sud dalla scuola del nord” (dove sono il generale Grant e il generale Lee? Manca solo Abramo Lincoln!); frase che non ha alcun senso se si pensa che senza insegnanti del sud più di metà delle scuole del nord potrebbero chiudere. Oppure, e ancora, “gli insegnanti del sud abbassano la media della scuola Italiana”. Ma come!? Se la scuola del Nord è piena di insegnanti del sud ed è all’avanguardia (dati Ocse), non è certo colpa degli insegnanti se la scuola del sud va male ma dalle infrastrutture. Certo, pensare che si vogliono spendere 4 miliardi di euro per il Ponte sullo Stretto quando quasi il 60% delle scuole italiane non ha un certificato di abitabilità e non è costruita con norme antisismiche fa molto riflettere!
E’ poi di questi giorni la notizia che la scuola Italiana costa 42,5 miliardi di euro. Una cifra pazzesca, ovviamente. Ma lo vogliamo ricordare che il servizio scolastico è destinato a decine di milioni di persone? E che, comunque, questa cifra, per quanto pazzesca, è “solo” il 20% dell’evasione fiscale annua calcolata in 200 miliardi? Poi si potrebbe fare un semplicissimo paragone, il costo previsto per le due Camere del parlamento Italiano per il 2007 è di circa 1,5 miliardi di euro per sostenere il lavoro di 1000 deputati, fate voi una semplice proporzione, o è mera demagogia?
Concludendo…
Uno stato che non investe sull’educazione dei propri giovani e sulla salute dei suoi cittadini non può andare molto lontano. Uno stato che, contemporaneamente, spende e spande per mille indecorose indecenze (e di questi giorni la notizia che un deputato regionale siciliano guadagna 14.000 euro al mese, più di un ministro!), vede ancora più drasticamente ridotta la strada che potrà percorrere in futuro. Certo, l’idea di base, il nocciolo della questione, è un altro. Forse, dietro tutto questo c’è la paura che una scuola di qualità sforni generazioni di cittadini consapevoli, capaci di discernimento e di selettività, chiamiamola “elettorale”. Da sempre l’ignoranza genera controllo (ricordate il Latino del dottor Azzeccagarbugli come rincretinisce il povero Renzo che dalla sua ha anche la giustizia?), e coloro che chi ci governano vogliono forse una società italiana ignorante e facilmente “etere pilotabile”, dove chi se lo può permettere manda i propri figli in una scuola privata, per generare una piccola casta di uomini di potere. Forse…Ma speriamo di no.
NB – TUTTI I DATI PRESENTI SONO TRATTI DAI LIBRI “LA CASTA” E “LA DERIVA” DI S. RIZZO E G.A.STELLA.
Scherzi a parte ammetto di non avere gli strumenti per poter esprimere un giudizio sulla riforma scolastica proposta e quindi mi affido alla competenza del professor Claudio Chillemi vice preside della scuola media statale di Valverde (CT), di cui pubblico integralmente un'illuminante disamina sullo stato della scuola italiana.
Fondazione science fiction magazine
Claudio Chillemi secondo da sinistra
Quello che sta accadendo alla scuola italiana ha il sapore del cataclisma.
Da più parti si cerca di usare pietosi eufemismi per nascondere un semplice dato di fatto: lo stato (quindi noi cittadini) non possiamo più permetterci una scuola pubblica di qualità. Sono state le spese folli degli ultimi decenni, la corruzione diffusa e il relativo sperpero di denaro, la tremenda evasione fiscale, l’incapacità dell’imprenditoria italiana pubblica e privata di produrre ricchezza, sono state tante cose; ma, sta di fatto, che oggi non ci sono i soldi per permettere alla scuola pubblica di funzionare bene e di funzionare al meglio. La scuola, ovviamente, non è la sola cosa che gli italiani non si possono più permettere, accanto ad essa c’è la sanità, anche questa toccata da numerosi e circostanziati aggiustamenti di bilancio; ma, è certo, che la scuola con il suo “quasi milione” di dipendenti, rappresenta per le tasche pubbliche una spesa non indifferente. Ecco dunque i tagli.
Vista così, la vicenda potrebbe anche avere un briciolo di logica. Quando in una famiglia c’è un problema economico, la prima cosa che si fa è risparmiare sulle spese. Buon senso che vale per il micro quanto per il macro cosmo, è ovvio. Ma una famiglia risparmierebbe mai sull’educazione dei figli? Risparmierebbe mai sulle cure sanitarie? Ovviamente no. Nessun padre di famiglia degno di questo nome spenderebbe 1000 euro al mese di telefonate e manderebbe il figlio a lavorare a tredici anni. Ebbene, paradosso dei paradossi, il governo italiano sta pensando di fare questo. Uno stato, infatti, che spende oltre un miliardo di euro l’anno per le consulenze nella pubblica amministrazione; che nel 2004 ha versato 250 milioni di euro per il rimborso delle spese elettorali ai partiti che hanno partecipato alle competizioni europee; che negli ultimi 10 anni ha visto spendere oltre 2,2 miliardi di euro per la gestione del Quirinale; che nel 2006 ha speso 1,4 miliardi per le spese del Senato e della camera; uno stato quindi che sperpera senza pietà, pensa di risparmiare sulla salute e l’educazione dei cittadini!
Questa è già una considerazione aberrante di per se, se non fosse che al peggio non c’è mai fine. Infatti, insieme al forzato e insensato risparmio si vuol far passare anche qualcos’altro: un’inquietante “caccia alle streghe”. La serie di falsità condita con dati statistici confezionati all’uopo, che sono state in questo periodo spacciate per “verità rivelata” sulla scuola, altro non sono che l’alibi con cui si vuole compiere il delitto perfetto. Passiamole in rassegna:
La scuola Italiana ha un rapporto alunni insegnanti più alto che in altri paesi europei, se lo abbassiamo risparmiamo.
Vero. Nei paesi Ocse ci sono 7,5 insegnanti ogni 100 alunni, in Italia 9,1 (ovviamente sarebbe anche interessante vedere il rapporto elettore/rappresentanti in Italia, se si pensa che nel nostro paese vi sono ben 180.000 rappresentanti dal vicesindaco del più piccolo comune al presidente della repubblica, in questo caso il confronto con altri paesi è agghiacciante!). Ma perché accade questo?
L’Italia ha una conformazione geografica particolarissima, piena di comunità montane e insulari. Si calcola che in queste zone sono dislocate circa 2000 scuole (che difatti sono le prime che con ogni probabilità saranno ridimensionate, costringendo magari un bambino di 10 anni ad alzarsi ogni mattina alle 5 per prendere un pullman che dopo un’ora lo porta a scuola!!!), tali istituti sono popolati di classe piccole, addirittura piccolissime, perché se a Salina, facciamo un esempio, ci sono 5 ragazzi in età di terza elementare non si può certo accorpare la classe di Salina con quella di Lipari, c’è il mare in mezzo. E’ evidente che l’incidenza di tali scuole nella media nazionale fa innalzare il rapporto insegnanti alunni di cui sopra. Questa è una rilevazione scientifico-matematica. Ma ci sono altre tre considerazioni, di ordine didattico, pedagogico e anche di maturità e civiltà.
In questo rapporto insegnanti/alunni sono contenuti gli insegnanti di sostegno per i portatori di H. Negli altri paesi i diversamente abili (tranne rari casi) hanno scuole speciali tutte per loro (e chi esce da una di queste scuole è segnato per tutta la vita, ricordate Forrest Gump?); da noi si è fatta una scelta di alta civiltà, questi alunni sono stati inseriti nelle classi degli istituti pubblici aperti a tutti, insieme agli alunni cosiddetti normali, nel tentativo (mai vano) di non ghettizzarli. E’ un errore, questo?
Seconda considerazione, nella scuola di base (le elementari) si è impostato un modulo d’insegnamento che prevede tre insegnanti per due classi (con alcune varianti, esso comunque si basa sulla specializzazione d’insegnamento di ciascun insegnante che può espletare le materie in cui si trova più a suo agio ed è più preparato), questo ha fatto aumentare del 33% il numero degli insegnanti della scuola elementare, ma ha dato a questo arco di studi una dignità tale da essere considerata la migliore scuola di base del pianeta (addirittura diversi esperti del mondo anglosassone e del nord Europa, negli anni passati venivano in Italia a studiare come era “fatta” la nostra scuola elementare). Forse è stato troppo, per l’Italia di oggi. Scusate se siamo stati troppo bravi e fateci tornare al maestro unico armato di bacchetta che mette in riga i bambini con il grembiulino.
Terza ed ultima accezione. Il rapporto docenti/alunni è aumentato anche per il fatto che in molti istituti superiori (soprattutto quelli tecnici e professionali) vi sono molte figure di docenti chiamati “assistenti tecnici o di laboratorio”, vale a dire insegnanti che prendono in consegna le classi per insegnar loro attività pratiche o che assistono l’insegnante curriculare nell’insegnamento di attività pratiche. La loro eventuale scomparsa si commenta da sola in un paese che lamenta sempre la lontananza della scuola dal mondo del lavoro e delle attività pratiche.
E’ tutto qui? No, perché per completezza dobbiamo anche fornire un altro dato. Quanto spende l’Italia per l’Istruzione? Con un rapporto così alto docenti alunni, con tutti gli sprechi si impuntano al sistema scolastico, sarà un’eresia, diranno i più. No! L’Italia spende il 4,6% del PIL per l’Istruzione, contro 7,4 della Svezia, il 7,6 della Norvegia e l’8,4 della Danimarca. Tirate voi le somme!
I docenti Italiani sono sottopagati ma lavorano meno degli altri.
Che i docenti italiani sono sottopagati è vero, non stiamo qui a snocciolare cifre, basti pensare che dopo 15 anni di servizio un docente italiano percepisce 30.000 dollari l’anno (circa 20.000 euro), contro i 40.000 di spagnoli e inglesi e i 50.000 dei tedeschi (un docente italiano percepisce uno stipendio medio mensile inferiore agli uscieri della ARS di Palermo, mica chiacchiere). Molti, però, dicono che il docente italiano lavora meno degli altri. Nella scuola media e superiore 18 ore a settimana. Altra bufala colossale, non tanto perché gli stranieri non lavorano più di 18 ore (in alcuni casi l’orario medio settimanale è di 24, 30, 32 ore), ma perché noi lavoriamo ben più di 18 ore.
In primo luogo le 18 ore sono ore d’insegnamento, ma il contratto nazionale prevede tutta un’altra serie di obblighi orari da rispettare. 80 ore annue di collegi, consigli di classe, riunioni con i genitori, programmazione. 80 ore diviso 35 settimane di scuola sono circa 2,2 ore a settimana. Quindi da 18 siamo già a 20 ore. Poi il contratto dice che la preparazione delle lezioni, dei compiti (e la loro correzione), sono da ritenersi obbligatorie per il docenti (attività funzionali all’insegnamento). Bene, un docente con tre classi, che insegna italiano passerà o no almeno mezz’ora al giorno a preparare la lezione di latino, il compito d’Italiano, la spiegazione di storia? Mezz’ora moltiplicata per i cinque giorni alla settimana d’insegnamento, fa ancora 2,5 ore a settimana. Quindi da 20 siamo già passati a 22 ore (lasciamo stare i decimali, perché magari c’è chi fa qualcosa in più chi fa qualcosa in meno). Poi c’è la correzione dei compiti. Avere 3 classi significa correggere almeno 60 compiti al mese (che sia italiano, lingua, matematica, disegno, ricerche di scienze, di tecnica, e chi più ne ha più ne metta). Quanto tempo ci vuole per correggere 60 compiti? 20 minuti a compito? 30 minuti? 15 minuti? Facciamo 15, giusto per tenerci bassi, e per essere in media, perché c’è chi ha 6 classi e non 3, e chi ne ha 1 sola e non 3. Ma 15 minuti a compito per 60 compiti sono ben 15 ore al mese, 4 ore alla settimana. E quindi già da 22 ore si passa a 26. Poi il contratto dice che il docente deve provvedere a instaurare rapporti costanti con le famiglie (non quindi le riunioni collegiali che fanno parte delle 80 ore di cui sopra). Per instaurare un rapporto costante con le 60 famiglie delle sue tre classi, un docente quante ore settimanali deve mettere a disposizione? 1, 2 o 3? Facciamo 2, perché c’è chi magari ne impegna 3, chi ne impegna 1. Quindi da 26 ore a settimana si passa a 28. Quindi vi è la tenuta in ordine del registro personale. Una volta i registri erano semplici, voti assenze e poco altro. Oggi, la burocratizzazione capillare della scuola, ha portato a registrare un numero considerevole di dati: programmazioni personalizzate; percorsi didattici; verifiche alternative; una innumerevole serie di valutazioni (una per ogni sfumatura della propria materia), ecc…Per mantenere in ordine un registro così complesso occorre almeno un’ora alla settimana per classe, mediamente un docente ha 3 classi, ergo 3 ore a settimana e le 28 ore diventano 31 (…e ci volevano far compilare anche il Portfolio!).
Poi c’è l’aggiornamento. Conteggiare le ore di aggiornamento è molto difficile. Per un insegnante di storia dell’arte o di lettere, andare da Catania a Firenze, può anche essere un viaggio di piacere, ma è anche un viaggio di aggiornamento. Per un insegnante di lingua inglese, trascorrere 10 giorni a Londra è un viaggio di piacere o di aggiornamento? Leggere un libro, vedere un film, andare ad una mostra, assistere ad una conferenza scientifica, sono aggiornamento? I più direbbero di si, anche se sono cose che con gli stipendi degli insegnanti è sempre più difficile permettersi. Come è aggiornamento la partecipazione a corsi organizzati all’uopo dalle scuole.
E’ così facile dimostrare come le 18 ore a settimana siano in realtà 31, forse 32 o 33, o anche di più.
Poi c’è la questione dei “tre mesi di vacanze l’anno”. Antico retaggio di una scuola che iniziava ad ottobre. Oggi la scuola per un insegnante termina il 30 giugno ed inizia il 1 settembre. Molti istituti sforano ai primi di luglio, alcuni anticipano alla fine d’agosto il ritorno in servizio dei docenti. E’ vero anche che ci sono le vacanze di Natale e di Pasqua. Ma andiamo con ordine. Ogni dipendente pubblico ha diritto a 32 giorni di ferie e a 4 giorni di festività soppresse, totale 36 giorni. Quando un dipendente prende le ferie non si conteggiano le festività e le domeniche. Quindi in 2 mesi, che sono 60 giorni, ci sono 36 giorni di ferie, più 9 domeniche e ferragosto, totale 46 uguali per tutti. La scuola ha quindi 14 giorni in più, ma chi fa esami di maturità fino a metà luglio? Chi deve fare corsi di recupero fin dalla fine di agosto? Chi ha un Collegio Docenti il 3 Luglio? Chi ha una sessione di esami straordinaria il 25 agosto? Diciamo allora che, per tutte queste eventualità, i 14 giorni li facciamo scendere in media a 7. Poi ci sono Natale e Pasqua. Totale 19. Però, di questi giorni 8/9 sono comunque vacanza per tutti (i rossi più le domeniche), quindi restano 10 giorni che sommati ai 7 estivi fanno 17. La scuola fa poco più di due settimane in più di vacanza rispetto a tutti gli altri dipendenti e non tre mesi come si sente sempre dire. Ma, come abbiamo dimostrato, l’insegnante fa anche 13/14 ore di lavoro in più alla settimana, rispetto alle misere 18 ore di cui si parla in giro. In conclusione, un docente svolge un lavoro “nero” o meglio “sottobanco” per quasi il doppio del suo orario di lezioni per tutto l’anno, per avere qualche giorno in più di vacanza; ma se a questo si confronta il fatto che nella pubblica amministrazione ogni dipendente usufruisce di circa 13 giorni l’anno di malattia contro i poco più di 9 del comparto scuola (dati venuti fuori dopo la sfuriata Brunetta contro i fannulloni…), voilà la differenza è colmata.
Bisogna costruire una carriera per gli insegnanti così i più meritevoli verranno retribuiti adeguatamente.
Come si fa a giudicare un insegnante? In base al successo dei suoi alunni? E cosa vuol dire successo? Essere promosso o essere bocciati? Avere sufficiente partendo da zero o avere buono partendo da ottimo? E poi. Un insegnante bravo può essere giudicato dal suo dirigente? O si verrebbe a creare una forma di sudditanza simile a quella che aleggiava in certi uffici pubblici subito dopo la guerra (per tacere del “ventennio”)?
Un bravo medico è colui che dimette un paziente da un ospedale o colui che lo guarisce pur non dimettendolo, o dimettendolo quando è giunto il momento opportuno?
Per anni la scuola ha subito questa stortura. Essa è stata la scuola del successo formativo, quindi non contava cosa un ragazzo sapeva e cosa non sapeva, contava solo che in qualcosa era migliorato rispetto alla partenza del suo percorso scolastico. Così le scuole sono state per anni giudicate in base a quanta alunni venivano promossi non per quello che gli alunni avevano imparato; insomma è come giudicare un ospedale non da quanta gente guarisce ma da quanta gente dimette, poco importa se poi uno va a morire a casa!
Allora, ripeto: come giudicare gli insegnanti? In base a quello che i loro alunni conoscono. Si può provare, ma è ovvio che un insegnante che lavora in periferia non può avere alunni con le stesse conoscenze di un docente che lavora al centro di una città (magari del Nord…). E così siamo punto e accapo.
L’ideale sarebbe testare la conoscenza di un alunno all’inizio di un ciclo di studi e confrontarla con quella che possiede alla fine del ciclo di studi. Ideale, ma giusto? Anche qui ci sono delle difficoltà: un alunno può avere una famiglia che gli permette di apprendere di più con iniziative che con la scuola hanno poco a che vedere (corsi di lingua in Inghilterra; studi di pianoforte; insegnanti privati di latino; ecc…) o avere una famiglia che se ne infischia dell’educazione e dell’istruzione vanificando il lavoro dell’insegnante; in entrambi i casi i docenti non avrebbero modo di influire sul “sapere” del proprio alunni, e quindi sarebbero in giudicabili.
Ancora una volta un buco nell’acqua. Facciamo i concorsi allora! Se vuoi passere al gradino superiore devi sostenere degli esami, devi far vedere che vali di più, allora diventi “docente esperto”. Può anche andare bene, ma chi giudicherà gli insegnanti? E, soprattutto, su cosa verranno giudicati. La scuola è piena di docenti che hanno acquisito un’esperienza tale da essere una ricchezza, ma tale esperienza è di difficile censimento da parte di una commissione concorsuale: ci sono docenti che sanno gestire la disciplina in una classe senza metodi repressivi e note di demerito, come valutare questa capacità? Ci sono docenti che sanno coordinare in modo straordinario i percorsi didattici di un intero Consiglio di Classe, come valutare questa predisposizione? E potremmo continuare all’infinito, con tante piccole ma grandi predisposizioni acquisiti in anni di lavoro o, più semplicemente, come talento di nascita. Una commissione concorsuale non farebbe altro che registrare vuote conoscenze teoriche (e in parte astratte) che hanno poco a che vedere con la pratica di un “docente esperto” (come vorrebbe fosse chiamato la Gelmini).
Allora chi può giudicare? Il dirigente scolastico? Potrebbe rientrare nei suoi compiti (e in parte già lo rientra), ma sarebbe come ritornare cinquanta o sessanta anni indietro quando il capo ufficio poteva disporre di “vita e di morte”. Anche questa una via poco percorribile.
La verità che sta dietro questa fantomatica “carriera” è un’altra. Il messaggio è stato chiaro (lo ha detto la stessa Gelmini), se vi sono meno insegnanti si possono pagare quelli che restano un po’ di più; e, tra quelli che restano, una piccola casta si può retribuire ancora meglio. Un modo come un altro per turare la bocca alla classe docente tutto a scapito di migliaia di precari che da anni svolgono il loro lavoro e che si troverebbero da un giorno all’altro in mezzo alla strada. E di questi giorni, poi, l’idea di “aumentare” le ore dei docenti. Come? Aumentano le ore e aumenta lo stipendio? Difficile se non impossibile, vista l’dea che si vuole risparmiare. Aumentano le ore e diminuiscono le cattedre? Facile, perché un docente che passa da 18 a 24 ore, deve trovare le sei ore in più nella cattedra di un altro docente. Allora, l’equazione è semplicissima. “Rubo” le sei ore ad un precario, le do ad un docente di ruolo pagandolo “appena di più”. Per semplificare: un docente precario guadagna 1200 euro al mese (nette), se le sue 18 ore le divido per tre docenti di ruolo, a loro do 100 euro in più al mese per le ore in più e così risparmio 900 euro (100x3=300; 1200-300=900)! Oppure, le ore in più potrebbero essere date ai “docenti esperti” di cui sopra che verrebbero retribuiti di più, quindi, non tanto per i loro meriti ma perché lavorano di più, dov’è allora la carriera? Se un appuntato prende più di un carabiniere è perché uno è di grado superiore all’altro, se devo lavorare di più per prendere di più a che pro la “carriera”, è scontato che se lavoro di più prendo di più!
Il Grembiule il Voto e…La Condotta!
Se parlate con la maggior parte degli insegnanti quello che salta subito all’occhio e che tutti chiedono maggior rigore, ordine e semplificazione dei giudizi. Portare avanti queste crociate, quindi, significa far ricorso ad una mera azione di captatio benevolentia di vecchio stampo. Un po’ come si cerca di fare con la “carriera” di cui sopra.
Tutti gli insegnanti degni di nota sanno bene che far ricorso ad un brutto voto per ottenere disciplina ed attenzione è una sconfitta. Non ci sono mezzi termini per definirla. Per gli alunni, poi, che superano i limiti (i caratteriali, i dipolari, ecc…), il brutto voto non è la soluzione adeguata, quella più adeguata sarebbe assegnarli un insegnante di sostegno…Ma, abbiamo già visto che a settembre si aprirà la “caccia” agli insegnanti di sostegno e quindi…Allora? Allora è semplice interpretare il brutto voto come un do ut des tra il governo e gli insegnanti: io ti do classi molto più numerose, meno insegnanti di sostegno; ma, in compenso ti do il voto come deterrente umiliante e il voto in condotta come scusa per la bocciatura…
E il grembiule? Magnifica idea, peccato che a scuola ogni alunno possiede uno o più cellulari, uno o più palmari, che, nonostante circolari e controlli, stanno sempre li. Si pensa davvero di riuscire a convincere milioni di ragazzi e di famiglie a rinunciare al griffato? Certo, è una bella crociata che come le vere crociate e le vere guerre distrae dai problemi reali della scuola.
Certo, lo stillicidio quotidiano sulla scuola che ha per protagonisti i vertici del nostro governo è interminabile. “Via gli insegnanti del sud dalla scuola del nord” (dove sono il generale Grant e il generale Lee? Manca solo Abramo Lincoln!); frase che non ha alcun senso se si pensa che senza insegnanti del sud più di metà delle scuole del nord potrebbero chiudere. Oppure, e ancora, “gli insegnanti del sud abbassano la media della scuola Italiana”. Ma come!? Se la scuola del Nord è piena di insegnanti del sud ed è all’avanguardia (dati Ocse), non è certo colpa degli insegnanti se la scuola del sud va male ma dalle infrastrutture. Certo, pensare che si vogliono spendere 4 miliardi di euro per il Ponte sullo Stretto quando quasi il 60% delle scuole italiane non ha un certificato di abitabilità e non è costruita con norme antisismiche fa molto riflettere!
E’ poi di questi giorni la notizia che la scuola Italiana costa 42,5 miliardi di euro. Una cifra pazzesca, ovviamente. Ma lo vogliamo ricordare che il servizio scolastico è destinato a decine di milioni di persone? E che, comunque, questa cifra, per quanto pazzesca, è “solo” il 20% dell’evasione fiscale annua calcolata in 200 miliardi? Poi si potrebbe fare un semplicissimo paragone, il costo previsto per le due Camere del parlamento Italiano per il 2007 è di circa 1,5 miliardi di euro per sostenere il lavoro di 1000 deputati, fate voi una semplice proporzione, o è mera demagogia?
Concludendo…
Uno stato che non investe sull’educazione dei propri giovani e sulla salute dei suoi cittadini non può andare molto lontano. Uno stato che, contemporaneamente, spende e spande per mille indecorose indecenze (e di questi giorni la notizia che un deputato regionale siciliano guadagna 14.000 euro al mese, più di un ministro!), vede ancora più drasticamente ridotta la strada che potrà percorrere in futuro. Certo, l’idea di base, il nocciolo della questione, è un altro. Forse, dietro tutto questo c’è la paura che una scuola di qualità sforni generazioni di cittadini consapevoli, capaci di discernimento e di selettività, chiamiamola “elettorale”. Da sempre l’ignoranza genera controllo (ricordate il Latino del dottor Azzeccagarbugli come rincretinisce il povero Renzo che dalla sua ha anche la giustizia?), e coloro che chi ci governano vogliono forse una società italiana ignorante e facilmente “etere pilotabile”, dove chi se lo può permettere manda i propri figli in una scuola privata, per generare una piccola casta di uomini di potere. Forse…Ma speriamo di no.
NB – TUTTI I DATI PRESENTI SONO TRATTI DAI LIBRI “LA CASTA” E “LA DERIVA” DI S. RIZZO E G.A.STELLA.
giovedì 4 settembre 2008
Grazie Peppino !
Cos'altro possiamo aggiungere noi che ti abbiamo conosciuto in questi anni. Senza la tua incontenibile e generosa passione, la comunità di calciocatania.com non sarebbe mai diventata il più importante forum di discussione virtuale dei catanesi pazzi di "calcio Catania" ma soprattutto amanti ed orgogliosi della propria città.
Due settimane fa ci eravamo sentiti, la scomparsa del tuo papà un dolore grande da sopportare, lo capivo, ci ero passato, purtroppo non hai avuto il tempo per continuare a guardare avanti.
Peppino tu eri una persona vera, ci mancherai amico mio, ci mancherà quella tua discreta presenza quella concretezza tutta "macca liotru" di chi non ama apparire ma piuttosto si prodiga per tutta la vita, realizzando con i fatti i propri sogni.
Il tuo estremo gesto di generosità nel donare i tuoi organi, permetterà a qualcuno di continuare a sorridere, temo però che questo sarà difficile per la tua famiglia ed un pò anche che per tutti noi, perché sarà impossibile colmare il vuoto che hai lasciato nei nostri cuori.
Ciao Peppino e ... grazie
Due settimane fa ci eravamo sentiti, la scomparsa del tuo papà un dolore grande da sopportare, lo capivo, ci ero passato, purtroppo non hai avuto il tempo per continuare a guardare avanti.
Peppino tu eri una persona vera, ci mancherai amico mio, ci mancherà quella tua discreta presenza quella concretezza tutta "macca liotru" di chi non ama apparire ma piuttosto si prodiga per tutta la vita, realizzando con i fatti i propri sogni.
Il tuo estremo gesto di generosità nel donare i tuoi organi, permetterà a qualcuno di continuare a sorridere, temo però che questo sarà difficile per la tua famiglia ed un pò anche che per tutti noi, perché sarà impossibile colmare il vuoto che hai lasciato nei nostri cuori.
Ciao Peppino e ... grazie
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