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martedì 29 novembre 2011

Angeli caduti dal cielo ...

Avviso ai naviganti, se non credete e pensate che chi ha fede è un credulone o nel migliore delle ipotesi, un semplice superstizioso, evitate di leggere il resto di questo post.

Tra meno di un mese si festeggerà il 2011esimo anniversario della nascita dell'uomo che ha cambiato per sempre il mondo. Per i cristiani il giorno si chiama Natale, per i sedicenti credenti ma non praticanti, o per gli atei, è semplicemente il periodo dell'anno in cui si mangia di più e si fa shopping selvaggio.

Stanotte, alle prese con la tosse di mia figlia Carla, ho avuto molto tempo per pensare. Così mi è venuta in mente una frase detta da quel bambino una volta diventato adulto «Se non vi convertite e non diventate come fanciulli, non entrerete nel regno dei cieli» (Mt 18,3).

Ma che vuol dire diventare come fanciulli? E perché bisogna diventare come loro per ambire al premio più grande che un credente agogna, la vita eterna?

Sulla copertina della prima edizione del libro Management di Abraham Maslow, c'erano due foto: da un lato dei bambini sorridenti che giocavano, dall'altro un'immagine rubata di un treno della metropolitana di New York la mattina presto all'ora di punta. La didascalia diceva più o meno - come siamo passati da questa fase della nostra vita (i bimbi sorridenti) a quest'altra (riferendosi alle facce tristi della metro)?

I bambini sono esseri fantastici, lo so che il mio stato di neo-papà non mi fa essere il giudice più obiettivo, ma sarà capitato ad ogni genitore di assistere stupefatto ai loro più piccoli progressi e vederli sorridere anche quando stanno male, quasi a ricordare le nostre piccolezze che con 37 di febbre, stiamo a languire su un letto lamentandoci con i nostri rispettivi consorti del destino crudele.

Tornando alla mia piccola Carla, la guardavo mentre poverina non riusciva a dormire. Non un lamento, anzi quando poteva ricambiava le mie carezze con un sorriso. Allora ho compreso pienamente quella frase. I bambini sono angeli caduti dal cielo, e per un periodo più o meno breve, rimangono incontaminati dalle bruttezze di questo mondo.

Spero che ci siano sempre più bambini in questo mondo e che questo Natale, che siate credenti o no, manager o operai, o temporaneamente disoccupati, ci faccia diventare tutti un po più fanciulli.


Gesù tra i bambini - Parrocchiale di Molare (AL)

mercoledì 2 novembre 2011

Quale social network usare?

Questa è una sintesi straordinaria che non richiede più di 30 secondi per essere compresa :-) grazie Marco ;-)

mercoledì 12 ottobre 2011

10 miti da sfatare sull'utilizzo dei social media nel business



Oggi si parla tanto di social media, e su come sia fondamentale la loro assoluta conoscenza per fare business.

Miti su come e perché utilizzare queste reti abbondano, comunque ciò che nessuno di noi può permettersi è quella di stare a guardare tutto svolgersi, specialmente quando questo può avere un'implicazione sul vantaggio competitivo delle nostre aziende.

Prendendo spunto da un interessante articolo che ho letto su Forbes vorrei provare a fare chiarezza sull'utilizzo dei social media nel business, suggerendo per alcuni di essi, dei piani di azione concreti.

Mito 1: Gli aggregatori di News sono morti
Siamo bombardati da notizie, decidere cosa è rilevante o non importante per noi, non mi pare davvero fuori moda.

Mito 2: Tutti sono sui social media
Le statistiche smentiscono clamorosamente questo mito. L'80% delle persone che decidono di acquistare un prodotto, non ne ha mai sentito parlare attraverso i social media. Questa è una tattica per spaventare e per vendere ovviamente spazi pubblicitari. La verità è che i social media non sono sul radar di ognuno - non ancora, comunque.
Piano d'azione: Anche se il vostro target demografico non è sui social media, è possibile sfruttare la potenza del Web, rendendo più facile per i motori di ricerca come Google di trovare il vostro sito web ("ottimizzazione dei motori di ricerca"). Questo non è difficile, ma l'approccio richiede un certo tempo per essere compreso.

Mito 3: Non è possibile realizzare tutto "in casa"
Certo non vi aspettate di sviluppare in poche settimane, un nuovo facebook, a meno che non vi chiamate Mark Zuckerberg. Però con una spesa modica, o sfruttando soluzioni disponibili on line anche gratuitamente, molto può essere fatto.

Mito 4: Si devono spendere ore al giorno su Twitter
Molti utenti anonimi hanno subito ingiunzioni legali per violazione della privacy. Personalmente preferisco nel mio tempo libero, spupazzarmi la mia piccola Carla.

Mito 5: I social media sono solo un canale di comunicazione
A prima vista, i social media possono apparire come un megafono potente. Lo sono, ma non bisogna stupirsi se a volte, la loro efficacia è al di sotto delle aspettative. Inviare un messaggio non è sufficiente. Il mio amico Prof. Phil Clampitt, nel suo libro "Embrace uncertainty" parlava in questi casi di tecnica "Spray and Pray". Quello che conta è il coinvolgimento delle persone e la capacità di mantenere alto il loro livello di attenzione.

Mito 6: I social media possono sostituire i propri siti web
Mi piace paragonare i siti web delle aziende, ai salotti delle nostre case, dove normalmente accogliamo i nostri ospiti più importanti. Chi penserebbe mai di delegare questo ad un conoscente o ad un anonimo vicino di casa.

Mito 7: Bisogna essere presente in ogni social media
Se hai già un account su Facebook, LinkedIN e Twitter, ritieniti più che soddisfatto.
Piano d'azione: Aggiorna il tuo profilo, elimina i messaggi o le foto inappropriate, e assicurati che la mail e le altre informazioni chiave per contattarti e comprendere il tuo profilo professionale, siano costantemente aggiornate.

Mito 8: Non è possibile misurare il ritorno degli investimenti dei social media
Nella progettazione di MBO e Balanced Scored Cards ho imparato che ciò che non può essere misurato, difficilmente assume priorità elevata nei piani di esecuzione.
Piano d'azione: Definisci le metriche ed i ritorni che ti aspetti dall'uso dei social media, così come fai con qualsiasi altro strumento usato nella gestione del business della tua azienda.

Mito 9: I social media sostituiranno i rapporti interpersonali "reali"
Pur avendo negli ultimi 10 anni, apprezzato le potenzialità offerte dalle piattaforme di collaborazione virtuale, non ho trovato ancora nulla di più efficace di una chiacchierata con un collega o un business partner, davanti ad un buon caffé o bevendo una birra insieme la sera in un pub.

Mito 10: Gestire un blog è tempo perso
Può darsi :-) ma mi ostino a pensare che non sia affatto vero. E' vero c'è tanta informazione su internet, perché preoccuparsi di creare un nuovo blog e condividere il proprio punto di vista, le proprie conoscenze?
Ecco perché: Ti dà una voce e almeno un minimo di controllo sull'immagine personale ed aziendale. Certo prerequisito fondamentale alla fine, è che si abbia realmente qualcosa di importante da dire. Astenersi spammer o condivisori di pseudo perle di saggezza.
Piano d'azione: Creare un blog è molto facile, io l'ho imparato 5 anni fa grazie ad un tutorial caricato su You Tube da una ragazzina di 15 anni :-)

Avete altri miti da suggerire? Sono sicuro che la lista sia ben lungi dall'essere completa :-)

giovedì 6 ottobre 2011

Ciao Steve


Stanotte ci ha lasciato un genio, Steve Jobs fondatore e presidente di Apple.

Quando un genio lascia questa terra, è un momento triste per tutta l'umanità, ciao Steve ... grazie



Traduzione discorso ai neolaureati della Stanford University, il 12 giugno 2005:

"È per me un onore essere qui con voi, oggi, alle vostre lauree in una delle migliori università del mondo. Io non mi sono mai laureato. Anzi, per essere onesto, questa è l’esperienza più vicina ad una laurea che mi sia mai capitata. Oggi voglio raccontarvi tre storie della mia vita. Tutto qui, niente di eccezionale: solo tre storie.

La prima storia: unire i puntini
Lasciai il Reed College dopo il primo semestre, ma continuai a frequentare in maniera ufficiosa per circa 18 mesi prima di abbandonare definitivamente. Perché mollai?

Tutto cominciò prima che nascessi. Mia madre biologica era una giovane studentessa di college non sposata e decise di darmi in adozione. Credeva fortemente che avrei dovuto essere cresciuto da persone laureate e fece in modo che tutto fosse organizzato per farmi adottare alla nascita da un avvocato e da sua moglie. Quando arrivai al mando, però, loro decisero all’ultimo minuto che preferivano una bambina. Così i miei genitori, che erano in lista d’attesa, ricevettero una chiamata nel bel mezzo della notte: “C’è un bambino, un maschietto, non previsto. Lo volete?”. Loro risposero: “Certamente”. Solo dopo, mia madre biologica scoprì che mia madre non si era mai laureata e che mio padre non aveva neanche finito il liceo. Rifiutò di firmare le ultime carte per l’adozione. Accettò di farlo mesi dopo, solo quando i miei genitori promisero formalmente che un giorno io sarei andato al college.

Diciassette anni dopo andai al college. Ma ingenuamente ne scelsi uno costoso tanto quanto Stanford e tutti i risparmi dei miei genitori finirono nelle tasse universitarie. Dopo sei mesi, non riuscivo a vederci nessuna vera opportunità. Non avevo idea di quello che avrei voluto fare della mia vita e non vedevo come il college potesse aiutarmi a capirlo. Eppure ero là, a spendere tutti quei soldi che i miei genitori avevano messo da parte lavorando una vita intera. Così decisi di mollare e avere fiducia che tutto si sarebbe risolto nel migliore dei modi. Era piuttosto spaventoso all’epoca, ma guardandomi indietro è stata una delle migliori decisioni che abbia mai preso. Nell’attimo stesso in cui abbandonai il college, smisi di seguire i corsi che non mi entusiasmavano e cominciai invece a frequentare quelli che trovavo più interessanti.

Non fu tutto rose e fiori. Non avevo più una camera nel dormitorio ed ero costretto a dormire sul pavimento delle camere dei miei amici. Riportavo al negozio le bottiglie di Coca Cola vuote per avere i cinque centesimi di deposito e poter comprare da mangiare. E tutte le domeniche camminavo per sette miglia attraverso la città per avere finalmente l’unico buon pasto della settimana all’Hare Krishna. Adoravo tutto questo. E quello che trovai seguendo la mia curiosità e la mia intuizione risultò, solo dopo, essere senza prezzo.

Vi faccio subito un esempio. Il Reed College all’epoca offriva probabilmente la migliore formazione del Paese in calligrafia. In tutto il campus ogni poster, ogni etichetta, ogni cartello era scritto a mano con grafie bellissime. Dato che avevo mollato i corsi ufficiali, decisi che avrei seguito il corso di calligrafia per imparare a scrivere così. Fu lì che imparai i caratteri serif e sans serif, la differenza tra gli spazi che dividono le differenti combinazioni di lettere, quello che rende eccezionale un’eccezionale stampa tipografica. Era bello, storico, artistico e raffinato in un modo che la scienza non è in grado di offrire e io ne ero completamente affascinato.

Nessuna di queste cose però aveva alcuna speranza di trovare un’applicazione pratica nella mia vita. Ma dieci anni dopo, quando ci trovammo a progettare il primo Macintosh, tutto quello che avevo imparato mi tornò utile. E lo utilizzammo tutto per il Mac. E’ stato il primo computer dotato di una bellissima tipografia. Se non avessi mai lasciato il college e non avessi mai partecipato a quel singolo corso, il Mac non avrebbe probabilmente mai avuto caratteri tipografici differenti o font spaziati in maniera proporzionale. E dato che Windows ha copiato Mac, è probabile che non ci sarebbe stato nessun personal computer con quelle capacità. Se non avessi mollato il college, non avrei mai frequentato quel corso di calligrafia e i personal computer potrebbero non avere quelle stupende capacità tipografiche che ora hanno. Chiaramente, quando ero al college, era impossibile unire i puntini guardando al futuro. Ma è diventato molto, molto chiaro dieci anni dopo, quando ho potuto guardarmi indietro.

Di nuovo, non è possibile unire i puntini guardando avanti; potete solo unirli guardandovi indietro. Dovete aver fiducia che, in qualche modo, nel futuro, i puntini si potranno unire. Dovete credere in qualcosa – il vostro ombelico, il destino, la vita, il karma, qualsiasi cosa. Questo tipo di approccio non mi ha mai lasciato a piedi e ha sempre fatto la differenza nella mia vita.


Seconda storia: l’amore e la perdita
Io sono stato fortunato: ho trovato molto presto quello che amo fare. Io e Woz fondammo la Apple nel garage della casa dei miei genitori quando avevo appena 20 anni. Lavorammo duramente e in 10 anni Apple, da quell’azienda fatta di noi due e un garage, si è trasformata in una compagnia da due miliardi di dollari con oltre quattromila dipendenti. L’anno prima realizzavamo la nostra migliore creazione – il Macintosh – e io compivo 30 anni. L’anno seguente fui licenziato.

Come si fa ad essere licenziati dall’azienda che tu stesso hai creato? Facile: quando Apple divenne più grande, assunsi qualcuno che ritenevo avesse molto talento e capacità per guidare l’azienda insieme a me e per il primo anno le cose andarono molto bene. Ma poi le nostre visioni del futuro cominciarono a divergere e alla fine arrivammo ad uno scontro. Quando questo successe, la commissione dei direttori si schierò dalla sua parte. Quindi, a 30 anni, io ero fuori. E in maniera piuttosto plateale. Quello che era stato il principale scopo della mia vita adulta era perso e io devastato.

Per alcuni mesi non seppi assolutamente che cosa fare. Mi sentivo come se avessi tradito la generazione di imprenditori prima di me – come se avessi lasciato cadere la fiaccola che mi era stata passata. Incontrai David Packard e Bob Noyce e tentai di scusarmi per aver rovinato tutto così malamente. Fu talmente un fallimento pubblico che presi anche in considerazione l’ipotesi di scappare via dalla Silicon Valley. Ma qualcosa lentamente cominciò a crescere in me: amavo ancora quello che avevo fatto. Ciò che era successo alla Apple non aveva cambiato di un bit questo amore. Ero stato respinto, ma ero sempre innamorato. E per questo decisi di ricominciare da capo.

Non me ne resi conto allora, ma essere licenziato dalla Apple era stata la miglior cosa che mi potesse capitare. La pesantezza del successo era stata rimpiazzata dalla leggerezza di essere di nuovo un debuttante, senza più certezze su niente. Mi liberò dagli impedimenti consentendomi di entrare in uno dei periodi più creativi della mia vita.

Durante i cinque anni successivi fondai un’azienda chiamata NeXT, un’altra azienda chiamata Pixar e mi innamorai di una donna meravigliosa che sarebbe poi diventata mia moglie. Pixar produsse il primo film d’animazione digitale, Toy Story, e adesso è lo studio di animazione più famoso al mondo. In un significativo susseguirsi di eventi, la Apple comprò NeXT, io ritornai alla Apple e la tecnologia sviluppata da NeXT è ora il cuore dell’attuale rinascita di Apple. E io e Laureen abbiamo una meravigliosa famiglia.

Sono sicuro che niente di tutto questo sarebbe successo se non fossi stato licenziato dalla Apple. Fu una medicina molto amara, ma credo che il paziente ne avesse bisogno. Qualche volta la vita ci colpisce come un mattone in testa. Ma non perdete la fede. Sono convinto che l’unica cosa che mi trattenne dal mollare tutto sia stato l’amore per quello che ho fatto. Dovete trovare quello che amate. E questo vale sia per il vostro lavoro che per i vostri affetti. Il vostro lavoro riempirà una buona parte della vostra vita e l’unico modo per essere realmente soddisfatti è fare quello che riterrete un buon lavoro. E l’unico modo per fare un buon lavoro è amare quello che fate. Se ancora non l’avete trovato, continuate a cercare. Non accontentatevi. Con tutto il cuore, sono sicuro che capirete quando lo troverete. E, come in tutte le grandi storie, diventerà sempre più bello con il passare degli anni. Perciò continuate a cercare finché non lo avrete trovato. Non vi accontentate.


La terza storia: la morte
Quando avevo 17 anni lessi una citazione che suonava più o meno così: “Se vivrai ogni giorno come se fosse l’ultimo, sicuramente una volta avrai ragione”. Mi colpì molto e da allora, per gli ultimi 33 anni, mi sono guardato ogni mattina allo specchio chiedendomi: “Se oggi fosse l’ultimo giorno della mia vita, vorrei fare quello che sto per fare oggi?”. E ogni qualvolta la risposta era “no” per troppi giorni di fila, capivo che c’era qualcosa che doveva essere cambiato.

Ricordarmi che morirò presto è il più importante strumento che io abbia mai trovato per fare le grandi scelte della mia vita. Perché quasi tutte le cose – tutte le aspettative di eternità, tutto l’orgoglio, tutte le paure di imbarazzi o fallimenti – svaniscono di fronte all’idea della morte, lasciando solo quello che c’è di realmente importante. Ricordarsi che dobbiamo morire è il modo migliore per non cadere nella trappola di pensare che abbiamo qualcosa da perdere. Siete già nudi. Non c’è ragione per non seguire il vostro cuore.

Circa un anno fa mi fu diagnosticato un cancro. Alle sette e mezzo del mattino feci la scansione che mostrava chiaramente un tumore al pancreas. Non sapevo neanche che cosa fosse un pancreas. I dottori mi dissero che si trattava di un cancro che era quasi sicuramente di tipo incurabile e che avrei avuto si e no 3 mesi di vita. Mi dissero di andare a casa e sistemare le mie faccende (che è il codice dei dottori per dirti di prepararti a morire). Questo significa che dovevo prepararmi a dire ai miei figli, in pochi mesi, tutto quello che pensavo di avere ancora una vita per dire. Significa che dovevo essere sicuro che tutto fosse organizzato in modo tale che per la mia famiglia fosse il più semplice possibile. Significa che dovevo dire i miei “addii”.

Vissi con il responso di quella diagnosi per tutto il giorno. Quella sera mi fecero una biopsia, in cui ti infilano un endoscopio giù per la gola, attraverso lo stomaco fino all’intestino per inserire un ago nel pancreas e prelevare alcune cellule del tumore. Io ero sotto anestesia, ma mia moglie – che era lì – mi raccontò che quando i medici videro le cellule al microscopio iniziarono a piangere, perché avevano appena scoperto che avevo una forma di cancro molto rara e curabile con un intervento chirurgico. Mi sottoposi all’intervento chirurgico e adesso sto bene.

Quella fu la volta in cui mi avvicinai di più alla morte e spero che, per qualche decennio, sia anche l’ultima. Essendoci passato, posso parlarvi adesso con un po’ più di certezza di quando la morte fosse per me solo un concetto astratto.

Nessuno vuole morire. Anche le persone che vogliono andare in paradiso non vogliono morire per andarci. Ma comunque la morte è la meta che tutti abbiamo in comune. Nessuno gli è mai sfuggito. Ed è come deve essere, perché molto probabilmente la morte è la più grande invenzione della vita. E’ l’agente di cambiamento della vita. Spazza via il vecchio per far posto al nuovo. Ora, il nuovo siete voi, ma un giorno non troppo lontano diventerete gradualmente il vecchio e sarete spazzati via. Mi dispiace essere così drammatico, ma è la pura verità.

Il vostro tempo è limitato, per cui non lo sprecate vivendo la vita di qualcun altro. Non fatevi intrappolare dai dogmi, seguendo i risultati del pensiero di altre persone. Non lasciate che il rumore delle opinioni altrui offuschi la vostra voce interiore. E, cosa più importante, abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e le vostre intuizioni. In qualche modo loro sanno che cosa volete veramente. Tutto il resto è secondario.

Quando ero ragazzo esisteva una meravigliosa rivista che si chiamava The Whole Earth Catalog, che era una delle bibbie della mia generazione. Fu creata da Stewart Brand non molto lontano da qui, a Menlo Park, e Stewart ci mise dentro tutto il suo tocco poetico. Era la fine degli anni Sessanta, prima dei personal computer e dell’editoria elettronica, quindi la rivista era interamente creata con macchine da scrivere, forbici e polaroid. Era una specie di Google in versione cartacea, 35 anni prima che Google fosse inventato: era idealistica, traboccante di strumenti chiari e concetti meravigliosi.

Stewart e il suo gruppo pubblicarono vari numeri di The Whole Earth Catalog e quando arrivarono alla fine del loro percorso, pubblicarono il numero finale. Era più o meno la metà degli anni Settanta e io avevo la vostra età. Nell’ultima pagina di questo numero c’era una fotografia di una strada di campagna al mattino presto, quel tipo di strada dove potreste trovarvi a fare l’autostop se siete abbastanza avventurosi. Sotto la foto erano scritte queste parole: “Stay Hungry. Stay Foolish”, siate affamati, siate folli. Era il loro messaggio di addio. Stay Hungry. Stay Foolish. Io me lo sono sempre augurato per me stesso. E adesso che vi laureate per cominciare una nuova vita, lo auguro a voi. Stay Hungry. Stay Foolish. Grazie a tutti.
" Steve Jobs

giovedì 22 settembre 2011

Settembre ...

Odio Settembre ... o meglio odiavo Settembre.

Settembre è il mese dei cambiamenti, questa alla fine è stata la mia conclusione.

Nel Settembre del 1969 fui concepito, nel Settembre 1996 trovai il mio primo posto di lavoro ed il giorno dopo mia madre ci lasciò.

A lei, oggi che sono padre mi capita spesso di pensare. Gli anni sono anestetici che una canzone triste riesce a neutralizzare.

Settembre ... ancora una volta sono pronto a cambiare ...

martedì 20 settembre 2011

La colpa della crisi? Sempre di qualcun altro

Il declino del nostro paese continua e viene certificato da Standard and Poor's che nella notte, ha diminuito di un punto il voto al debito italiano: siamo scesi da A+ ad A.

Invece di riflettere sulle cause ed accelerare le necessarie riforme, il presidente del consiglio, ancora una volta, ritiene di altri la causa dei problemi del nostro paese. La decisione di S&P è secondo il premier, colpa esclusiva della stampa (di sinistra? Quale?).

Non sorprende certo questa presa di posizione, del resto tre anni fa le cause della crisi erano secondo Silvio Berlusconi, puramente di natura psicologica. Per rafforzare la sua tesi e silenziare tali voci, il presidente del consiglio aveva suggerito alle aziende di non acquistare spazi pubblicitari dalla RAI e da quegli organi di comunicazione che si ostinavano ancora a dire che il mondo e l'Italia erano davanti ad una crisi economica paragonabile a quella del 1929.

Senza approfondire ulteriormente questa abnorme dichiarazione, ulteriore esempio dell'anomalia politica italiana e dello scandaloso conflitto d'interesse del premier, proviamo ad analizzare alcuni numeri:

La spesa pubblica nel nostro paese, pesa il 52% della ricchezza prodotta ogni anno; i tedeschi spendono il 35%. Nel nostro paese, meno dell'1% del PIL viene speso in ricerca e sviluppo ed innovazione mentre in paesi come Svezia, Finlandia, Giappone, Corea del Sud l'investimento supera il 3%.

Negli ultimi 17 anni Silvio Berlusconi è stato presidente del consiglio per tre volte. Negli ultimi 10 anni ha governato per otto. Ma è mai possibile che le responsabilità della crisi e del declino del nostro paese siano da addebitare sempre ad altri?

Adolf Hitler, quando l’esercito russo nell’aprile del 1945 stava radendo al suolo Berlino e la Germania stava collassando su se stessa, ebbe l’arroganza di dire che quello che stava succedendo era tutta colpa dell’esercito/popolo tedesco che non aveva saputo combattere con determinazione (povero popolo).

Per capire il presente, non bisognerebbe mai dimenticare il passato.

domenica 28 agosto 2011

Al Catania lo scudetto 2011 dei bilanci della serie A

Sono stati da poco pubblicati i bilanci delle squadre di serie A relativi all'esercizio 2010 - 2011.

I campioni d'Italia del Milan, si sono rivelati secondi nell'ammontare delle passività (-84 milioni) dietro ai cugini dell'Inter (-224 milioni).

Se si guarda invece alla capacità di gestire entrate ed uscite, senza dubbio lo scudetto dei bilanci va al Calcio Catania che ha chiuso l'esercizio con un utile di 13,5 milioni di euro. Un record se si tiene conto che la società etnea può contare solo su 45 milioni di ricavi contro i 323 dell'Inter ed i 253 del Milan.

Insieme al Catania solo altre 4 società hanno chiuso in attivo il bilancio: Juventus (4,5), Lazio (1,6), Napoli (10), Palermo (0,7). Mente l'Udinese che ha raggiunto una storica qualificazione ai preliminari di champions league, ha chiuso il bilanco d'esercizio in pareggio.

E' il costo del personale che incide maggiormente sui bilanci delle società. Nei casi estremi gli emolumenti dei tesserati pesano fino all'80% del totale dei ricavi.

Ciò che preoccupa però è l'impietoso confronto dei ricavi delle squadre più titolate, rispetto alle concorrenti europee - I ricavi di Inter, Milan e Juve si aggirano attorno ai 200-250 milioni, mentre le grandi squadre europee sono sui 400-500.

Questa situazione è chiaramente non sostenibile e giustifica in parte, l'attuale declassamento della serie A rispetto alle altre leghe europee - quarti adesso nel ranking uefa dietro a Inghilterra, Spagna e Germania e tallonati dal campionato francese e perfino da quello portoghese.

Il Catania ha davvero tracciato la strada. La ricetta è semplice, ma di difficile implementazione senza un radicale cambiamento dell'attuale governance della serie A.

1. Diversificazione ed aumento delle entrate - oggi in gran parte legate ai diritti TV;
2. Investimento nei settori giovanili e nelle infrastrutture sportive;
3. Contenimento dei costi mai superiori ai ricavi d'esercizio.

Complimenti al Catania per questo scudetto che forse non esalterà i propri tifosi, ma che è base fondamentale per costruire un futuro sostenibile in pianta stabile nella massima serie.

sabato 27 agosto 2011

Meglio una "galina" d'oro domani che un uovo oggi ...

Il Catania è una piccola società e non può rinunciare a capitalizzare, ottenendo le plusvalenze necessarie per avere i fondi che servono a competere nel campionato di serie A.

Sapevamo tutti che per giocatori come Vargas, Silvestre, Martinez ieri, e domani Maxi Lopez, il Catania rappresentava e rappresenta, solo una fase transitoria della loro carriera.

Ma sarebbe un errore vendere oggi Maxi Lopez alla Fiorentina, alla cifra che pare essere stata proposta (7-8 milioni).

Alla cifra sopra riportata il Catania riuscirebbe quasi a triplicare l'investimento fatto un anno e mezzo fa, ma perché accontentarsi di questa cifra oggi, quando domani si potrebbe ottenere molto di più?

Non mi pare ci sia questa necessità impellente di fare cassa, né una posizione forte del calciatore che pare ragazzo intelligente e forse sa che Firenze, oggi, non rappresenta più quel salto di qualità a cui potrebbe ambire.

Provo a riassumere meglio le ragioni per cui oggi non ha senso vendere a quelle cifre Maxi:

1. Non c'é pressione lato finanziario.
Anche con gli ultimi acquisti/cessioni in ballo, il bilancio del mercato si chiuderà in attivo.

Provando a fare una stima (non conosco le cifre esatte) il Catania chiuderebbe questa sessione di mercato con un attivo di circa 1-2 milioni di euro a fronte di:

Vendite
Silvestre = 8 Milioni
Pesce+Morimoto+Martinho+Plasmati 1,5 milioni

Acquisti
Terracciano+Lodi+Keko+Suazo+Almiron+Paglialunga+Lanzafame = 2 milioni

Minimo al momento ci sono 5-6 milioni di plusvalenza che si ridurrebbero a circa 1-2 se venissero confermati gli acquisti di Bergessio, Kone e Mori (considerando le relative cessioni di Ledesma, Del Vecchio, Agustyn, Marchese + prestiti onerosi di Sciacca e Moretti).

2. L'offerta è fuori mercato.
7-8 ma anche 9 milioni, sono valutazioni assolutamente fuori mercato per Maxi Lopez. Vorrei citare solo uno degli ultimi "affari" - Osvaldo pagato dalla Roma 17 milioni di euro (inclusi bonus).

3. Mercato estivo vs. Mercato invernale.
Questa estate di soldi se ne sono visti davvero pochi in giro, ma a Gennaio molte società saranno con l'acqua alla gola e se vorranno Maxi di milioni ce ne vorranno almeno 15 ...

Questo lato finanziario; proviamo ad analizzare invece il lato tecnico.

L'apparente abbondanza in attacco va gestita e meglio considerata. Attendere fino a Gennaio darebbe a Suazo la possibilità di tornare in forma, a Catellani l'occasione di confrontarsi con la serie A senza forti pressioni, a Berghessio (do per scontato il suo arrivo) l'occasione di riconfermarsi ai livelli visti lo scorso anno.

Quindi, sapendo di non dover certo insegnare il mestiere ad un grande direttore sportivo come Pietro Lo Monaco, penso che a Catania sarebbe meglio una "Galina d'oro" domani che l'ovetto offerto dalla Fiorentina oggi ...

venerdì 26 agosto 2011

Sciopero dei calciatori o dei presidenti?

Per la seconda volta nella storia della serie A, il campionato non partirà regolarmente. La causa: lo sciopero dei calciatori ...

Premesso che chi scrive, ritiene davvero che la stragrande maggioranza dei calciatori siano dei ragazzini viziati, in questo caso le cose non sono come appaiono. Usando i calciatori come specchietti per le allodole, pare esserci in atto, una lotta politica tra lega e federazione.

Facendo riferimento al possibile contributo di solidarietà indicato nella recente manovra finanziaria del governo; i politici non si sono lasciati sfuggire l'occasione per distogliere il biasimo popolare sulla loro casta, additando al pubblico ludibrio un'altra casta, quella dei calciatori.

In merito a quest'ultimo punto - Dura lex sed lex ! Se hai firmato un contratto in cui ti impegni a pagare una cifra netta, poco importa se ci sono nuove tasse o detrazioni. In realtà nel primo governo Berlusconi, l'aliquota IRPEF massima fu portata dal 43% al 39%, non mi pare che nessun presidente abbia riconosciuto il 4% di guadagno fiscale ai propri dipendenti che avevano concordato una retribuzione netta ...

Invece nei contratti stipulati con gli atleti, come accade a noi comuni mortali, in cui la retribuzione è indicata come "lorda", eventuali aumenti di tasse o detrazioni, hanno un immediato impatto sulla busta paga del dipendente.

Ad oggi pare che le grandi abbiano creato contratti in cui le retribuzioni sono indicate al netto; in questo caso la società agisce nei fatti come sostituto d'imposta.

La maggior parte delle piccole e medie società di serie A, hanno stipulato contratti in cui la retribuzione è indicata al lordo. In questo caso non mi pare che i calciatori abbiano posto delle obiezioni. Del resto in un modo o nell'altro, loro le tasse, come tutti i dipendenti, le hanno sempre pagate.

Traete voi adesso le vostre conclusioni. Prima di sparare sentenze e farvi manipolare, informatevi ... questo è uno sciopero ... si ma da parte dei presidenti non dei calciatori ...

giovedì 4 agosto 2011

Calcio Catania sei anni in serie A: bilancio positivo

Domenica 7 agosto allo stadio Angelo Massimino, verrà presentata ai tifosi del Catania, la squadra che disputerà per il sesto anno consecutivo, il campionato della massima serie.

Sei anni consecutivi in serie A, non avveniva dalla metà degli anni 60. Dai tempi del presidente Marcoccio, delle imprese epiche al vecchio cibali contro l'Inter del Mago Herrera; ere geologiche, dal punto di vista calcistico.

Il presidente del Catania, Antonino Pulvirenti, ha recentemente dato un nome ed un cognome all'autore di questo miracolo. Pietro Lo Monaco, l'attuale amministratore delegato del Catania, è stato definito dal presidente "il Messi del Catania".

In realtà Lo Monaco pesa oggi per il Catania, più di Messi al Barcellona ...

Se non gioca Messi, i blaugrana possono contare su almeno un'altra ventina di campioni, mentre a Catania, Lo Monaco gestisce in pratica tutto, dal gelataio con l'ape piaggio che si ferma davanti ai cancelli di torre del grifo, al marketing, al calciomercato a finire ai bilanci ...

E' su quest'ultimo punto che vorrei soffermarmi. Il Catania da quando è stato promosso in A, ha sempre registrato profitti: nei primi quattro anni 19 milioni.

Nella stagione 2009-10 i 20 club italiani hanno bruciato 193,5 milioni di euro. Erano soltanto quattro i club su venti a produrre utili: la Fiorentina 4,4 milioni, il Catania 2,5, il Livorno (poi retrocesso) 1,8 e il Napoli 0,3.

Buttandola sul semplice ... fare 2,5 milioni di utili significa avere avuto meno costi dei ricavi per un ammontare vicino a quella cifra. Non parliamo di centinaia di milioni ma di 1-2 milioni ... questo significa che basta un acquisto sbagliato, un ingaggio più elevato, una mancata cessione (plusvalenza) per iniziare a percorrere una strada pericolosa, molto pericolosa ...

Quindi i margini che ha Lo Monaco per muoversi sul mercato, sono molto più limitati di quello che molti tifosi rossazzurri vogliono fare credere.

Lo slogan "puvvirenti nesci i soddi" (Pulvirenti tira fuori i soldi) non va neanche bene, perché sempre supponendo che il presidente abbia voglia di mettere ulteriormente a rischio il suo patrimonio personale (modello sensi per intenderci) le nuove norme UEFA, prima o poi glielo impediranno (fair play finanziario).

Le società di calcio in futuro devono andare avanti con la cosiddetta gestione caratteristica, cioè autofinanziandosi, utilizzando esclusivamente le risorse che sono in grado di produrre.

Qui sta il busillisi del Catania e le ragioni per cui io, innamorato pazzo della mia città e dei colori rossazzurri, continuo a scrivere che siamo una piccola realtà calcistica.

Il Catania genera ricavi tra i 30 ed i 40 milioni di euro. Noccioline se pensate la struttura dei costi ed il contesto in cui la squadra deve competere.

Quando i tuoi concorrenti sono in grado di generare ricavi 5-10 volte superiori, non c'é spazio per romantici voli pindarici, ma si può andare avanti solo guardando ai bilanci ed alla solidità finanziaria della società.

Chi non capisce questo va svegliato ... perché il mondo che immagina, non esiste più ...

venerdì 29 luglio 2011

Cosa è la destra cosa è la sinistra

Nel Gennaio del 2003 veniva a mancare Giorgio Gaber, un grande genio a mio modesto parere. Con la sua divertente ironia, Gaber diceva che erano poco serie le persone che parlavano di sinistra e destra.

Come dargli torto. Oggi siamo stati ingabbiati in uno schema rigido: o sei di destra o sei di sinistra.

Se indichi qualcosa che non va, ad esempio un ministro delle finanze che evade le tasse, qualcosa che in uno stato normale causerebbe le dimissioni istantanee dello stesso e l'organizzazione di un cargo spaziale per Marte, per assicurarsi che il tizio non faccia più danni sulla terra; vieni tacciato di essere di "sinistra" e subito ti vengono citate le malefatte dell'altra parte politica (il PD meno elle come lo chiama giustamente Beppe Grillo).

Tornando a destra e sinistra, io non ricordo un governo più statalista di quello che al momento è al potere. Questo governo venduto come di "destra", annovera tra le sue fila socialisti storici come Giulio Tremonti (il ministro delle finanze sopra citato), Renato Brunetta, Roberto Maroni e Maurizio Sacconi per citarne alcuni. Non stupisce quindi che sia impossibile citare una sola riforma "liberale" attuata dai vari dicasteri presieduti da Silvio Berlusconi.

Di contro un governo di "sinistra" come quello presieduto da un vecchio "democristiano" come Romano Prodi, non ha esitato a privatizzare (svendendole) aziende di stato che davano lavoro a centinaia di migliaia di persone. Il "comunista" Bersani aveva addirittura provato ad eliminare gli ordini professionali. Roba che neanche il più accanito dei "liberali" si è mai sognato di attuare ...

E' chiaro che uno non capisce più nulla se rimane imbrigliato in questa specie di diatriba che ricorda più uno scontro tra tifoserie allo stadio che un dibattito politico tra schieramenti che propongono soluzioni diverse ai gravi problemi del paese.

Sfido chiunque a leggere i programmi degli schieramenti e solo in base a questa informazione, stabilire la parte politica che gli ha proposti.

Io credo che questo paese uscirà fuori da questa crisi economica e di valori solo se gli italiani romperanno questo finto paradigma, smettendo di comportarsi da tifosi, guardando non agli schieramenti ma alla credibilità ed onestà degli uomini politici ed ai contenuti delle loro proposte.


giovedì 28 luglio 2011

Che fine ha fatto la mia Catania?

Un articolo del corriere del mezzogiorno fa una spietata analisi del degrado che ha colpito la mia città natale negli ultimi 15 anni.

C'era una volta la movida catanese. A cavallo tra gli anni '80 e '90 il centro storico tornava a essere il salotto buono della città. In piazza Bellini e nel dedalo di viuzze che la circonda nascevano decine e decine di pub che diventarono la fucina e la vetrina per tante band rock indigene. Ben presto si iniziò a parlare di Catania come la «Seattle del Sud».

Questa descrizione fa parte ormai del passato. Piange il cuore a vedere come hanno ridotto la mia amata Catania. La lasciai con le lacrime agli occhi 15 anni fa, giurai a me stesso che sarai tornato, ma ogni volta che ci vado la trovo peggiorata e quella voglia, mi vergogno a dirlo, negli anni è svanita ...

mercoledì 27 luglio 2011

La colpa è sempre del diverso ...

Borghezio, europarlamentare della legha, ha commentato così la strage avvenuta in Norvegia: "Quando una popolazione si sente invasa, poi nascono dei fenomeni di reazione, anche se gli eccessi sono da condannare" ...

Quindi alla fine, per la felicità di Belpietro che all'indomani aveva addossato (senza alcuna prova) le responsabilità della strage ai "fondamentalisti" islamici, le cause della strage alla fine sono sempre da addebitare indirettamente a quest'ultimi, perché se non ci fossero stati in Norvegia, non ci sarebbe neanche stato un anti islamico nazista ad ammazzare 90 persone ...

Come dire se vuoi sconfiggere la pedofilia elimina i bambini ...

venerdì 17 giugno 2011

L'illusione del multitasking ...

Con la recente esplosione della tecnologia cellulare e la diffusione degli smart phone e dei siti web di social networking come Facebook e Twitter, un osservatore casuale potrebbe comprensibilmente concludere che i rapporti umani sono fioriti come mai prima. Ma secondo la professoressa dell' MIT, Sherry Turkle questa assunzione sarebbe assolutamente errata.

In merito poi all'aumento della capacità produttiva, anche se evidenti miglioramenti sono riscontrabili grazie all'aumentata efficienza delle interazioni ed all'ottimizzazione dei processi lavorativi, è pura illusione affermare che l'uomo sia padrone del tempo e sia in grado di amplificare la propria capacità produttiva attraverso il "multitasking".

Così come avviene nei PC, la cui capacità di elaborazione è limitata dal numero di operazioni che possono essere svolte nell'unità di tempo dai microprocessori, così il nostro cervello, se sottoposto a più compiti contemporaneamente, tende a far degradare le prestazioni se paragonate a quelle svolte singolarmente.

Nel terzo e ultimo volume di una trilogia che analizza l'interazione tra esseri umani e tecnologia "Alone Together: Why We Expect More from Technology and Less from Each Other", la Turkle afferma che noi tendiamo ad associare qualità umane agli oggetti e viceversa a trattare gli altri come delle cose.

Nella sua ricerca, in cui sono state analizzate interazioni che vanno dall'invio di sms, mail, instant messaging fino all'uso di cuccioli di foca robot nelle case di cura come surrogati di un'ipotetica compagnia, la Turkle dipinge un ritratto che fa riflettere e mostra una paradossale disconnessione tra le persone, dispetto alle opportunità offerte dall'espansione delle connessioni virtuali ed all'utilizzo di Internet.

Il messaggio della professoressa in sintesi è che la specie umana deve prevenire la possibilità di diventare schiavi della tecnologia invece che padroni della stessa.

venerdì 20 maggio 2011

Troppo presto per festeggiare una nuova Milano

Piazzale Lavater a Milano cartelli di protesta anti Moratti

Facendo un giro per Milano si capisce subito che i consensi ottenuti da Giuliano Pisapia al primo turno delle elezioni milanesi, siano più dovuti ai demeriti dell'attuale sindaco Letizia Moratti che alle qualità di un uomo che tutti, compreso gli avversari politici più onesti ed equilibrati, ritengono un vero e proprio galantuomo.

Certo se un sindaco uscente che investe qualcosa come 20 milioni di euro per una campagna elettorale, ottiene solo il 41% alle urne, allora vuol dire che i cittadini che lo avevano votato, hanno voluto chiaramente dire che la persona ha fallito nell'amministrare la propria città.

Ma chi si aspettava toni diversi nella contro offensiva del centro destra, basati su un confronto tra progetti e la capacità di amministrare la città, è rimasto deluso.

Il PDL sta tentando di innescare, con tentativi tanto patetici che grossolani, cupe paure tra i cittadini. Daniela Santanchè (nata Garnero) ha affermato che una sconfitta della Moratti (nata Brichetto Arnaboldi), porterebbe la droga a Milano che si sia consultata con l'ex sottosegretario Miccichè che la cocaina se la faceva portare direttamente al ministero dell'economia?

Umberto Bossi, un altro di quelli del partito dei moderati, ha dato semplicemente del pazzo all'avvocato milanese. Secondo l'arguto leader ella lega, Pisapia starebbe progettando un'invasione di centri sociali, ROM e musulmani.

La Moratti, sollecitata da più parti, ha si promesso di chiedere scusa a Pisapia per le sue calunniose accuse, ma a condizione di avere la possibilità di effettuare un nuovo confronto televisivo ... scuse condizionate.

A Milano si dice "in temp de guera pusé bal che tera" ...

In tempo di guerra ci sono in giro più balle che pezzi di terra ... A questa massima popolare, evidentemente, continuano ad ispirarsi i sostenitori e gli ideatori della campagna elettorale della Moratti.

Resterò prudente promesso, ma se nelle prossime settimane invece di parlare di Milano, il Giornale e la Moratti accuseranno Giuliano Pisapia nell'ordine, di essere il mostro di Firenze, di mangiare i bambini come tutti i suoi amici terroristi comunisti e di volere abbattere il duomo per costruire al suo posto una copia in grandezza naturale della Ka'ba ... allora metterò in fresco lo champagne :-)

giovedì 12 maggio 2011

La Moratti usa il metodo Boffo

La Moratti evidentemente in difficoltà e temendo davvero di perderle le elezioni a sindaco contro l'avversario Giuliano Pisapia, ieri durante il confronto su Sky ha deciso di buttarla in caciara usando il metodo Boffo ... accusando senza possibilità di replica, il candidato del centro sinistra, di essere stato condannato per furto d'auto e poi amnistiato 40 anni fa !!!

Ma facciamo un passo indietro, nella campagna "pro Moratti" forse per mancanza di contenuti veri, si è parlato di toghe rosse, comunisti che non si lavano e presunti terroristi ladri d'auto ... poco o niente in merito ai progetti per Milano o ai fallimenti dei suoi 5 anni di sindaco ... dell'expo ancora non è stato scelto neanche il logo ...

Parla di amnistia. Dice che l'amnistia non è uguale ad assoluzione ... ma dimentica che Silvio Berlusconi nel 1990 , era imputato per il reato di Falsa Testimonianza e ha beneficiato dell'amnistia ...

Parla di frequentazioni pericolose, smentite poi in serata da un ex dirigente di prima linea, ma non fa riferimento alle frequentazioni del suo capo con mignotte, papponi e mafiosi stallieri ...

Ma evidentemente è molto più grave la condotta di Pisapia (essere stato accusato di rapina, l'assoluzione non conta) piuttosto che quella della Moratti, che in fondo è stata condannata in via definitiva per cose di poco conto:

Marzo 2009: La Corte dei conti della Lombardia condanna la giunta Moratti a pagare 263 mila euro perché, all'inizio del suo mandato, nel 2006 aveva autorizzato consulenze e nomine dirigenziali illegittime a Palazzo Marino, causando un danno erariale (il pm aveva inizialmente chiesto un risarcimento di 7 milioni)!

Ottobre 2010: Letizia Moratti è stata condannata in appello dalla Corte dei conti del Lazio a pagare 50mila euro per una consulenza da oltre 180mila euro affidata a Ernst&Young nel 2001, quando era ministro dell'Istruzione. La Corte dei conti ha giudicato "antigiuridico e produttivo di danno erariale il conferimento di incarichi per attività alle quali si possa far fronte con personale interno".

Come ha scritto qualcuno, tirare fuori un argomento del genere, per giunta falso o quantomeno incompleto, all'ultimo secondo della trasmissione, sapendo che l'avversario non avrà diritto di replica, è una mossa di tipo squadrisitico che la dice lunga sull'onestà politica della Moratti, tipica rappresentante di questo ceto politico cialtrone.

mercoledì 11 maggio 2011

L'importanza del lavoro di team

Quando guardo una partita del Barcellona capisco quanto sia importante, a prescindere dai talenti in squadra, il lavoro di team.

Sia sul posto di lavoro o su un campo di calcio, o anche tra i membri di una comunità, un lavoro di team efficace sarà sempre in grado di produrre risultati incredibili.

Tuttavia, lavorare con successo come un vero team non è così facile come può sembrare. Un lavoro di team efficiente certamente non avviene automaticamente, ma richiede una grande quantità di duro lavoro e l'accettazione di compromessi.

Ci sono una serie di fattori che devono essere realizzati per creare un team in grado di lavorare in maniera efficiente e senza problemi.

Una buona leadership
Una leadership efficace è una delle componenti più importanti per un buon lavoro di team. Il leader del team dovrebbe possedere le competenze per creare e mantenere un ambiente di lavoro positivo e motivare e ispirare i membri del team ad adottare un approccio positivo verso il lavoro e coinvolgere ogni membro della squadra. Un team leader efficace deve promuovere e sostenere nel comportamento di tutti i giorni, un elevato livello di valori etici. Non ultimo, un buon leader deve essere in grado di valorizzare e supportare ogni singola risorsa del team.

Una comunicazione chiara
La comunicazione è un fattore vitale di tutte le interazioni interpersonali e soprattutto quella di una squadra. I membri del team devono essere in grado di articolare i loro sentimenti, esprimere progetti e obiettivi, condividere idee e punti di vista.

Stabilire ruoli
E 'assolutamente necessario che i membri del team capiscano quale sia il loro ruolo nel team e le proprie responsabilità. Il leader del team deve definire all'inizio della creazione del team, gli obiettivi e gli impatti in modo chiaro.

Risoluzione dei conflitti
Inutile illudersi, i conflitti sorgeranno non importa quanto bene un team funziona insieme. Il modo migliore per contrastare il conflitto è quello di avere metodi strutturati di risoluzione dei conflitti. I membri del team dovrebbero essere in grado di esprimere le loro preoccupazioni, senza timore di offendere gli altri. Invece di evitare problemi di conflitto, un approccio pratico che consente di risolvere rapidamente loro è molto meglio. Spesso è consigliabile che il leader del team si sieda con le parti in conflitto e le aiuti a lavorare sulle loro differenze, senza prendere posizione e cercare di rimanere obiettivo, se possibile.

Dare il un buon esempio
Il team leader deve dare il buon esempio, mostrando praticamente come si puo lavorare bene in team. Al fine di mantenere i membri del team positivi, coinvolti e motivati, il team leader ha bisogno di mostrare queste qualità. Non essere coerenti con questi principi può avere effetti disastrosi, perché il team potrebbe consolidare cattive pratiche amplificando le negatività espresse dal leader.

martedì 10 maggio 2011

Confronto virtuale elezioni Sindaco Milano 2011

Come ho già scritto, per le elezioni comunali poco dovrebbe importare l'appartenenza politica del candidato ma piuttosto la propria storia e le proprie proposte per l'amministrazione della città.

I leader politici nazionali hanno dimenticato di parlare dei problemi della città e dei progetti dei candidati. Tra barzellette, canzoncine, toghe rosse e bunga bunga io non ho capito come verrà amministrata la città dove vivo nei prossimi 5 anni ...

Ho deciso così di creare un luogo di confronto virtuale tra i vari candidati, spero possa aiutare qualcuno a chiarirsi le idee in vista delle elezioni del prossimo fine settimana.

Letizia Moratti Sindaco uscente. Può contare sul sostegno di 12 formazioni: Pdl, Lega Nord, Milano al Centro, Nuovo Psi, La Destra, Progetto Milano Migliore, Unione italiana Librandi per Milano, Giovani per Expo insieme a Letizia, Io amo Milano, Pensioni e lavoro, Alleanza di centro, Popolari Italia domani.

Canale video con proposte disponibile qui.

Giuliano Pisapia Schiera una composizione coalizione con otto liste di centrosinistra: Pd, Sel, Idv, Verdi Ecologisti per Milano, Lista Bonino e Pannella, Sinistra per Pisapia, Milano civica per Pisapia e Lista civica Milly Moratti per Pisapia.



Manfredi Palmeri Conta sull'appoggio di due liste: L'Udc e il nuovo polo per Milano - il cartello che confedera Fli e Api.



Mattia Calise Candidato per il movimento Cinque stelle sponsorizzato da Beppe Grillo.



Sul sito del sole 24 sono disponibili due interviste al sindaco uscente Moratti ed al candidato dell'opposizione Pisapia.

E' disponibile in rete anche un confronto tra Moratti Pisapia e Palmeri



Un piccolo suggerimento. Prima di votare informatevi ed ignorate quello che scrivono i giornali politicizzati o ancor peggio le TV lobotomizzate. Forse esiste la possibilità di rendere questo ... un paese normale.

domenica 8 maggio 2011

Catania devi riconquistare la serie A !

Leggendo il titolo di questo post, qualcuno penserà che le notti in bianco passate con la mia piccola Carla mi abbiano fatto perdere il senno oltre al sonno e non mi abbiano consentito di seguire le gesta del mio Catania.

Mentre non posso escludere la prima ipotesi, sulla seconda dico subito che nonostante mi sia rifiutato di vedere le ultime partite per evitare problemi cardiaci, sono assolutamente informato sui fatti.

Con la vittoria di ieri a Brescia, il Catania di Pulvirenti-Lo Monaco ha conquistato sul campo il diritto a disputare per il sesto anno consecutivo il campionato di serie A.


Il Catania di Pulvirenti quindi come quello di Marcoccio che tra il 1960 e il 1966 disputò sei stagioni consecutive nella massima serie, ottenendo per tre volte l'ottavo posto ed addirittura nel 1960-1961 appena neopromosso, il secondo posto alla fine del girone d'andata.

Ma allora quale serie A si dovrebbe riconquistare?

Non v'é dubbio che quelli di Marcoccio erano altri tempi non solo per il calcio ed i "clamorosi al cibali", ma per un'intera città che allora in pieno boom economico, grazie alla sua fervente produttività, si meritò l'appellativo di Milano del sud.

Se consideriamo il contesto macro economico etneo, l'attuale categoria che spetta alla città non può che essere quella dei dilettanti. Questa valutazione qualitativa è suffragata dalle impietose cifre della disoccupazione giovanile, dalle classifiche sulla qualità della vita che vedono Catania contendere alle altre provincie siciliane il fanalino di coda e da un dissesto finanziario del comune che ha ormai messo a rischio oltre ai servizi di base per i cittadini, il pagamento stesso degli emolumenti per i propri dipendenti (un esercito ndr).

Mi fermo qui, degli scellerati cialtroni (ed uso questo eufemismo per evitare querele) che hanno ridotto la mia città natale in questo stato, scriverò un'altra volta.

Tornando al calcio, alla domanda il Calcio Catania gioca in serie A? La risposta inevitabilmente suona un po ambigua ... si e no !

Certamente SI se parliamo dei sofferti campionati disputati dalla stagione 2006/07 ad oggi. Dell'oculata gestione societaria che ha permesso di costruire un patrimonio sia in termini di rosa e settore giovanile che di infrastrutture sportive, pur mantenendo in attivo i bilanci. Un'oasi davvero nel deserto di cui sopra.

Certamente NO se guardiamo gli impietosi dati forniti da un recente studio effettuato da sporteconomy.it per conto di Sky sport.

Come ben noto, la riforma Melandri per i diritti TV, prevede una ripartizione collettiva degli stessi. Tra i parametri considerati, oltre ai risultati sportivi, ci sono ovviamente i bacini d'utenza dei potenziali tifosi. Secondo quanto riaffermato recentemente dall'ex ministro, nello spirito originario della legge, il bacino di utenza comprendeva non solo i tifosi "duri e puri", ma anche i cosiddetti sostenitori e simpatizzanti.

Evidentemente il Calcio Catania non deve avere suscitato grande simpatia in questi anni. Dato che nonostante la città sia tra le prime dieci aree metropolitane italiane, nella ricerca condotta da C.R.A. per la lega calcio, il bacino d'utenza della società etnea è risultato essere superiore solo a Parma e Cesena, riportando un impietoso 18esimo posto tra le 20 società di serie A con un bacino di 419 mila tra tifosi (125,000) e simpatizzanti (294,000).

Ancora più allarmante appare la situazione se si analizza il trend paganti/abbonati al Massimino negli ultimi 5 anni. Da quasi 16000 abbonati della prima stagione in serie A, si è passati dopo 5 anni a quota 9283, quasi il 42% in meno. Mentre se si tiene conto della media spettatori del terzo anno (il migliore forse in termini di prestazioni, con salvezza raggiunta in pratica a Marzo) si passa da una media di 18167 a partita a quella attuale che si attesta intorno ai 13000 (-30%).

Confrontando le statistiche del Catania (fonte www.stadiapostcards.com) con le altre squadre di categoria, si vede che peggio dei rossazzuri, come presenze medie allo stadio, ci sono solo Brescia, Chievo e Lecce.

La mia conclusione è quindi che questi numeri con la serie A hanno poco a che spartire.

Ora in Italia ed a Catania non siamo da meno, vanno sempre di moda le guerre tra guelfi (filosocietari) e ghibellini (cucche - menagrami). Le tesi propugnate dai primi, nell'analizzare l'attuale trend negativo e la mancanza di affetto verso la squadra e la società, sono da addebitare esclusivamente all'innata ingratitudine dei catanesi, all'assuefazione alla categoria, alla crisi economica. Ovviamente in netto contrasto con quello che indicano i secondi. L'unica colpa, per quest'ultimi, è della società ed in particolare dell'amministratore delegato Pietro Lo Monaco, bravo si ad amministrare i bilanci ma poco incline a comprendere esigenze (economiche?) e sensibilità (caratteriali?) della tifoseria che non pare più accontentarsi di risicate salvezze.

Me ne guardo bene da prendere le parti di una piuttosto che di un'altra fazione, mi limito ad analizzare i numeri che è quello che so fare meglio nella vita.

Un nuovo ciclo

Come scrive il mio caro amico Max Licari in un editoriale pieno di complimenti nei confronti dell'attuale dirigenza, alla luce di quest'ennesimo "scudetto" conquistato, la società non può essere ritenuta indenne da responsabilità davanti ad un calo così preoccupante del numero di abbonati e di tifosi allo stadio.

Pietro Lo Monaco ha coniato il modello delle cinque componenti. Tutte sono necessarie per avere un futuro. Non si può prescindere da nessuna di esse.

A mio modesto parere la crescita ulteriore e sostenibile di questa società, è legata adesso a due obiettivi fondamentali:
1) La costruzione di uno nuovo stadio di proprietà;
2) La creazione di una politica commerciale e di marketing in grado di creare un bacino d'utenza importante (tra i primi 10 a livello nazionale) recuperando così quei tifosi scontenti che hanno deciso da tempo di disertare lo stadio.

Mentre sul primo punto ritengo che oggi la società abbia all'interno tutte le risorse necessarie per realizzare il target, sul secondo suggerirei di affidarsi a dei professionisti di livello, perché troppo spesso l'aspetto legato alla gestione della comunicazione e delle politiche commerciali della società, è stato attuato in maniera che gli inglesi definirebbero "naif" ...

Il mio personale bilancio da tifoso è comunque estremamente positivo. Quello ottenuto da Pulvirenti e Lo Monaco a Catania, tenuto conto del contesto, ha del miracoloso. Personalmente non ricordo nulla di simile in 30 anni che seguo questa squadra di calcio. Aziende così a Catania si possono contare sulle punta delle dita di una mano.

Con la partenza di Mascara a Gennaio si è chiudo definitivamente un ciclo. Della rosa che riportò dopo 22 anni il Catania in serie A non è rimasto oggi nessuno. Molti forse lasceranno il Catania a Giugno ed altri arriveranno. Chi rimarrà sempre saranno solo i tifosi insieme a quanto di buono costruito in questi anni dal duo Pulvirenti-Lo Monaco.

Sarà da queste risorse che bisognerà costruire un ciclo nuovo in grado di far ripartire perchè no, un'intera comunità da tempo assopita da un fatalismo gattopardesco, non degno di quella che fu la Milano del sud.

Forza Catania !!

Sindaco di Milano, ma dove sono i contenuti?

Ad una settimana dalle elezioni della città di Milano, non ho assolutamente idea di quale sarà la persona a cui darò la mia fiducia.

Non ho sentito parlare di progetti né di bilanci in merito alla scorsa legislatura. Ai Milanesi del resto non è stata concessa la possibilità di assistere ad un confronto basato su proposte e scambi di idee per la città.

Del sindaco a me interessano poco le idee politiche. E' per me come un amministratore di condominio. Lo giudico di conseguenza in base ai progetti su come intende spendere i soldi dei contribuenti, sulla sua onestà e la sua capacità di amministrare la comunità in cui viviamo.

L'attuale sindaco Letizia Moratti che ha speso 20 milioni di euro per questa campagna elettorale ... non deve aver convinto evidentemente i propri cittadini, tanto da scomodare il mamma-santissima di Arcore che ha deciso di schierarsi capolista al comune di Milano ...

La sua scelta puramente speculativa è legata, tanto per cambiare, ai suoi destini.
Ma se pochi hanno dubbi sull'efficacia del premier di produrre risultati elettorali, temo che questo tipo di supporto abbia sostenuto davvero poco, nei contenuti, l'attuale sindaco uscente.

Nei discorsi di Berlusconi "pro Moratti" ho sentito solo insulti alle toghe rosse, canzonette dialettali milanesi e barzellette ... io nel frattempo mi guardo attorno e vedo una città peggiore di quella che mi accolse 15 anni fa, e non credo la colpa sia mia ...

venerdì 29 aprile 2011

Le priorità berlusconiane ...

Secondo i dati dell'istituto di statistica quasi un terzo dei giovani, il 28,7 per cento, è senza lavoro. L'indice dei prezzi sale dello 0,5 per cento in aprile e tocca il 2,6%, il tasso più alto da novembre 2008.

I nostri caccia, in barba all'articolo 11 della costituzione, hanno iniziato a bombardare alcuni villaggi in Libia ... ma non spetta al parlamento l'autorizzazione di azioni da guerra?

In uno scenario così fosco, il presidente del consiglio si è premurato a chiarire con un comunicato ufficiale sul sito del governo di non avere mai fatto un pronostico sullo scudetto al Milan per evidenti ragioni scaramantiche ...

Ma di cosa stiamo parlando? Qualcuno mi svegli o mi confermi che siamo su scherzi a parte ...

mercoledì 6 aprile 2011

La forma e la sostanza

La Forma
Il corriere della sera ha pubblicato delle intercettazioni telefoniche che non dovevano essere trascritte.

La Sostanza
Dopo Mills, Berlusconi ha cercato di corrompere ed influenzare dei potenziali testimoni del processo Ruby, promettendo soldi o seggi in parlamento.

La Forma
Umberto Bossi dice che gli immigrati devono andare "Fora dei ball"

La Sostanza
Migliaia di disperati (esseri umani) fuggono da scenari di guerra o dalla povertà più nera, diverse centinaia hanno accontentato Bossi, morendo annegati nel canale di Sicilia.

La Forma
Il magistrato De Magistris denuncia la casta che impedisce alla giustizia di fare il proprio corso.

La Sostanza
L'euro deputato De Magistris invoca per due volte l'immunità parlamentare.

continua ...

martedì 15 marzo 2011

La coerenza leghista ...

Oggi alla «prima» dell'inno di Mameli eseguito nell'aula del Consiglio regionale della Lombardia in onore dei 150 anni dell'Unità d'Italia, i leghisti, come annunciato alla vigilia, non hanno partecipato.

Quando si tratta di GIURARE sulla costituzione italiana e prendersi 12 mila euro netti al mese, sono sempre presenti ... evidentemente sono coerenti solo quando si tratta di fare scempio dei soldi pubblici degli italiani !!!


Seduta consiglio regionale Lombardia - Fonte Corriere.IT

lunedì 14 marzo 2011

Siamo tutti Giapponesi


Si capisce davvero il valore degli uomini e di interi popoli solo nei momenti in cui sono costretti ad affrontare indicibili sacrifici ed immani tragedie.

E' successo due generazioni fa agli italiani, quando hanno dovuto ricostruire un paese devastato dalla guerra e dagli scempi dovuti a 20 anni di dittatura fascista.

Dopo il terribile terremoto e lo tzunami che hanno colpito il paese del sol levante l'11 Marzo 2011, i giapponesi si trovano davanti ad un momento che forse è solo inferiore per drammaticità, a quello posteriore alla fine del secondo conflitto mondiale.

Con un rapporto debito/PIL superiore al 200% ed una crisi economica che va avanti da almeno due decenni, i nipponici hanno davanti difficoltà che metterebbero in ginocchio qualsiasi nazione, ma sono certo supereranno senza tentennamenti.

Quello che più mi ha colpito di questo popolo, è la dignità, l'orgoglio e la forza che credo non abbia pari sulla terra.

Dovremmo prendere esempio da questa gente e sentirci almeno per un giorno tutti giapponesi.

martedì 1 marzo 2011

I cervelli degli italiani in gabbia

Un mio amico appassionato di rugby non riesce a capire come io possa essere appassionato di calcio di fronte ai fatti di violenza verbale e fisica che periodicamente avvengono negli stadi.

L'argomento merita un approfondimento serio e dettagliato ma in realtà ho pensato agli stadi come metafora da usare per spiegare l'apatia con cui gli italiani stanno reagendo all'inefficienza dell'azione, per usare un eufemismo non censurabile, dei politici italiani.

Negli stadi ai tifosi ospiti vengono riservati settori speciali, limitati da recinzioni e gabbie varie. Sarò un utopista, ma piuttosto che sottoscrivere tessere del tifoso del tutto inutili, avrei combattuto la violenza eliminando gabbie, fossati e quant'altro costruito negli anni, all'interno dei nostri stadi obsoleti.

Secondo la mia modesta teoria, se tratti un uomo da animale chiudendolo in una gabbia, alla fine si comporterà da tale.

Ma cosa c'entra tutto questo con la politica e l'apatia degli italiani?

Ho avuto modo di fare alcune chiacchiere nelle ultime settimane con imprenditori italiani, consulenti strategici ed altri attori dell'economia italiana. Tutti sono concordi che questo è un paese senza progetti, governato da persone anziane che non hanno nessuna visione per il futuro.

Anche questo argomento merita uno spazio più ampio che una semplice riflessione.

Gli italiani sono da circa venti anni divisi in due categorie. Chi detesta Berlusconi (sinistra) e chi lo ritiene un unto dal Signore (destra).

La passione della politica è diventata come il tifo per una squadra di calcio. Non si guardano i contenuti ma se si è di "destra" o di "sinistra" secondo i criteri di cui sopra. La storia degli italiani si ripete, di nuovo una lotta tra neo Guelfi e Ghibellini ...

Come i tifosi ospiti negli stadi, gli italiani sono ingabbiati mentalmente ed etichettati non tanto per le loro idee e proposte, ma per quello che pensano del presidente del consiglio italiano. Assurdo ma vero ...

Se davvero riuscissimo a tirarci fuori da questa gabbia mentale in cui ci hanno rinchiuso, forse potremmo noi "giovani" quarantenni, dare ancora un futuro ed una speranza a questo paese governato da mummie ricoperte da ceroni ...

giovedì 17 febbraio 2011

Triplo flip-screen smartphone

Un giovane studente danese MA, Ulrich Kristian Larsen, Interaction Designer presso IDKUL ha presentato a Barcellona un innovativo smartphone con tre display basato su Android con una fattore di forma decisamente innovativo.

Ad esempio durante la lettura di un ebook è possibile utilizzare due schermi e le pagine di svolta sembrano proprio come quelle di un libro tradizionale.

mercoledì 16 febbraio 2011

Enterprise 2.0 - Caso BT

Leggendo di storie sempre più negative nei giornali di dipendenti 'perdi tempo' che passano parte delle ore lavorative su siti di social media come Facebook, si potrebbe essere portati a pensare che essi siano un male da combattere a tutti i costi. Così molte aziende hanno ristretto il loro firewall, impedendo ai propri collaboratori di accedere a tali siti.

In BT, nel 2007 il management ha preso delle decisioni opposte, garantendo l'accesso ai siti di social media ed incominciando a creare all'interno della propria intranet, piattaforme collaborative che hanno avuto un notevole successo sia in termini di partecipazione che di valore creato per l'azienda.

Solo un anno prima il professor Andrew McAfee aveva indicato in un articolo su MIT Sloan Management Review "Enterprise 2.0: Tha Dawn of emerging Collaboration" il potenziale valore che i social media potevano creare nelle "enterprise". Quindi va dato atto della lungimiranza del management del colosso delle telecomunicazioni britannico.

In sintesi ecco la lezione appresa in BT:
- Concentrarsi sul valore che gli strumenti di social media possono offrire, piuttosto che sui rischi;
- Iniziare in "piccolo" con strumenti semplici ed economici e funzionalità limitate. Consentire agli utenti di dettare la direzione e la velocità di adozione;
- Coinvolgere i responsabili della governance e della sicurezza aziendale il più presto possibile;
- Essere realistici per intranet ed internet sono "bestie" diverse. Molto di ciò che rende i social media di successo sul web, non si può tradurre direttamente nel contesto aziendale;
- Le esigenze della forza lavoro di oggi, in particolare di coloro che ne faranno parte nei prossimi anni - la cosiddetta Generazione Y - sono diverse. Questi ultimi sono nati con queste tecnologie, è assolutamente naturale collaborare ed interagire usando questi strumenti.

Quindi, riallacciandomi all'ultimo punto, se davvero le risorse determinano il successo dell'azienda e se si vuole attrarre i nuovi talenti nelle proprie imprese, oggi non esiste nessuna alternativa che implementare in modo opportuno, gli strumenti di social media, all'interno delle proprie realtà aziendali.

martedì 1 febbraio 2011

Ciao Capitano

Dopo tre ore di volo ed una passeggiata al fresco tipico di queste latitudini, si è un po attenuata la mia incazzatura ...

Sono un uomo d'azienda che prende a volte decisioni a malincuore, perché sa che sono quelle giuste, ma non sopporto quelli che ignorano o dimenticano che dietro ogni scelta, anche la più logica e la più razionale, ci sono degli uomini con sentimenti che di logico e razionale non hanno nulla ...

Mi ricordo con commozione sincera, quell'immagine di Peppe Mascara con la maglia della nazionale. Quanto ero orgoglioso neanche fosse un fratello più piccolo.

Il goal da centrocampo al Palermo? Troppo banale ... preferisco l'irridente cucchiaio a Julio Cesar che mi ha fatto sentire davvero importante calcisticamente dopo 15 anni di totale anonimato a Milano. In effetti i miei amici interisti il tuo nome, caro Peppe, l'avevano già imparato grazie a quel pallonetto da fuori area che segnasti proprio sotto i miei occhi a San Siro il primo anno di serie A.

Quanti ricordi, indelebili. Quante soddisfazioni sportive.

Non esistono più le bandiere nel calcio, me ne rendo conto, ma anche stasera, così lontano dalla mia terra, in una paese che è anni luce diverso dalla mia bella Sicilia, penso con orgoglio ad un figlio della nostra isola che da piccolo alternava agli allenamenti, il lavoro con il padre ai mercati, che un giorno ha portato la maglia della nostra Catania in nazionale.

Bravo Peppe, meriti di avere quelle chance che a 32 anni a Catania non avresti più potuto avere. Non mi interessa cosa faranno gli altri, quelli che ti hanno già rimosso dalla mente come tifosi, dimenticando tutto quello che hai fatto, quello che hai dato alla nostra maglia. In mezzo a quelle sciarpe rossazzurre, in qualunque stadio ci incontreremo, mi vedrai in piedi ad applaudirti.

Il tempo è sempre galantuomo ed il nome di Giuseppe Mascara da Caltagirone, sarà scritto in modo indelebile nella storia del calcio a Catania.

Grazie Peppe ... in bocca al lupo Mascarinho ... fatti valere sempre.

domenica 23 gennaio 2011

Il matrimonio in chiesa

Recentemente Papa Ratztinger ha invocato più severità nel celebrare e annullare matrimoni.

Secondo Papa Benedetto XVI, il lassismo della Chiesa favorisce i fallimenti matrimoniali. Il matrimonio cristiano non è messaggio ideologico. Sposarsi in chiesa è un diritto solo se si crede nella “verità" del matrimonio, ossia di un atto per la realizzazione del “bene integrale, umano e cristiano, dei coniugi e dei loro futuri figli, volto in definitiva alla santità della loro vita”. Discende da qui l'importanza della preparazione al matrimonio cristiano, anche per evitarne la nullità.

Come non essere d'accordo. Il matrimonio in chiesa per i non credenti ed i sedicenti cattolici non praticanti, è diventata una burletta, solo l'occasione per organizzare una cerimonia più "carina".

Molto più dignitosa, a mio parere, è la scelta di chi non ha fede e decide di sposarsi solo civilmente.

Severgnini e Berlusconi - Never complain, never explain !

Ho dedicato negli ultimi 3 anni a Berlusconi ed alla politica rispettivamente 59 e 108 post di questo blog. Credo che il mio punto di vista sui comportamenti del presidente del consiglio sia ormai palese e non meriti ulteriori approfondimenti.

Ho ben prima dell'Economist, paragonato il premier italiano a "Cetto La Qualunque", del resto come scrive il settimanale britannico, questo è il settimo scandalo sessuale in cui il signor Berlusconi è stato coinvolto personalmente. Ma, come gli altri hanno dimostrato, i meccanismi che guidano i politici di ogni paese democratico, in realtà non si applicano in Italia, o almeno non a Berlusconi.

Il genio e la fantasia di Antonio Albanese, sono ai noi stati ampiamente superati dalla realtà.

Ci sono però 4 cose che mi hanno particolarmente colpito e nessuna di queste può essere in alcun modo inclusa in quello che i giornalisti, sul libro paga del premier, hanno velocemente liquidato come gossip.

Il premier può far quel che vuole dei propri soldi e spendere anche milioni di euro ogni anno per pagare prostitute invitate nella sua residenza a recitare ruoli tipo "La dottoressa del distretto militare" . Certo quando però queste signorine utilizzano scorte fornite dal ministero dell'interno, aerei ed auto di stato, e vengono per "misteriosi" meriti, fatte eleggere al consiglio regionale della Lombardia o promosse dal palcoscenico dei telegatti ai dicasteri dell'attuale governo, mi sorge il dubbio che a pagare quel conto, contribuiscano tutti i cittadini italiani ogni mese in busta paga.

Belpietro è un uomo intelligente e sicuramente sa fare il suo mestiere, ma certo non può ritenere lecito il tentativo di concussione esercitato dal premier per far scarcerare una prostituta minorenne accusata di furto, perché in passato simili reati sono stati commessi anche da magistrati. E' come se io ritenessi non biasimevole, essendo cattolico, stuprare un bambino perché dei criminali preti pedofili in passato l'hanno fatto. Caro Belpietro ... che brutto mestiere difendere l'indifendibile.

Ho una sincera pena per l'uomo Silvio Berlusconi. Tali comportamenti a 74 anni suonati, evidenziano una chiara patologia. Famiglia cristiana l'aveva scritto e la "velina ingrata" non si sbagliava quando si appellava agli amici "veri" di lunga data, di star vicino al cavaliere, uomo chiaramente malato. Purtroppo il presidente del consiglio si è circondato di yes-men e loschi individui. E' usato e sfruttato come un allocco da una corte di servi sciocchi e disonesti.
La mia compianta mamma mi ha amato molto dandomi sempre fiducia e tantissima libertà. Ma faceva caso alle amicizie che frequentavo e certo mi avrebbe chiuso in casa se tra queste avessi annoverato personaggi come Lele Mora ed Emilio Fede.

Ma dopo tanto squallore, ha ridato un po di speranza ai miei occhi il giornalista Beppe Severgnini. Durante la scorsa puntata di Matrix, pur avendo tutto l'interesse di presenziare alla trasmissione per promuovere il proprio libro "La pancia degli italiani - Berlusconi spiegato ai posteri" ha deciso, dopo l'ennesimo delirante servizio "giornalistico" sui presunti complotti dei magistrati nei confronti del presidente, e le lunghe e mai interrotte arringhe difensive del ministro Mara Carfagna (persona certamente informata sui fatti), di applicare il principio britannico "never complain, never explain" (mai lamentarsi e mai giustificarsi). Si è alzato ed in silenzio ha lasciato gli studi televisivi.

Anche se le parole hanno perso significato nell'era del berlusconismo e frasi come "Partito dell'amore" e "Promotori della libertà" sono diventate ossimori nella bocca del cavaliere, la parola dignità per qualcuno, ha ancora mantenuto il suo significato originale.