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martedì 5 gennaio 2010

Nonostante tutto ... che bella Catania !

Non credevo ai miei occhi la mattina di Natale appena giunto a Catania.

Avevo lasciato una fredda Milano che si leccava le ferite dopo il caos creato dalla nevicata di qualche giorno prima ed ho trovato una città calda che di congelato aveva solo il calendario con impressa la data del 25 Settembre.

Mi ero ripromesso di non tornarci per un po. Troppo difficile il 2009, troppi ricordi ... da dimenticare. Ma la mia Catania era sempre lì sorniona e bella che mi aspettava come un'amante appassionata che inutilmente tenti di eliminare dalla tua vita.

Bella nonostante tutto, malgrado 20 anni di mala amministrazione, sprezzante delle impietose classifiche di vivibilità che da troppo tempo le fanno contendere solo il primato di peggiore città d'Italia.

Ieri mattina all'alba la guardavo con nostalgia e speranza, percorrendo la strada che conduce all'aeroporto, passando dallo splendido borgo marinaro di Ognina testimone dei momenti più importanti della mia vita, dalla nascita al matrimonio con la donna che amo.

Il fuoco ed il mare, l'asprezza della nera "sciara" ed il verde delle sue colline contornate dai dorati colori degli aranceti e dai campi di grano della piana. Tutto qui è fatto di forti contrasti, di eccessi. Ti lasci così alle spalle la figura maestosa dell'Etna appena imbiancata ed il mare bellissimo, ma sei costretto a subire l'immagine del lungomare pieno di aridi arbusti, resti dell'opera del punteruolo rosso delle palme e l'irriconoscibile piazza Europa devastata non da insetti, ma dalle speculazioni edilizio-politiche di chi non ha nessuna coscienza ed un briciolo d'amore per la mia terra.

Mi chiedevo, fantasticando, se avessi un budget illimitato cosa farei per rendere questa città un paradiso in terra?

Pensavo così alle straordinarie bellezze artistiche e naturali, all'operosità dei suoi cittadini capaci di ricostruirla per nove volte e renderla negli anni 60 paragonabile, per dinamismo e prospettive economiche, alla capitale "morale" d'Italia.

Mi immaginavo un centro storico ristrutturato con le chiese di via Crociferi e piazza Dante tornate al loro antico splendore. Un parco Bellini da fare invidia ai migliori giardini del mondo ed un'università d'eccellenza, tra le più antiche del paese, in grado di attirare i migliori cervelli del mediterraneo per affrontare le sfide del futuro.

Sognavo un'economia prospera, fatta di piccole e grandi aziende, in grado di azzerare il disagio sociale e restituire dignità agli abitanti dei quartieri diseredati e ad una squadra di calcio che giocava in uno stadio moderno, dove era possibile perfino vincere lo scudetto e la Champions League ...

Purtroppo non ho un budget illimitato, ma questo non basta per rassegnarmi a vederla trattata così. Sognatore? Forse ... ma mi chiedo quanto valgono le menti e le energie degli uomini di buona volontà che nonostante tutto continuano ad amare Catania?

Come diceva il grande Giuseppe Fava, catanese d'adozione che esattamente 26 anni fa pagò con il sangue la sua lotta per rendere questa città un luogo migliore, « a che serve vivere, se non c'è il coraggio di lottare? ».

"Inverno" a Catania

lunedì 31 agosto 2009

Il concetto immorale di giornalismo ...

Come facilmente prevedibile, dopo le accuse piovute sulla moralità ed abitudini libertine del nostro premier, denunce che hanno messo non poco in imbarazzo gli ambienti cattolici da sempre vicini alla compagnie di centrodestra, Silvio Berlusconi ha iniziato la sua controffensiva nell'unico modo a lui noto, la menzogna diffusa sistematicamente grazie all'abnorme potere mediatico nazionale in suo possesso.

Ultima vittima designata Dino Boffo direttore dell'avvenire accusato di essere un omosessuale che per continuare la sua tresca, non avrebbe esitato a molestare la moglie del suo amante.

Questa è la conclusione in sintesi, a cui è arrivato Maurizio Belpietro che ha così voluto difendere la posizione del neo-direttore del Giornale (fondato da Indro Montanelli sigh) diretto da poche settimane da Vittorio Feltri che ha lanciato questa campagna "moralizzatrice", contro il presunto "moralizzatore" responsabile del quotidiano dei vescovi italiani.

Non entro nel merito della questione, il direttore di Avvenire ha dato del resto una versione dei fatti più convincente a mio parere, delle teorie dei paladini del giornalismo berlusconiano, ma sarà il tribunale ad accertare quali siano le verità.

Comunque facendo riferimento al concetto etico di giornalismo propugnato dal compianto Giuseppe Fava, basta leggere alcuni editoriali di Feltri e Belpietro per capire quanto lontano siano da esso alcuni giornalisti italiani ...

venerdì 20 marzo 2009

Possibili scenari sul futuro dell'informazione in Italia

Su alcuni forum on line catanesi, per eliminare l'attuale monopolio dell'informazione gestita dal gruppo editoriale di Mario Ciancio, si propugna la creazione di un nuovo quotidiano cittadino.

L'esperimento con i Siciliani di Fava fallì e come saggiamente qualcuno faceva notare, non si vedono molti potenziali finanziatori all'orizzonte.

Comunque questa scelta a me non pare fattibile anche per un'altra serie di ragioni.

Tutte le testate sono in difficoltà perché almeno in Italia, con l'eccezione dei quotidiani sportivi, quasi nessuno legge i giornali.

La maggior parte dei giornali riesce a stare sul mercato grazie agli scandalosi finanziamenti statali. Questa situazione, in una democrazia, non è sostenibile e spero possa essere presto abolita questa legge che tratta in maniera non equa, società per azioni che in altri paesi, sarebbero destinate al fallimento.



L'abolizione del finanziamento pubblico ai giornali, sarebbe un toccasana per la democrazia nel nostro paese. Finanziare i giornali significa, in maniera subdola, nazionalizzare l'informazione.

Infatti se una fetta rilevante dei ricavi della stampa, dipendono piuttosto che dai lettori o dagli inserzionisti pubblicitari, dai politici che hanno approvato il finanziamento, sarà inevitabile che, nel migliore delle ipotesi, il giornale risulti compiacente nei confronti dei generosi (con i soldi pubblici) mecenati.

Quanto lontani siamo da quel concetto di giornalismo, auspicato dal compianto Giuseppe Fava.

La deriva dell'informazione in Italia è davanti agli occhi di tutti ed ogni anno, viene impietosamente testimoniata dalle classifiche stilate da Reporter Sans Frontières che al momento danno il nostro paese al 35° posto, dopo la Bosnia ed appena prima della Macedonia.

Riassumendo, credo oggi abbia molto più senso lanciare iniziative editoriali on line piuttosto che cartacee. Del resto i recenti fallimenti di testate storiche statunitensi, hanno ampiamente dimostrato che il futuro dell'informazione naviga sulla rete, dove le informazioni sono sempre aggiornate e "fresche", mentre i giornali presenti nelle edicole, danno notizie molto spesso già "vecchie".

A Catania ho scoperto, grazie anche all'iniziativa di report che ci sono diverse voci indipendenti ed anche preparate, quasi tutte on line ovviamente.

Vorrei segnalare la testata di un periodico distribuito anche gratuitamente in città nei quartieri periferici di Librino, Pigno, Zia Lisa, San Giorgio e Villaggio Sant’Agata http://www.laperiferica.it/.

Ma anche degli interessantissimi blog come quello gestito dal giornalista Carlo Lo Re da me citato come fonte in diversi post ed indicato tra i miei blogroll, così come 095 per non parlare ovviamente del Blog di Beppe Grillo che ha un numero di accessi impressionante ... non saranno solo di agenti della digos immagino :)

Poi per chi vuole espandere i propri orizzonti oltre ad Acireale o Gallarate suggerisco di visitare questo sito http://italiadallestero.info/ che riporta (traducendole) le notizie che le testate internazionali danno del nostro paese ... leggendo quelle news vi accorgete, surprise surprise ... quanto sia manipolata l'informazione in Italia.

Se avete ulteriori suggerimenti vi prego di segnalarli in modo da aggiornare il mio blogroll.

Tornando al tema del post, voi direte, ma la stragrande maggioranza dei catanesi e degli italiani, non legge le notizie su internet?

Questione di tempo, ne sono certo, del resto gli stessi non leggono neanche la Sicilia di Ciancio tranne il lunedì, rigorosamente dopo un gran goal di Mascara :)

Poi se non potete fare a meno di vedere la TV, sempre in rete ci sono delle televisioni indipendenti che trasmettono in streaming come Arcoiris o Eco TV. Se non ne potete più di politica e di inchieste e volete vedere un bel film, potrete trovare un catalogo da fare invidia a Sky e Mediaset su http://joox.net/ mentre se siete malati come il sottoscritto di calcio, seguire la vostra squadra del cuore su http://www.rojadirecta.com/ ... al prezzo di ... nulla tutto gratis !!

Cosa serve allora per poter realizzare tutto questo?

Servono le infrastrutture, perché se per accedere ad internet devo vivere in una grande città o spendere una fortuna ogni mese, allora per conoscere non mi rimane che emigrare. Del resto, come i recenti fatti hanno dimostrato, ha poco senso affidarsi per questo, al giornale di Ciancio che, per motivi a me ignoti, risulta essere molto apprezzato dai carrozzieri etnei e dagli operatori di mercato della tradizionale pescheria catanese.

Scherzi a parte, mai come oggi andrebbe auspicata la diffusione capillare della banda larga che, anche se non dimostrato scientificamente, sembra sia correlata al grado di sviluppo e competitività dei paesi in cui è pienamente realizzata (Finlandia docet).

Il WiMAX, sistema basato sullo standard IEEE 802.16, sembra la soluzione più economica e fattibile, vista la morfologia del nostro paese.

Purtroppo l'attuale crisi economica ha ridotto gli investimenti in infrastrutture degli operatori di telefonia che hanno posticipato i loro piani di sviluppo.

Ritengo però che lo stato italiano dovrebbe farsi carico di questo tipo di investimento, perché darebbe un nuovo stimolo all'economia ed allo sviluppo dell'intero sistema paese, altro che ponte sullo stretto o digitale terrestre ...

mercoledì 4 febbraio 2009

Come si stava bene con i Cavalieri del lavoro a Catania ...

Nella Catania dei 100 omicidi all'anno un uomo osò dichiarare al mondo che il re era nudo. La mafia a Catania esisteva ed insieme ad una classe politica indecente ed ai cosiddetti cavalieri del lavoro, faceva il bello ed il cattivo tempo.

Qualche settimana fa sentivo una signora anziana lamentarsi che la decadenza della città di Catania era da addebitare ai giudici comunisti e a mani pulite a quel Di Pietro. Come si viveva bene quando c'erano i cavalieri del lavoro. Chi voleva lavorare lavorava ed i soldi c'erano per tutti. Meno male che c'é "Bilusconi" aggiungeva, lui si che salverà l'Italia.

Non biasimo quella signora, persone perbene sono davvero ancora convinte che dietro l'omicidio di Giuseppe Fava ci sia tutto tranne che la mafia: storia di corna di pedofilia e chi più ne ha più ne metta. E' così che la mafia colpisce anche da morti i propri nemici, delegittimandoli.

Difficile da credere, ma la qualità dell'informazione nella mia città è paradossalmente peggiorata. Un unico editore, Mario Ciancio che controlla tutti i media, un piccolo Berlusconi locale che ha avuto la saggezza di non esporsi e di non ritenersi unto dal Signore.

La RAI ha ricordato il 25esimo anniversario della morte di Pippo Fava mandando in onda una bellissima puntata della Storia siamo noi.

Per non turbare le coscienze ed evitare di organizzare trasmissioni "riparatorie", la puntata è stata trasmessa in piena notte sulla terza rete ... comunque adesso è disponibile on line. Sarebbe bello che la signora citata sopra, avesse la possibilità di vederla ...

martedì 13 gennaio 2009

La storia siamo noi - Giuseppe Fava

Mercoledì 14 Gennaio alle 23 e 20 su RAI Due, verrà trasmessa una puntata del programma di Rai Educational - La storia siamo noi dedicata al GIORNALISTA Giuseppe Fava ucciso dalla mafia 25 anni fa.

Sul portale del programma è disponibile il trailer della puntata che è stata proiettata in anteprima la scorsa settimana a Catania.

Almeno per quest'anno hanno avuto un senso quei 107,50€ pagati per rinnovare il canone RAI ...

lunedì 5 gennaio 2009

La memoria di Claudio Fava

Ho già dedicato un post alla scomparsa di Giuseppe Fava, oggi è il 25° anniversario del suo assassinio e vorrei riportare integralmente il pensiero di suo figlio Claudio.

LA MEMORIA
il 5 gennaio 25 anni dopo

di Claudio Fava

Mi pesa confessarlo: ma venticinque anni dopo l’assassinio di mio padre ho come il sospetto e la rabbia di aver scritto per troppe volte il medesimo pezzo. Nel quale, in buona sostanza, si dice sempre che la memoria non dev’essere liturgia, che i nostri morti non sono morti invano e che male faremmo ad abbassare la guardia, perché la mafia è una brutta bestia soprattutto quando non ha bisogno d’ammazzare. Ecco, cose così: tutte sacrosante. Solo che adesso mi sono stancato. Forse perché tra qualche anno avrò l’età che aveva mio padre quando l’ammazzarono e sento il rischio che di lui mi resti solo questa collezione di editorialini, di cose garbate, di pensieri a modo. Forse perché mi sono dimenticato il suono della sua risata, e di certi cieli, di certi sapori che appartenevano solo a noi, e che sono finiti anch’essi nel tritacarne del tempo, impastati con gli onestissimi pensieri pubblici, con le considerazioni politicamente corrette senza che mai ci fosse concessa una sbavatura o una bestemmia.

Allora, oggi mi piace pensare ai vivi, non ai morti. A un tempo che non è trascorso invano e che però mi sembra egualmente sprecato, rabberciato. Insomma, lo sapete o no che nella città che ammazzò mio padre non riuscimmo nemmeno a pubblicare il necrologio sulla sua morte perché spendere in quell’epitaffio la parola mafia non si poteva e non si doveva? Lo sapete o no che l’editore del giornale che impedì quel necrologio, Mario Ciancio, è ancora al suo posto, riveritissimno padrone del suo quotidiano e di altre cento testate? Lo sapete o no che non uno dei poliziotti, dei magistrati, dei giornalisti e dei ministri che protessero Nitto Santapaola, cioè l’assassino di mio padre, ha mai pagato il prezzo di quell’infamia? Chi benevolmente trasferito, chi accompagnato alla pensione, chi invitato a insegnare la propria sapienza all’università… Todos caballeros, nonostante per un quarto di secolo i loro nomi siano stati offerti allo sfregio della storia. Lo sapete o no che le lettere della famiglia Santapaola, padre e figli reclusi al 41 bis, vengono oggi impunemente pubblicate sul quotidiano della loro città per far capire a chi deve capire chi comanda ancora laggiù? Vi siete accorti, dopo un quarto di secolo di ritualissime parole, che a questo paese della lotta alla mafia non fotte più quasi nulla? Che il mio ex partito ha mandato in parlamento gli amici dei mafiosi che poi altrimenti passiamo tutti per giacobini?

Queste e cento altre impronunciabili cose le sappiamo ormai a memoria. Ma quando c’è da ricordare i nostri morti, ce le teniamo in tasca. Allora, se permettete, mi tengo in tasca anch’io quello che ho dentro oggi, pensando a mio padre ammazzato dalla mafia in una sera infame di venticinque anni fa.


Giuseppe Fava source fondazione Giuseppe Fava

sabato 3 gennaio 2009

Il concetto etico del giornalismo ...


« Io ho un concetto etico del giornalismo. Ritengo infatti che in una società democratica e libera quale dovrebbe essere quella italiana, il giornalismo rappresenti la forza essenziale della società. Un giornalismo fatto di verità impedisce molte corruzioni, frena la violenza della criminalità, accelera le opere pubbliche indispensabili, pretende il funzionamento dei servizi sociali, tiene continuamente allerta le forze dell'ordine, sollecita la costante attenzione della giustizia, impone ai politici il buon governo. »

Mai come oggi sono attuali le parole di Pippo Fava. Il 5 Gennaio 1984, esattamente 25 anni fa, Nitto Santapaola decise di spegnere quella voce, con cinque proiettili calibro 7,65 sparati alla nuca da Aldo Ercolano e Maurizio Avola, killer della cosca del capo mafia catanese.

Evidentemente, con buona pace dei detrattori del giornalista catanese, l'articolo intitolato I quattro cavalieri dell'apocalisse mafiosa che denunciava le attività illecite di quattro imprenditori catanesi, Carmelo Costanzo, Gaetano Graci, Mario Rendo e Francesco Finocchiaro, aveva colpito nel segno.

Dopo cinque lustri l'informazione a Catania ha subito un'ulteriore involuzione. Un unico editore (padrone) Mario Ciancio che impone di fatto un solo quotidiano, impedendo a testate nazionali come la Repubblica, financo di creare una pagina locale.

Caro Pippo ci manchi, siamo stanchi di "giornalai" che propugnano la costruzione di inutili ponti sullo stretto di Messina ed invitano i ragazzi siciliani a mangiare pane ed olive piuttosto che mettersi in discussione cercando altrove la possibilità di crescere professionalmente.

Se Catania è regredita così tanto negli ultimi 25 anni (altro che Milano del Sud), è forse dovuto anche a quei "giornalisti" che hanno sposato un'etica che è agli antipodi da quella da te auspicata quasi 30 anni fa.

venerdì 24 ottobre 2008

Caro Dottor Tony Zermo ...

Da Zermoposta: in un momento difficile per la città, la domanda torna di attualità, soprattutto se riferita ai giovani: troppi vivono alla giornata, altri vanno via in cerca di miglior fortuna. Ma meglio mangiare pane e olive della propria terra che lavorare fuori, dove si sarà sempre «emigrati»

Io amo Catania e sarei stato disposto anche a mangiare pane ed olive pur di rimanere nella mia terra. Il problema è che se non tengo la schiena dritta il mangiare non riesce ad andare giù.

Mi scusi per la domanda aggressiva e polemica Dottor Zermo, ma come ha fatto lei a deglutire in tutti questi anni?

Mi spiace non mostrare alcuna benevolenza nei suoi confronti, niente di personale per carità, ma questa sua riflessione mi pare, a pensar bene tardiva, a pensar male piena di tanta ipocrisia.

Il suo stile di giornalista, a mio modesto parere, è degno dei peggiori lacché che questa terra disgraziata ha sfornato negli anni. Non cito il caso Fava, troppo semplice e lontano nel tempo, mi limito invece a menzionare un episodio più recente: quella trasmissione televisiva, su Sicilia Channel, il giorno della condanna a primo grado dell'ex governatore della regione Sicilia. Lei ed i suoi colleghi, incoraggiavano con affetto il senatore Cuffaro ad andare avanti (cioé a non dimettersi), suggerendogli inoltre di non sbagliare più perché avrebbe avuto, da quel momento in poi, gli occhi addosso di tutti i media. Giornalismo d'assalto non c'é che dire ...

Leggere i suoi articoli, quelle poche volte che ne trovo il coraggio, mi suscita sempre un senso di rabbia e vari attacchi di ulcera ... quanto talento sprecato ...

Chiarisco, lei come giornalista aveva ed ha qualche responsabilità in più dei suoi concittadini "silenziosi". Lei avrebbe dovuto aiutarci a conoscere la verità, denunciare ed indagare, chiedere e pretendere risposte, piuttosto che fare da cassa di risonanza a quei politici che amano solo ciò che produce loro, qualche bieco interesse.

Attenzione, lo so che molti, me compreso, gli hanno citati come cause primarie del disastro che ha colpito la nostra amata Catania. Ma è bene ricordare che questi signori non vengono da Marte, ma sono stati scelti dai catanesi e temo ne rappresentino pienamente le presunte "qualità".

Leggevo su un libro che consiglio ad ogni manager (Hot Spots di Lynda Gratton) che solo le aziende in cui si crea uno spirito collaborativo, riescono ad eccellere in maniera duratura nel tempo. Mentre Aristotele parlava di due qualità necessarie: l'eccellenza morale e quella intellettuale.

Sperando di essere smentito presto, non posso escludere che lei eccelle nella seconda qualità aristotelica, ma mi permetta di esternare qualche dubbio sulla prima.

Cordialmente