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domenica 8 maggio 2011

Catania devi riconquistare la serie A !

Leggendo il titolo di questo post, qualcuno penserà che le notti in bianco passate con la mia piccola Carla mi abbiano fatto perdere il senno oltre al sonno e non mi abbiano consentito di seguire le gesta del mio Catania.

Mentre non posso escludere la prima ipotesi, sulla seconda dico subito che nonostante mi sia rifiutato di vedere le ultime partite per evitare problemi cardiaci, sono assolutamente informato sui fatti.

Con la vittoria di ieri a Brescia, il Catania di Pulvirenti-Lo Monaco ha conquistato sul campo il diritto a disputare per il sesto anno consecutivo il campionato di serie A.


Il Catania di Pulvirenti quindi come quello di Marcoccio che tra il 1960 e il 1966 disputò sei stagioni consecutive nella massima serie, ottenendo per tre volte l'ottavo posto ed addirittura nel 1960-1961 appena neopromosso, il secondo posto alla fine del girone d'andata.

Ma allora quale serie A si dovrebbe riconquistare?

Non v'é dubbio che quelli di Marcoccio erano altri tempi non solo per il calcio ed i "clamorosi al cibali", ma per un'intera città che allora in pieno boom economico, grazie alla sua fervente produttività, si meritò l'appellativo di Milano del sud.

Se consideriamo il contesto macro economico etneo, l'attuale categoria che spetta alla città non può che essere quella dei dilettanti. Questa valutazione qualitativa è suffragata dalle impietose cifre della disoccupazione giovanile, dalle classifiche sulla qualità della vita che vedono Catania contendere alle altre provincie siciliane il fanalino di coda e da un dissesto finanziario del comune che ha ormai messo a rischio oltre ai servizi di base per i cittadini, il pagamento stesso degli emolumenti per i propri dipendenti (un esercito ndr).

Mi fermo qui, degli scellerati cialtroni (ed uso questo eufemismo per evitare querele) che hanno ridotto la mia città natale in questo stato, scriverò un'altra volta.

Tornando al calcio, alla domanda il Calcio Catania gioca in serie A? La risposta inevitabilmente suona un po ambigua ... si e no !

Certamente SI se parliamo dei sofferti campionati disputati dalla stagione 2006/07 ad oggi. Dell'oculata gestione societaria che ha permesso di costruire un patrimonio sia in termini di rosa e settore giovanile che di infrastrutture sportive, pur mantenendo in attivo i bilanci. Un'oasi davvero nel deserto di cui sopra.

Certamente NO se guardiamo gli impietosi dati forniti da un recente studio effettuato da sporteconomy.it per conto di Sky sport.

Come ben noto, la riforma Melandri per i diritti TV, prevede una ripartizione collettiva degli stessi. Tra i parametri considerati, oltre ai risultati sportivi, ci sono ovviamente i bacini d'utenza dei potenziali tifosi. Secondo quanto riaffermato recentemente dall'ex ministro, nello spirito originario della legge, il bacino di utenza comprendeva non solo i tifosi "duri e puri", ma anche i cosiddetti sostenitori e simpatizzanti.

Evidentemente il Calcio Catania non deve avere suscitato grande simpatia in questi anni. Dato che nonostante la città sia tra le prime dieci aree metropolitane italiane, nella ricerca condotta da C.R.A. per la lega calcio, il bacino d'utenza della società etnea è risultato essere superiore solo a Parma e Cesena, riportando un impietoso 18esimo posto tra le 20 società di serie A con un bacino di 419 mila tra tifosi (125,000) e simpatizzanti (294,000).

Ancora più allarmante appare la situazione se si analizza il trend paganti/abbonati al Massimino negli ultimi 5 anni. Da quasi 16000 abbonati della prima stagione in serie A, si è passati dopo 5 anni a quota 9283, quasi il 42% in meno. Mentre se si tiene conto della media spettatori del terzo anno (il migliore forse in termini di prestazioni, con salvezza raggiunta in pratica a Marzo) si passa da una media di 18167 a partita a quella attuale che si attesta intorno ai 13000 (-30%).

Confrontando le statistiche del Catania (fonte www.stadiapostcards.com) con le altre squadre di categoria, si vede che peggio dei rossazzuri, come presenze medie allo stadio, ci sono solo Brescia, Chievo e Lecce.

La mia conclusione è quindi che questi numeri con la serie A hanno poco a che spartire.

Ora in Italia ed a Catania non siamo da meno, vanno sempre di moda le guerre tra guelfi (filosocietari) e ghibellini (cucche - menagrami). Le tesi propugnate dai primi, nell'analizzare l'attuale trend negativo e la mancanza di affetto verso la squadra e la società, sono da addebitare esclusivamente all'innata ingratitudine dei catanesi, all'assuefazione alla categoria, alla crisi economica. Ovviamente in netto contrasto con quello che indicano i secondi. L'unica colpa, per quest'ultimi, è della società ed in particolare dell'amministratore delegato Pietro Lo Monaco, bravo si ad amministrare i bilanci ma poco incline a comprendere esigenze (economiche?) e sensibilità (caratteriali?) della tifoseria che non pare più accontentarsi di risicate salvezze.

Me ne guardo bene da prendere le parti di una piuttosto che di un'altra fazione, mi limito ad analizzare i numeri che è quello che so fare meglio nella vita.

Un nuovo ciclo

Come scrive il mio caro amico Max Licari in un editoriale pieno di complimenti nei confronti dell'attuale dirigenza, alla luce di quest'ennesimo "scudetto" conquistato, la società non può essere ritenuta indenne da responsabilità davanti ad un calo così preoccupante del numero di abbonati e di tifosi allo stadio.

Pietro Lo Monaco ha coniato il modello delle cinque componenti. Tutte sono necessarie per avere un futuro. Non si può prescindere da nessuna di esse.

A mio modesto parere la crescita ulteriore e sostenibile di questa società, è legata adesso a due obiettivi fondamentali:
1) La costruzione di uno nuovo stadio di proprietà;
2) La creazione di una politica commerciale e di marketing in grado di creare un bacino d'utenza importante (tra i primi 10 a livello nazionale) recuperando così quei tifosi scontenti che hanno deciso da tempo di disertare lo stadio.

Mentre sul primo punto ritengo che oggi la società abbia all'interno tutte le risorse necessarie per realizzare il target, sul secondo suggerirei di affidarsi a dei professionisti di livello, perché troppo spesso l'aspetto legato alla gestione della comunicazione e delle politiche commerciali della società, è stato attuato in maniera che gli inglesi definirebbero "naif" ...

Il mio personale bilancio da tifoso è comunque estremamente positivo. Quello ottenuto da Pulvirenti e Lo Monaco a Catania, tenuto conto del contesto, ha del miracoloso. Personalmente non ricordo nulla di simile in 30 anni che seguo questa squadra di calcio. Aziende così a Catania si possono contare sulle punta delle dita di una mano.

Con la partenza di Mascara a Gennaio si è chiudo definitivamente un ciclo. Della rosa che riportò dopo 22 anni il Catania in serie A non è rimasto oggi nessuno. Molti forse lasceranno il Catania a Giugno ed altri arriveranno. Chi rimarrà sempre saranno solo i tifosi insieme a quanto di buono costruito in questi anni dal duo Pulvirenti-Lo Monaco.

Sarà da queste risorse che bisognerà costruire un ciclo nuovo in grado di far ripartire perchè no, un'intera comunità da tempo assopita da un fatalismo gattopardesco, non degno di quella che fu la Milano del sud.

Forza Catania !!

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