Tony Zermo, il giornalista "d'assalto" della Sicilia, a cui questo blog dedica da tempo la sua attenzione, ha le idee chiare sulle ragioni che hanno portato l'attuale presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, ad essere giudicato da un'indagine del Sole 24 ore curata da Ipr marketing, il governatore più "popolare" d'Italia.
La "popolarità" del presidente Lombardo, secondo Zermo, è da ricercare nel fatto che il leader del Mpa è l’unico che per la prima volta alza la voce per la sua terra e guida un partito autonomistico, alleato, ma non omologato al Pdl. E questo piace alla gente !
Ieri sera ho visto su Current TV (canale 130 bouquet sky), un'inchiesta curata da un ragazzo palermitano, Emanuele, sul voto di scambio in Sicilia e sul sistema clientelare che lo sostiene.
L'inchiesta ha un titolo che merita un'ulteriore analisi: Quannu mori l'erba tinta?
L'erba "tinta" cattiva non muore mai. Questa è la conclusione a cui è arrivato Emanuele. L'erba tinta è rappresentata dalla classe politica Siciliana che volutamente si prodiga per tenere la regione, in uno stato di degrado ignobile, costringendo i cittadini, ad elemosinare ogni singolo diritto, dal ricovero ospedaliero al posto di lavoro.
Il posto di lavoro è ormai senza dubbio, la risorsa più preziosa nell'Isola.
Suggerisco al giornalista catanese, di vedere questa inchiesta. Sono certo che lo aiuterà a rivedere parte delle sue teorie, in merito alle ragioni che stanno dietro al consenso espresso dai cittadini siciliani, al successore di Totò Cuffaro.
Recentemente altre inchieste sono state realizzate sul voto di scambio in Sicilia. Vorrei citare su tutte la puntata di Exit trasmessa da La 7 il 21 aprile "Il segreto dell'urna" di Claudia Di Pasquale e Teresa Paola che getta ombra sul ruolo dei patronati nella città di Catania durante le ultime elezioni regionali.
E' di Alfio Sciacca l'inchiesta in cui si denuncia l'assunzione di 500 persone durante la presidenza di Lombardo alla provincia di Catania. Secondo Sciacca, Catania è un serbatoio di voti a cui Lombardo attinge "arruolando" nel suo esercito ex missini, ex verdi, ex comunisti: l'importante è che portino consensi.
Merita una menzione anche il ritrovamento di una presunta lista di "raccomandati" che giustificherebbe, se fosse davvero confermata la tesi di chi ne ha denunciato l'esistenza, l'elezione plebiscitaria di Raffele Lombardo che, più di altri, sembrerebbe aver fatte sue queste "linee politiche" in barba ai principi basilari della democrazia ed alla legge contro il voto di scambio.
Alla luce di tutto ciò, ritengo che il movimento fondato da Raffaele Lombardo MPA, non abbia davvero nulla a che vedere con le esigenze reali di una "new governance", per la Regione Siciliana.
L'autonomia in Sicilia, esiste da 60 anni ed ha prodotto quello che è sotto i nostri occhi, degrado, clientele e sottosviluppo del territorio.
Temo invece che l'ulteriore autonomia richiesta dal movimento di Lombardo, abbia come scopo reale, la cancellazione dei pochi controlli ancora presenti sulle amministrazioni locali e sulla gestione delle risorse finanziarie, destinate al territorio.
Questo a tutto discapito della lotta contro la criminalità mafiosa, della crescita imprenditoriale in Sicilia, dell'innovazione e del sostegno dei lavoratori dell'isola.
A queste conclusioni non sono giunto solo io insieme a pochi gruppi di irriducibili bolscevici, ma esponenti di un certo rilievo della società civile, su tutti il presidente di Confindustria Sicilia, Ivan Lo Bello che rivolgendosi all'assemblea regionale dice: "Qui la crisi economica è più pesante che nel resto del Paese". "Non è più tempo di distribuire risorse assistenziali a pioggia".
Paradossalmente l'unico modo per estirpare "l'erba tinta" siciliana, è l'accelerazione delle riforme federaliste propugnate dal movimento di Lombardo e dalla Lega Nord. In particolare mi riferisco alla realizzazione del federalismo fiscale che, se attuato realmente, chiuderebbe i "rubinetti" che hanno finanziato il sistema clientelare e di potere, di cui Lombardo oggi è il maggiore esponente.
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