Nel Gennaio del 2003 veniva a mancare Giorgio Gaber, un grande genio a mio modesto parere. Con la sua divertente ironia, Gaber diceva che erano poco serie le persone che parlavano di sinistra e destra.
Come dargli torto. Oggi siamo stati ingabbiati in uno schema rigido: o sei di destra o sei di sinistra.
Se indichi qualcosa che non va, ad esempio un ministro delle finanze che evade le tasse, qualcosa che in uno stato normale causerebbe le dimissioni istantanee dello stesso e l'organizzazione di un cargo spaziale per Marte, per assicurarsi che il tizio non faccia più danni sulla terra; vieni tacciato di essere di "sinistra" e subito ti vengono citate le malefatte dell'altra parte politica (il PD meno elle come lo chiama giustamente Beppe Grillo).
Tornando a destra e sinistra, io non ricordo un governo più statalista di quello che al momento è al potere. Questo governo venduto come di "destra", annovera tra le sue fila socialisti storici come Giulio Tremonti (il ministro delle finanze sopra citato), Renato Brunetta, Roberto Maroni e Maurizio Sacconi per citarne alcuni. Non stupisce quindi che sia impossibile citare una sola riforma "liberale" attuata dai vari dicasteri presieduti da Silvio Berlusconi.
Di contro un governo di "sinistra" come quello presieduto da un vecchio "democristiano" come Romano Prodi, non ha esitato a privatizzare (svendendole) aziende di stato che davano lavoro a centinaia di migliaia di persone. Il "comunista" Bersani aveva addirittura provato ad eliminare gli ordini professionali. Roba che neanche il più accanito dei "liberali" si è mai sognato di attuare ...
E' chiaro che uno non capisce più nulla se rimane imbrigliato in questa specie di diatriba che ricorda più uno scontro tra tifoserie allo stadio che un dibattito politico tra schieramenti che propongono soluzioni diverse ai gravi problemi del paese.
Sfido chiunque a leggere i programmi degli schieramenti e solo in base a questa informazione, stabilire la parte politica che gli ha proposti.
Io credo che questo paese uscirà fuori da questa crisi economica e di valori solo se gli italiani romperanno questo finto paradigma, smettendo di comportarsi da tifosi, guardando non agli schieramenti ma alla credibilità ed onestà degli uomini politici ed ai contenuti delle loro proposte.
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