Nel 2005 l'Economist ha definito l'Italia "The real sick man of Europe", il vero uomo malato d'Europa. Non è cambiato molto da allora, anzi, ed i numeri continuano a sostenere la tesi del giornale britannico.
Mi sono chiesto allora: cosa tiene questa piccola italietta insieme? La presunta creatività e l'intelligenza dei suoi abitanti?
Qualcuno mi citi una grande scoperta od un'innovazione radicale, avvenuta negli ultimi 20 anni in Italia che abbia sostanzialmente modificato modelli di business rilevanti per l'economia mondiale, creando valore e ricchezza per tutti.
Vi prego risparmiatemi i Dolce&Gabbana e tutto quel circo delirante che sta dietro il mondo della moda. Per carità non dico che il settore fashion non crei ricchezza, ma quanto questa sia sostenibile in Italia, bisognerebbe chiederlo a qualche industriale del settore tessile nel pratese.
Invece, solo ad esempio, un piccolo paese (dal punto di vista demografico) come la Finlandia, puntando sull'unica risorsa davvero disponibile e sostenibile: la ricerca tecnologica, staziona da anni ai primi posti delle classifiche stilate dal World Economic Forum sulla competitività e la sua leadership nel settore della comunicazione mobile, è ormai più che consolidata.
Non mi si fraintenda, il nostro paese ha risorse inimmaginabili, penso solo al turismo (anche questo settore in crisi, come evidenziato dal recente sorpasso della Spagna) ma quello che a mio parere, specialmente nel profondo sud italiano, gli permette di andare avanti, è la peculiare strutturazione del tessuto familiare ... in altre parole, la forza e la coesione delle sue famiglie.
Peccato che anche questo tipo di "risorsa" accusi i sintomi evidentemente manifestati dal nostro paese malato. Questo tipo di esperienza la vivo ogni giorno, vedendo cari amici o familiari in crisi con le loro famiglie e capisco che quello che si sta perdendo non è solo la serenità nelle loro case, ma parte del nostro futuro.
RAFFAELLO - Sacra famiglia con l'agnello 1505
Olio su tavola, Madrid, Prado
2 commenti:
analisi impietosa ma tristemente vera.
aggiungerei che la famiglia (quando le condizioni economiche lo permettono), al giorno d'oggi, è anche l'unica risorsa che permette alle nuove generazioni di compiere i passi necessari a provare a "diventare grandi" (sostegno negli anni di studio, acquisto della casa etc).
mi guardo in giro e vedo precarietà o neo-famiglie che stanno in piedi solo "con l'aiutino" dei nonni... vabbè discorso lungo. ciao, m
mac ricorderai certamente l'infelice battuta dell'ex ministro dell'economia quando parlò di "bamboccioni". Non escludo che ce ne siano in giro, ma onestamente mi chiedo come molti ragazzi potrebbero oggi andare avanti senza l'aiuto della famiglia.
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