Con la recente esplosione della tecnologia cellulare e la diffusione degli smart phone e dei siti web di social networking come Facebook e Twitter, un osservatore casuale potrebbe comprensibilmente concludere che i rapporti umani sono fioriti come mai prima. Ma secondo la professoressa dell' MIT, Sherry Turkle questa assunzione sarebbe assolutamente errata.
In merito poi all'aumento della capacità produttiva, anche se evidenti miglioramenti sono riscontrabili grazie all'aumentata efficienza delle interazioni ed all'ottimizzazione dei processi lavorativi, è pura illusione affermare che l'uomo sia padrone del tempo e sia in grado di amplificare la propria capacità produttiva attraverso il "multitasking".
Così come avviene nei PC, la cui capacità di elaborazione è limitata dal numero di operazioni che possono essere svolte nell'unità di tempo dai microprocessori, così il nostro cervello, se sottoposto a più compiti contemporaneamente, tende a far degradare le prestazioni se paragonate a quelle svolte singolarmente.
Nel terzo e ultimo volume di una trilogia che analizza l'interazione tra esseri umani e tecnologia "Alone Together: Why We Expect More from Technology and Less from Each Other", la Turkle afferma che noi tendiamo ad associare qualità umane agli oggetti e viceversa a trattare gli altri come delle cose.
Nella sua ricerca, in cui sono state analizzate interazioni che vanno dall'invio di sms, mail, instant messaging fino all'uso di cuccioli di foca robot nelle case di cura come surrogati di un'ipotetica compagnia, la Turkle dipinge un ritratto che fa riflettere e mostra una paradossale disconnessione tra le persone, dispetto alle opportunità offerte dall'espansione delle connessioni virtuali ed all'utilizzo di Internet.
Il messaggio della professoressa in sintesi è che la specie umana deve prevenire la possibilità di diventare schiavi della tecnologia invece che padroni della stessa.
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