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mercoledì 4 aprile 2012

La sportività? Un fatto d'onore !

Da un pò di tempo preferisco vedere le partite di calcio in TV senza commento tecnico ma semplicemente con l'audio di fondo dello stadio.

Non si tratta di una romantica ricerca delle sensazioni che solo la presenza fisica sugli spalti può dare, ma la razionale intenzione di filtrare dalle mie orecchie, quei commenti che tristemente contribuiscono a distruggere quel che resta di una cultura sportiva in Italia.

La prima volta che mi resi conto di questo fu nel 2002. Mondiali di calcio in Corea del Sud, ottavi di finale, partita secca per la qualificazione al turno successivo contro i temibili padroni di casa. Io però ero lontano da casa di almeno 1500 km e riusci a vedere l'incontro nella lounge Alitalia dell'aereoporto internazionale di Atene .. con commento in greco ovviamente.

La nazionale italiana perse la partita per 2 ad 1 (golden goal di Ahn che allora era un giocatore del Perugia di Gaucci). Le mie reazioni furono abbastanza contenute. Mi rendevo conto che l'Italia avrebbe potuto vincere una partita, in cui del resto era passata in vantaggio, ma che per un pizzico di sfortuna e per merito degli avversari, alla fine era stata persa.

Tornato in Italia non mi occupai di calcio per qualche giorno ... questa è la prassi che seguo per smaltire la delusione di una sconfitta. Quando tornai a "rioccuparmi" di calcio, restai disorientato. In tutti i media si parlava non delle fasi successive, nè del sorprendente cammino della Turchia (che perse alla fine la semifinale contro i futuri campioni del mondo del Brasile), ma di un certo Byron Moreno un arbitro di calcio ecuadoriano.

Ma chi era costui per attirare tutte le attenzioni degli organi di informazioni? Ma chi volete che fosse, il vero artefice della sconfitta italiana, l'unico colpevole delle nostre disgrazie sportive, la maledizione che ci aveva sorpresi lungo il cammino verso il meritato trionfo ... l'arbitro della partita persa contro la Corea del Sud!

Feci mente locale, le decisioni dell'arbitro Moreno, a volte non mi erano parse ineccepibili, ci può stare, tutti sbagliamo, ma non pensavo che i meriti della Corea del Sud fossero così minimi da risultare ininfluenti nel risultato. Ovviamente chi aveva assistito alla partita di calcio, ascoltando il commento del telecronista italiano, si era fatto un'opinione totalmente diversa.

Di questi esempi potremmo raccontarne a migliaia. Ogni domenica non si perde mai per colpe proprie, ma di qualche entità più o meno nota. L'arbitro in primis, il campo con l'erba lunga, l'avversario furbetto, le macchie solari ... eccetera ...

La cultura della sportività in Italia è al lumicino. I più la associano al fair play che i perdenti dovrebbero avere nell'accettare le sconfitte. Ma la sportività dovrebbe essere molto più di questo. Durante un tour de France, il ciclista americano Lance Armstrong invece di approfittare della caduta di uno dei suoi principali avversari, il tedesco Jan Ullrich, rallentò e attese che Ullrich rimontasse.

Non voglio unirmi a chi parla male degli italiani e del nostro paese, sempre e comunque. Fu un ex calciatore italiano, Paolo Di Canio a sospendere un'azione d'attacco molto favorevole, per consentire che il portiere della squadra avversaria fosse soccorso dopo uno scontro fortuito di gioco.

Credo che debba essere estesa la semantica della parola "sportività". Non si tratta di una debolezza da perdenti, ma di una questione di onore. Chi non è sportivo dovrebbe essere biasimato come persona non degna, piuttosto che esaltato come furbetto da imitare.

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