Sono stati da poco pubblicati i bilanci delle squadre di serie A relativi all'esercizio 2010 - 2011.
I campioni d'Italia del Milan, si sono rivelati secondi nell'ammontare delle passività (-84 milioni) dietro ai cugini dell'Inter (-224 milioni).
Se si guarda invece alla capacità di gestire entrate ed uscite, senza dubbio lo scudetto dei bilanci va al Calcio Catania che ha chiuso l'esercizio con un utile di 13,5 milioni di euro. Un record se si tiene conto che la società etnea può contare solo su 45 milioni di ricavi contro i 323 dell'Inter ed i 253 del Milan.
Insieme al Catania solo altre 4 società hanno chiuso in attivo il bilancio: Juventus (4,5), Lazio (1,6), Napoli (10), Palermo (0,7). Mente l'Udinese che ha raggiunto una storica qualificazione ai preliminari di champions league, ha chiuso il bilanco d'esercizio in pareggio.
E' il costo del personale che incide maggiormente sui bilanci delle società. Nei casi estremi gli emolumenti dei tesserati pesano fino all'80% del totale dei ricavi.
Ciò che preoccupa però è l'impietoso confronto dei ricavi delle squadre più titolate, rispetto alle concorrenti europee - I ricavi di Inter, Milan e Juve si aggirano attorno ai 200-250 milioni, mentre le grandi squadre europee sono sui 400-500.
Questa situazione è chiaramente non sostenibile e giustifica in parte, l'attuale declassamento della serie A rispetto alle altre leghe europee - quarti adesso nel ranking uefa dietro a Inghilterra, Spagna e Germania e tallonati dal campionato francese e perfino da quello portoghese.
Il Catania ha davvero tracciato la strada. La ricetta è semplice, ma di difficile implementazione senza un radicale cambiamento dell'attuale governance della serie A.
1. Diversificazione ed aumento delle entrate - oggi in gran parte legate ai diritti TV;
2. Investimento nei settori giovanili e nelle infrastrutture sportive;
3. Contenimento dei costi mai superiori ai ricavi d'esercizio.
Complimenti al Catania per questo scudetto che forse non esalterà i propri tifosi, ma che è base fondamentale per costruire un futuro sostenibile in pianta stabile nella massima serie.
Il blog di Filippo Monastra ... liberi pensieri su tutto quello che mi passa per la testa ...
domenica 28 agosto 2011
sabato 27 agosto 2011
Meglio una "galina" d'oro domani che un uovo oggi ...
Il Catania è una piccola società e non può rinunciare a capitalizzare, ottenendo le plusvalenze necessarie per avere i fondi che servono a competere nel campionato di serie A.
Sapevamo tutti che per giocatori come Vargas, Silvestre, Martinez ieri, e domani Maxi Lopez, il Catania rappresentava e rappresenta, solo una fase transitoria della loro carriera.
Ma sarebbe un errore vendere oggi Maxi Lopez alla Fiorentina, alla cifra che pare essere stata proposta (7-8 milioni).
Alla cifra sopra riportata il Catania riuscirebbe quasi a triplicare l'investimento fatto un anno e mezzo fa, ma perché accontentarsi di questa cifra oggi, quando domani si potrebbe ottenere molto di più?
Non mi pare ci sia questa necessità impellente di fare cassa, né una posizione forte del calciatore che pare ragazzo intelligente e forse sa che Firenze, oggi, non rappresenta più quel salto di qualità a cui potrebbe ambire.
Provo a riassumere meglio le ragioni per cui oggi non ha senso vendere a quelle cifre Maxi:
1. Non c'é pressione lato finanziario.
Anche con gli ultimi acquisti/cessioni in ballo, il bilancio del mercato si chiuderà in attivo.
Provando a fare una stima (non conosco le cifre esatte) il Catania chiuderebbe questa sessione di mercato con un attivo di circa 1-2 milioni di euro a fronte di:
Vendite
Silvestre = 8 Milioni
Pesce+Morimoto+Martinho+Plasmati 1,5 milioni
Acquisti
Terracciano+Lodi+Keko+Suazo+Almiron+Paglialunga+Lanzafame = 2 milioni
Minimo al momento ci sono 5-6 milioni di plusvalenza che si ridurrebbero a circa 1-2 se venissero confermati gli acquisti di Bergessio, Kone e Mori (considerando le relative cessioni di Ledesma, Del Vecchio, Agustyn, Marchese + prestiti onerosi di Sciacca e Moretti).
2. L'offerta è fuori mercato.
7-8 ma anche 9 milioni, sono valutazioni assolutamente fuori mercato per Maxi Lopez. Vorrei citare solo uno degli ultimi "affari" - Osvaldo pagato dalla Roma 17 milioni di euro (inclusi bonus).
3. Mercato estivo vs. Mercato invernale.
Questa estate di soldi se ne sono visti davvero pochi in giro, ma a Gennaio molte società saranno con l'acqua alla gola e se vorranno Maxi di milioni ce ne vorranno almeno 15 ...
Questo lato finanziario; proviamo ad analizzare invece il lato tecnico.
L'apparente abbondanza in attacco va gestita e meglio considerata. Attendere fino a Gennaio darebbe a Suazo la possibilità di tornare in forma, a Catellani l'occasione di confrontarsi con la serie A senza forti pressioni, a Berghessio (do per scontato il suo arrivo) l'occasione di riconfermarsi ai livelli visti lo scorso anno.
Quindi, sapendo di non dover certo insegnare il mestiere ad un grande direttore sportivo come Pietro Lo Monaco, penso che a Catania sarebbe meglio una "Galina d'oro" domani che l'ovetto offerto dalla Fiorentina oggi ...
Sapevamo tutti che per giocatori come Vargas, Silvestre, Martinez ieri, e domani Maxi Lopez, il Catania rappresentava e rappresenta, solo una fase transitoria della loro carriera.
Ma sarebbe un errore vendere oggi Maxi Lopez alla Fiorentina, alla cifra che pare essere stata proposta (7-8 milioni).
Alla cifra sopra riportata il Catania riuscirebbe quasi a triplicare l'investimento fatto un anno e mezzo fa, ma perché accontentarsi di questa cifra oggi, quando domani si potrebbe ottenere molto di più?
Non mi pare ci sia questa necessità impellente di fare cassa, né una posizione forte del calciatore che pare ragazzo intelligente e forse sa che Firenze, oggi, non rappresenta più quel salto di qualità a cui potrebbe ambire.
Provo a riassumere meglio le ragioni per cui oggi non ha senso vendere a quelle cifre Maxi:
1. Non c'é pressione lato finanziario.
Anche con gli ultimi acquisti/cessioni in ballo, il bilancio del mercato si chiuderà in attivo.
Provando a fare una stima (non conosco le cifre esatte) il Catania chiuderebbe questa sessione di mercato con un attivo di circa 1-2 milioni di euro a fronte di:
Vendite
Silvestre = 8 Milioni
Pesce+Morimoto+Martinho+Plasmati 1,5 milioni
Acquisti
Terracciano+Lodi+Keko+Suazo+Almiron+Paglialunga+Lanzafame = 2 milioni
Minimo al momento ci sono 5-6 milioni di plusvalenza che si ridurrebbero a circa 1-2 se venissero confermati gli acquisti di Bergessio, Kone e Mori (considerando le relative cessioni di Ledesma, Del Vecchio, Agustyn, Marchese + prestiti onerosi di Sciacca e Moretti).
2. L'offerta è fuori mercato.
7-8 ma anche 9 milioni, sono valutazioni assolutamente fuori mercato per Maxi Lopez. Vorrei citare solo uno degli ultimi "affari" - Osvaldo pagato dalla Roma 17 milioni di euro (inclusi bonus).
3. Mercato estivo vs. Mercato invernale.
Questa estate di soldi se ne sono visti davvero pochi in giro, ma a Gennaio molte società saranno con l'acqua alla gola e se vorranno Maxi di milioni ce ne vorranno almeno 15 ...
Questo lato finanziario; proviamo ad analizzare invece il lato tecnico.
L'apparente abbondanza in attacco va gestita e meglio considerata. Attendere fino a Gennaio darebbe a Suazo la possibilità di tornare in forma, a Catellani l'occasione di confrontarsi con la serie A senza forti pressioni, a Berghessio (do per scontato il suo arrivo) l'occasione di riconfermarsi ai livelli visti lo scorso anno.
Quindi, sapendo di non dover certo insegnare il mestiere ad un grande direttore sportivo come Pietro Lo Monaco, penso che a Catania sarebbe meglio una "Galina d'oro" domani che l'ovetto offerto dalla Fiorentina oggi ...
venerdì 26 agosto 2011
Sciopero dei calciatori o dei presidenti?
Per la seconda volta nella storia della serie A, il campionato non partirà regolarmente. La causa: lo sciopero dei calciatori ...
Premesso che chi scrive, ritiene davvero che la stragrande maggioranza dei calciatori siano dei ragazzini viziati, in questo caso le cose non sono come appaiono. Usando i calciatori come specchietti per le allodole, pare esserci in atto, una lotta politica tra lega e federazione.
Facendo riferimento al possibile contributo di solidarietà indicato nella recente manovra finanziaria del governo; i politici non si sono lasciati sfuggire l'occasione per distogliere il biasimo popolare sulla loro casta, additando al pubblico ludibrio un'altra casta, quella dei calciatori.
In merito a quest'ultimo punto - Dura lex sed lex ! Se hai firmato un contratto in cui ti impegni a pagare una cifra netta, poco importa se ci sono nuove tasse o detrazioni. In realtà nel primo governo Berlusconi, l'aliquota IRPEF massima fu portata dal 43% al 39%, non mi pare che nessun presidente abbia riconosciuto il 4% di guadagno fiscale ai propri dipendenti che avevano concordato una retribuzione netta ...
Invece nei contratti stipulati con gli atleti, come accade a noi comuni mortali, in cui la retribuzione è indicata come "lorda", eventuali aumenti di tasse o detrazioni, hanno un immediato impatto sulla busta paga del dipendente.
Ad oggi pare che le grandi abbiano creato contratti in cui le retribuzioni sono indicate al netto; in questo caso la società agisce nei fatti come sostituto d'imposta.
La maggior parte delle piccole e medie società di serie A, hanno stipulato contratti in cui la retribuzione è indicata al lordo. In questo caso non mi pare che i calciatori abbiano posto delle obiezioni. Del resto in un modo o nell'altro, loro le tasse, come tutti i dipendenti, le hanno sempre pagate.
Traete voi adesso le vostre conclusioni. Prima di sparare sentenze e farvi manipolare, informatevi ... questo è uno sciopero ... si ma da parte dei presidenti non dei calciatori ...
Premesso che chi scrive, ritiene davvero che la stragrande maggioranza dei calciatori siano dei ragazzini viziati, in questo caso le cose non sono come appaiono. Usando i calciatori come specchietti per le allodole, pare esserci in atto, una lotta politica tra lega e federazione.
Facendo riferimento al possibile contributo di solidarietà indicato nella recente manovra finanziaria del governo; i politici non si sono lasciati sfuggire l'occasione per distogliere il biasimo popolare sulla loro casta, additando al pubblico ludibrio un'altra casta, quella dei calciatori.
In merito a quest'ultimo punto - Dura lex sed lex ! Se hai firmato un contratto in cui ti impegni a pagare una cifra netta, poco importa se ci sono nuove tasse o detrazioni. In realtà nel primo governo Berlusconi, l'aliquota IRPEF massima fu portata dal 43% al 39%, non mi pare che nessun presidente abbia riconosciuto il 4% di guadagno fiscale ai propri dipendenti che avevano concordato una retribuzione netta ...
Invece nei contratti stipulati con gli atleti, come accade a noi comuni mortali, in cui la retribuzione è indicata come "lorda", eventuali aumenti di tasse o detrazioni, hanno un immediato impatto sulla busta paga del dipendente.
Ad oggi pare che le grandi abbiano creato contratti in cui le retribuzioni sono indicate al netto; in questo caso la società agisce nei fatti come sostituto d'imposta.
La maggior parte delle piccole e medie società di serie A, hanno stipulato contratti in cui la retribuzione è indicata al lordo. In questo caso non mi pare che i calciatori abbiano posto delle obiezioni. Del resto in un modo o nell'altro, loro le tasse, come tutti i dipendenti, le hanno sempre pagate.
Traete voi adesso le vostre conclusioni. Prima di sparare sentenze e farvi manipolare, informatevi ... questo è uno sciopero ... si ma da parte dei presidenti non dei calciatori ...
giovedì 4 agosto 2011
Calcio Catania sei anni in serie A: bilancio positivo
Domenica 7 agosto allo stadio Angelo Massimino, verrà presentata ai tifosi del Catania, la squadra che disputerà per il sesto anno consecutivo, il campionato della massima serie.
Sei anni consecutivi in serie A, non avveniva dalla metà degli anni 60. Dai tempi del presidente Marcoccio, delle imprese epiche al vecchio cibali contro l'Inter del Mago Herrera; ere geologiche, dal punto di vista calcistico.
Il presidente del Catania, Antonino Pulvirenti, ha recentemente dato un nome ed un cognome all'autore di questo miracolo. Pietro Lo Monaco, l'attuale amministratore delegato del Catania, è stato definito dal presidente "il Messi del Catania".
In realtà Lo Monaco pesa oggi per il Catania, più di Messi al Barcellona ...
Se non gioca Messi, i blaugrana possono contare su almeno un'altra ventina di campioni, mentre a Catania, Lo Monaco gestisce in pratica tutto, dal gelataio con l'ape piaggio che si ferma davanti ai cancelli di torre del grifo, al marketing, al calciomercato a finire ai bilanci ...
E' su quest'ultimo punto che vorrei soffermarmi. Il Catania da quando è stato promosso in A, ha sempre registrato profitti: nei primi quattro anni 19 milioni.
Nella stagione 2009-10 i 20 club italiani hanno bruciato 193,5 milioni di euro. Erano soltanto quattro i club su venti a produrre utili: la Fiorentina 4,4 milioni, il Catania 2,5, il Livorno (poi retrocesso) 1,8 e il Napoli 0,3.
Buttandola sul semplice ... fare 2,5 milioni di utili significa avere avuto meno costi dei ricavi per un ammontare vicino a quella cifra. Non parliamo di centinaia di milioni ma di 1-2 milioni ... questo significa che basta un acquisto sbagliato, un ingaggio più elevato, una mancata cessione (plusvalenza) per iniziare a percorrere una strada pericolosa, molto pericolosa ...
Quindi i margini che ha Lo Monaco per muoversi sul mercato, sono molto più limitati di quello che molti tifosi rossazzurri vogliono fare credere.
Lo slogan "puvvirenti nesci i soddi" (Pulvirenti tira fuori i soldi) non va neanche bene, perché sempre supponendo che il presidente abbia voglia di mettere ulteriormente a rischio il suo patrimonio personale (modello sensi per intenderci) le nuove norme UEFA, prima o poi glielo impediranno (fair play finanziario).
Le società di calcio in futuro devono andare avanti con la cosiddetta gestione caratteristica, cioè autofinanziandosi, utilizzando esclusivamente le risorse che sono in grado di produrre.
Qui sta il busillisi del Catania e le ragioni per cui io, innamorato pazzo della mia città e dei colori rossazzurri, continuo a scrivere che siamo una piccola realtà calcistica.
Il Catania genera ricavi tra i 30 ed i 40 milioni di euro. Noccioline se pensate la struttura dei costi ed il contesto in cui la squadra deve competere.
Quando i tuoi concorrenti sono in grado di generare ricavi 5-10 volte superiori, non c'é spazio per romantici voli pindarici, ma si può andare avanti solo guardando ai bilanci ed alla solidità finanziaria della società.
Chi non capisce questo va svegliato ... perché il mondo che immagina, non esiste più ...
Sei anni consecutivi in serie A, non avveniva dalla metà degli anni 60. Dai tempi del presidente Marcoccio, delle imprese epiche al vecchio cibali contro l'Inter del Mago Herrera; ere geologiche, dal punto di vista calcistico.
Il presidente del Catania, Antonino Pulvirenti, ha recentemente dato un nome ed un cognome all'autore di questo miracolo. Pietro Lo Monaco, l'attuale amministratore delegato del Catania, è stato definito dal presidente "il Messi del Catania".
In realtà Lo Monaco pesa oggi per il Catania, più di Messi al Barcellona ...
Se non gioca Messi, i blaugrana possono contare su almeno un'altra ventina di campioni, mentre a Catania, Lo Monaco gestisce in pratica tutto, dal gelataio con l'ape piaggio che si ferma davanti ai cancelli di torre del grifo, al marketing, al calciomercato a finire ai bilanci ...
E' su quest'ultimo punto che vorrei soffermarmi. Il Catania da quando è stato promosso in A, ha sempre registrato profitti: nei primi quattro anni 19 milioni.
Nella stagione 2009-10 i 20 club italiani hanno bruciato 193,5 milioni di euro. Erano soltanto quattro i club su venti a produrre utili: la Fiorentina 4,4 milioni, il Catania 2,5, il Livorno (poi retrocesso) 1,8 e il Napoli 0,3.
Buttandola sul semplice ... fare 2,5 milioni di utili significa avere avuto meno costi dei ricavi per un ammontare vicino a quella cifra. Non parliamo di centinaia di milioni ma di 1-2 milioni ... questo significa che basta un acquisto sbagliato, un ingaggio più elevato, una mancata cessione (plusvalenza) per iniziare a percorrere una strada pericolosa, molto pericolosa ...
Quindi i margini che ha Lo Monaco per muoversi sul mercato, sono molto più limitati di quello che molti tifosi rossazzurri vogliono fare credere.
Lo slogan "puvvirenti nesci i soddi" (Pulvirenti tira fuori i soldi) non va neanche bene, perché sempre supponendo che il presidente abbia voglia di mettere ulteriormente a rischio il suo patrimonio personale (modello sensi per intenderci) le nuove norme UEFA, prima o poi glielo impediranno (fair play finanziario).
Le società di calcio in futuro devono andare avanti con la cosiddetta gestione caratteristica, cioè autofinanziandosi, utilizzando esclusivamente le risorse che sono in grado di produrre.
Qui sta il busillisi del Catania e le ragioni per cui io, innamorato pazzo della mia città e dei colori rossazzurri, continuo a scrivere che siamo una piccola realtà calcistica.
Il Catania genera ricavi tra i 30 ed i 40 milioni di euro. Noccioline se pensate la struttura dei costi ed il contesto in cui la squadra deve competere.
Quando i tuoi concorrenti sono in grado di generare ricavi 5-10 volte superiori, non c'é spazio per romantici voli pindarici, ma si può andare avanti solo guardando ai bilanci ed alla solidità finanziaria della società.
Chi non capisce questo va svegliato ... perché il mondo che immagina, non esiste più ...
Iscriviti a:
Post (Atom)